La malattia, psichiatrica o somatica, l’invecchiamento, condizioni sociali disagiate, molte situazioni di vita possono portare il soggetto in una condizione di vulnerabilità. Una situazione che può essere permanente o temporanea, difficile da riconoscere in un ambito istituzionale in tempo reale.
E’ notizia degli ultimi anni quella di una violenza inattesa, che a volte ci coinvolge nelle istituzioni. Tuttavia, diventa una “cornice” della nostra vita quotidiana, quasi banale, estranea, e si affronta con un atteggiamento piuttosto distante, che consapevole.
Per quanto riguarda la violenza sul luogo di lavoro, ci sentiamo protetti? In un ambito particolare in cui gli operatori sanitari, gli educatori, gli amministratori si adoperano ad accogliere la persona nella sua vulnerabilità e per una cura più appropriata possibile, si agisce in maniera adeguata nel rispetto dell’individuo?
La malattia, psichiatrica o somatica, l’invecchiamento, condizioni sociali disagiate, molte situazioni di vita possono portare il soggetto in una condizione di vulnerabilità. Una situazione che può essere permanente o temporanea, difficile da riconoscere in un ambito istituzionale in tempo reale.
L’istituzione oggi richiede cambiamenti continui; in una fase di transizione richiede all’individuo di riassestarsi ad una nuova situazione: un nuovo posto, un nuovo incarico, un nuovo gruppo, con tutti i problemi psicologici che comporta sono lo scenario dell’impegno a cui ogni giorno si risponde in termini evolutivi e adattativi.
Il capo, simbolo della legge dei regolamenti interni, è il garante della legge, delle regole per “vivere bene insieme”, assicura la capacità e la sicurezza di tutti, ma espone anche al rischio di infantilismo dei dipendenti, se agisce in termini di eccesso di controllo e di sanzioni. Si definisce un sistema di stress lavoro-correlato quello che agisce in termini di mancata chiarezza e di alterni obblighi da parte del dipendente corrispondente ad omissioni da parte del datore di lavoro.
Se si tocca il tema della sessualità:quali parametri di riferimento si definiscono sul tema della benessere? Che dire per ciascuno degli standard di regolamenti nelle istituzioni pubbliche,a proposito delle condizioni che bloccano la soggettività? Sulla questione del consenso e del desiderio: quando l’istituzionalizzazione della persona determina una misura di protezione o viceversa un senso di esposizione alla vulnerabilità? Qual è il posto ideale per il mantenimento della libido, dell’energia vitale per lo sviluppo psicosomatico, presente dalla nascita e per tutta la vita del soggetto? Nel negarla releghiamo la persona a sistemi imposti che mortificano o che prevedono lo sviluppo dell’individuo? Le istituzioni, che credono di avere le competenza di cura, creano il giusto spazio per la complessità dell’individuo?Come ogni persona reagisce con la propria vita sessuale a queste condizioni di adattamento violente? Riscontro innumerevoli casi di insuccesso nelle terapie sessuologiche per un eccesso di attenzione ai canoni di realtà, che oggi si riferiscono alla vita nelle istituzioni. La persona si cala in un mondo nuovo dal terapeuta, ma il principio della vita reale immediatamente dopo conduce a vicissitudini castranti e punitive per la sessualità e il desiderio.
Nella lettura di questo articolo vi ho proposto un nuovo modo per affrontare la violenza nelle istituzioni, considerando la sessualità, la nozioni di corpo, il consenso, l’etica, il tabù. Sarebbe interessante un riscontro delle istituzioni in merito.