La capacità di raccontare è un dono. Quando il racconto riguarda un episodio tragico della propria vita allora viene fuori la tempra delle persone.
di Nunzia Bernardini – Giornalista
Stamattina ho ricevuto un pugno nello stomaco durante l’intervista andata in onda sulla Rai nella trasmissione Uno Mattina: ho riconosciuto Maria Cristina Rizzo una professionista, una donna in gamba, che parlava della morte di suo figlio Alberto per un incidente stradale avvenuto la notte di natale del 2012.
L’ho conosciuta quando era Sindaca del suo paese, Uggiano la Chiesa: uno dei comuni più piccoli della provincia di Lecce.
La ricordavo grintosa e determinata, una che riusciva a conciliare famiglia, professione di avvocato e impegno in politica come se fosse la cosa più semplice al mondo!
Ha raccontato come si è svolta la vigilia di Natale nella sua famiglia, del figlio che esce di casa dopo la mezzanotte per raggiungere gli amici, l’episodio della statuetta del Gesù Bambino che le cade dalle mani e si rompe di netto la testa, la telefonata delle otto di mattina che la informa del “grave” incidente e la “certezza” che il suo Alberto fosse da cercare non al pronto soccorso ma …all’obitorio.
E poi sempre in modo sobrio e asciutto ha descritto la sua voglia non darla per vinta alla morte, di dare un senso a quella tragedia e di reagire per responsabilità verso la sua famiglia: “non volevo essere una zavorra per mia figlia” .
Allora oggi, da presidente della Fondazione “Le Costantine” , si occupa del recupero della dispersione scolastica dei ragazzi della scuola dell’obbligo che alla fine del corso rilascia una qualifica. “ Se prendi per mano un ragazzo, italiano o immigrato che sia, lo accompagni e gli insegni un lavoro, quel ragazzo ti risponderà in maniera stupenda, ricompensandoti.”
Voglio dedicare a lei un abbraccio perché se le parole sempre inadeguate, i sentimenti no!