Ho capito durante la manifestazione dell’otto marzo 2017 a Bari che la più grande rivoluzione che dobbiamo fare è smettere di ragionare dentro un pensiero maschile che ci giudica, ci assolve, ci condanna.
Per la mia proverbiale timidezza non sono mai a mio agio nelle pubbliche manifestazioni.
E nessuno può capire la difficoltà e la sofferenza che l’agire pubblico mi ha procurato nel tempo, ma anche confrontarsi con questa difficoltà è stata ed una crescita. Nel tempo ho visto tanti uomini senza un pensiero articolato far grande mostra di sé in pubblico ed io, che sono un concentrato di pensieri articolati, dovevo sottrarmi?
Quando comprendi che acquisire autorevolezza per una donna è molto più difficile capisci che è questione che va risolta con grande impegno.
Tornando alla manifestazione di ieri. Ero felice al di là di tutte le riflessioni in cui mi tuffo e spesso mi perdo.
Vi erano tante donne, tante ragazze, anche diversi uomini ma non erano significanti nel senso che, per la maggior parte, accompagnavano (piccole prove di comprensione)
Mi sono sfilata dal corteo per osservarlo meglio, con più attenzione, dall’esterno.
Eravamo gioiose, colorate, vi erano gruppi che animavano e ridicolizzavano le molte forme di potere che spesso bloccano le nostre c vite.
È stato in quel momento che mi ha raggiunto una mia amica, affettuosa come sempre e, con grande vigore, mi ha detto che queste manifestazioni sono controproducenti, ci ridicolizzano ci marginalizzano ci indeboliscono, per lei la cosa importante era poter uscire di casa senza aver paura.
In situazioni di totale disaccordo, non ho mai la tentazione di rifiuto ma cerco di capire e di guardare le stesse cose con altri occhi. Probabilmente c’era del vero in quello che diceva eravamo chiassose, colorate, scomposte, spettinate (ma c’era molto vento J), emozionate, insomma non in linea per un consiglio di amministrazione secondo le regole che sostengono il potere reale, eravamo, quindi, marginali, ininfluenti!
Ho provato grande dolore nel comprendere che anche lei ragionava muovendosi nelle coordinate con cui è organizzata la nostra vita, coordinate però costruite su un pensiero maschile.
Devi essere elegante, gentile, riservata, discreta, prudente e, grazie ad una ferrea gestione maschile dell’ordine pubblico, potrai uscire di casa senza avere paura ………… e se resti in casa, devi avere paura?
Ho capito che la più grande rivoluzione che dobbiamo fare è smettere di ragionare dentro un pensiero maschile che ci giudica, ci assolve, ci condanna.
Ed è la più grande rivoluzione, l’unica possibile: le donne e gli uomini non sono uguali, pensano diversamente , agiscono diversamente, desiderano amano sognano diversamente e, finché sceglieremo di vivere seguendo le regole di altri non avremo mai una “nostra vita”.
E se anche tra di noi ci osserviamo e giudichiamo con occhi maschili non saremo mai libere. Pensiamo un mondo confortevole, pensiamolo noi e non permettiamo che ci privino di senso.
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