Maria Giovanna Farina, filosofa, pioniera in Italia della consulenza filosofica, è anche scrittrice e trend cultural blogger.
Maria Giovanna è donna che innova col web, possiamo considerarlo un nuovo modo di essere filosofi. Una modalità per andare incontro all’altro che ha bisogno di aiuto, ma non può o non riesce a chiederlo. Dirige la collana di Pratica filosofica in e-book per Kkien Publishing International
Le persone che si avvicinano alla ricerca filosofica, per lo più sono spinte dalla ricerca di risposte ai tanti perché dell’esistenza attraverso l’evoluzione del pensiero umano. Questa ricerca non si è esaurita ma esiste ancora un tempo per riflettere. Quali risposte può dare oggi la filosofia ad un mondo che pare abbia sempre meno tempo per il pensiero e più legato al consumo immediato, al qui/ora/subito?
Ci sono persone che si avvicinano alla ricerca filosofica pratica che propongo in tanti diversi contesti interpretando lo stesso desiderio della partoriente quando non vede l’ora di vedere, toccare, amare il bambino che ha in grembo. Per facilitare, lancio messaggi diretti senza ridondanze come quelli che ho inserito nel mio libro “Il giardino delle mele” contro la violenza di genere. Quello più forte per prevenire il femminicidio è: “Non accettate l’ultimo appuntamento”. Ci sono individui, però, che fuggono dalla ricerca filosofica per paura di conoscere se stessi, e pensare che scoprire chi si è veramente è la più bella esperienza che possa capitare ad un essere umano! Per rispondere alla tua domanda: in un mondo così frammentato, confuso e troppo veloce, penso che la filosofia si debba adeguare. Personalmente ritengo lo debba fare con quella che definisco “Filosofia due punto zero”, ossia un modo veloce e breve, ma non privo di sostanza culturale, per fornire alle persone strumenti adatti a risolvere le difficoltà, dalle più piccole alle più grandi. La filosofia è nata per un fine pratico, non per la speculazione fine a se stessa e credo debba proseguire la sua missione catturando con il pensiero veloce ed immediato (l’istant thinking), per poi ricondurre al passo dopo passo calibrato e permeato dai giusti tempi di riflessione.
Questo è sicuramente un secolo che promette l’evoluzione continua di nuovi strumenti ad uso e conoscenza dei nativi digitali. Può sopravvivere il “filosofare” alla velocità delle azioni?
Sì, può non solo sopravvivere ma vivere una seconda vita, la due punto zero, che i media digitali sono in grado di donarci. Sono partita ideando una rivista on-line “L’accento di Socrate”, non mi sono fermata e attraverso varie esperienze come il blog “Filosofia dell’amore erotico e universale” ho proseguito il mio percorso filosofico digitale, ma, grazie anche ai fallimenti, ho perfezionato continuamente il percorso. Ora sono impegnata in un nuovo progetto sperimentale che è il blog “La porta dell’ottimista” nato dal mio libro “Dialoghi con un ottimista”, lì lancio messaggi con il preciso scopo di avvicinare alla consapevolezza che si trova sempre una soluzione, allenandosi a piccoli passi senza mai fermarsi.
Ho un ricordo. Quando in famiglia mi accingevo a ragionare sulle cose, venivo zittita con questa frase “non facciamo troppa filosofia” che significava perdere tempo, “gingillarsi” con le parole e non agire. Questa idea “semplice” può trovare ancora delle ragioni?
Questa idea nasce dal fatto che nella storia i grandi filosofi del passato erano quasi tutti di ceti molto abbienti, non dovevano procurarsi i mezzi di sostentamento per cui avevano il tempo di pensare e null’altro che pensare. Con la pancia piena ci si può permettere di trascorrere il tempo immersi nella speculazione filosofica, viceversa se devi mantenere te stesso e la famiglia, hai ben altro di cui occuparti. Dobbiamo quindi rivedere la nostra visione della filosofia non come un perdersi in astrattismi e dar l’impressione si tratti, come ricordi tu, di un gingillarsi perdendo tempo, ma dobbiamo considerarla una risorsa preziosa da custodire per affrontare con più energia, competenza e sicurezza le sfide della vita.
Dal suo nascere e sviluppo, l’uso del digitale ha interessato popolazioni di ogni età, ceto e appartenenza. Questo dimostra che la necessità di comunicare e conoscere non trova resistenze né muraglie invalicabili. La necessità umana a comprendersi prevale sulla difficoltà ad adeguarsi. Anche la materia filosofica deve cambiare pelle per comunicare e come?
Sono convinta di sì e pongo un accento sonoro e potente su questo sì! Per farlo è necessario scendere di nuovo e davvero nell’agorà, parlare alle persone con la volontà precisa di farsi capire e spingere il pubblico ad interessarsi alla materia stando ben attenti a non trasmettere un sapere rimaneggiato, parziale, inesatto. La filosofia non è un monolite, ma una vita in cammino. La cosa fondamentale è non mettere paletti al percorso ma agevolarlo. Personalmente sto lavorando da anni per portarla ovunque possa arrivare e so che è possibile con le nuove tecnologie. Tengo a sottolineare che se da un lato promuovo la pratica filosofica, che non è studiare filosofia ma apprendere un metodo creato da un filosofo per superare le mille difficoltà quotidiane, dall’altro lato lo studio della filosofia, che un è erudizione indispensabile nella formazione dello studente e non solo, deve andare incontro al nuovo senza per questo perdere la propria identità. Crescere è staccarsi dalla famiglia, non è forse questo? Crescere è superare il padre e la madre senza per questo buttarli nella spazzatura. La filosofia del terzo millennio può sviluppare un nuovo approccio tenendo il buono del passato, ma attingendo al meglio del contemporaneo. Si tratta solo di trovare e capire dove è il meglio…
Non si può prescindere dunque dal tratto tecnologico che caratterizzerà sempre più questo secolo. Da un lato accorcia i tempi dall’altro sottrae tempo, riduce lo studio ed espande la ricerca. Muteranno anche i grandi temi della vita di relazione quali l’amore, la solidarietà, la partecipazione, la morale, la conoscenza ecc. ? A lungo termine la tecnologia sarà amica o nemica dell’uomo?
Come innovatrice, sono ottimista sulla buona riuscita, sul futuro dell’umanità, ma non potendo fare previsioni, nessuno può davvero farle, si può solo supporre: il pericolo dell’uso pervasivo dei media sta nel loro abuso. Se ci lasciamo sottomettere dalla seduzione di uno smathphone di ultima generazione, da un i-pad tutto fare, l’errore è nostro, soprattutto di noi adulti che non sappiamo creare argini ai nativi digitali e li lasciamo in balia dello tsunami mediatico. Qualcuno diceva “in medio stat virtus”, dobbiamo rammentarlo più spesso. Quanto alle relazioni umane per definizione che tu citi, credo siano influenzate non dai media ma dal nostro uso distorto. Se penso che non ci si scrivono più lettere d’amore, ma sms o video clip, provo una certa nostalgia del passato, dei tempi dell’amore, della sua attesa: quanti sogni nascono negli spazi di attesa! I giovani digitalizzati devono scoprire ciò che conoscono troppo poco e solo noi con impegno e responsabilità possiamo porvi rimedio. Rivalutiamo il sognare ad occhi aperti, insegniamolo ai giovani e non permettiamo sia loro sottratta una risorsa così importante. Quindi i grandi temi della vita muteranno solo se noi lo permetteremo e se lo lasceremo accadere la tecnologia avrà mostrato il suo lato più deleterio.
La necessità di essere all’altezza di questi cambiamenti nel mercato globale del lavoro induce una sorta di discriminazione economica tra chi ha la possibilità di accedere ad un’ alta formazione e chi, vivendo in paesi più arretrati, non usufruisce delle stesse opportunità. Non pensi che potrebbero formarsi “stereotipi” nuovi e diversi? Nuove esclusioni sociali?
Sì, penso spesso a questo aspetto discriminatorio soprattutto per i Paesi sottosviluppati dove la tecnologia non è alla portata di tutti. L’Italia con tutte le sue difficoltà può comunque offrire l’approccio ai media digitali nella scuola e le nuove generazioni sono alfabetizzate fin troppo in tal senso. Il nostro problema, mi ripeto, è l’uso banale dei media. Sono intrattenimento, moda, modalità per stabilire relazioni erotiche…etc. Mentre la loro funzione dovrebbe essere soprattutto quella di aiutarci a fare cose che con le sole mani sono più complicate e/o laboriose. Penso alla video scrittura, ma anche alle cure mediche della microchirurgia computerizzata e la robotica in campo medico. Penso con un certo grado di preoccupazione a ciò che perdiamo in opportunità se permettiamo un uso dei media, soprattutto ai giovani, improntato solo sull’intrattenimento ludico. E penso anche alle esclusioni sociali dei Paesi sottosviluppati e all’impegno per un maggior investimento per dar loro la possibilità di un sacrosanto diritto al riscatto.