Per Roberta Caruso, filosofa imprenditrice, la filosofia non è per un’elite e non è per tutti. Tutti possiamo attivare il pensiero filosofico, ma non è un tipo di pensiero semplice.
Roberta nasce a Cosenza nel 1990. Ha studiato alla Sapienza di Roma per il corso di Laurea triennale e poi a Bologna, Scienze filosofiche, per la laurea magistrale in Filosofia del diritto. La sua mente imprenditoriale ha attivato un nuovissimo progetto di colivinag Homecreativity
Che cos’è Home Creativity e come è nata? Qual è il tuo obiettivo?
Home for Creativity è un progetto di coliving, una residenza condivisa creativa, che ho voluto sperimentare nella casa a Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza, in cui vivo dal 1995 con i miei genitori. Nel momento più critico della mia vita, quando non avevo idea di cosa fare del mio futuro, sono andata negli Stati Uniti a cercare domande nuove. E ho trovato una risposta semplice e chiara. Ripensare l’origine da cui ero partita, decostruirne il significato, rivedere il senso di casa e cominciare a guardare il contesto in cui ero nata da un altro punto di vista. Così sono tornata e ho deciso di aprire le porte di casa all’altro, basandomi su un principio di garantismo sociale molto semplice: “ciascuno è innocente fino a prova contraria”. Seguire questo principio mi ha consentito di guardare alle persone in modo nuovo e comprendere che se si ha fiducia nel prossimo, nel suo modo di pensare e di operare, nel suo talento e nella sua unicità, non si può che essere ripagati con la stessa moneta. In questa casa viviamo in media da 6 a 10 persone, generiamo pensieri e idee nuove, facciamo “economia”, ci prendiamo cura di ciò che momentaneamente appartiene a noi e ad altri e, condividiamo le nostre differenze. Ora Home for Creativity si è trasformata in un progetto imprenditoriale più completo. Con 3 meravigliosi ragazzi che ho avuto la fortuna di incontrare lungo questo percorso, abbiamo scelto di promuovere questo stile di vita e modello economico anche ad altri, che hanno una casa e che vogliono trasformarla in un centro di aggregazione culturale, in un luogo di confronto costante e in un generatore di Economia
Cosa vuol dire essere imprenditrice filosofa?
Vuol dire intraprendere un percorso filosofico. Fare della filosofia uno stile di vita e un pratica quotidiana capace di generare risultati costruttivi in Economia. Questo termine infatti, deriva da Oikos e Nomos e significa prendersi cura della casa, laddove per casa possiamo intendere tutto ciò che abitiamo, noi stessi, il contesto in cui nasciamo, cresciamo o scegliamo di continuare a vivere, e le 4 mura che edifichiamo attorno a noi per poterci “stabilizzare” in un posto ben preciso del mondo. Prendersi cura della propria casa richiede un’assunzione di responsabilità, la messa in opera del pensiero critico. Richiede di attivare la facoltà di scelta. È questo che mi piace trasmettere quando mi definisco un’imprenditrice filosofica. Ho fatto della filosofia applicata alla vita un lavoro e del mio lavoro uno stile di vita filosofico..
La filosofia studia l’essere ed il pensiero delle persone, Come mai hai scelto questa strada?
La filosofia non si sceglie. Si sceglie piuttosto di non praticarla. La filosofia non è per un’elite e non è per tutti. Tutti possiamo attivare il pensiero filosofico, ma non è un tipo di pensiero semplice. È complesso, richiede sacrificio e soprattutto presuppone il desiderio di mettere continuamente in discussione le proprie credenze e i pregiudizi socialmente consolidati. Io ho soltanto scelto di non ignorare l’opportunità di riflettere e dubitare su ciò che mi circonda quotidianamente e ho voluto, anzi, approfondire i dubbi per poter amplificare il potere della “domanda”. La filosofia non studia il pensiero delle persone. La filosofia è il pensiero delle persone. Non è una disciplina come le altre. È una facoltà, che possiamo scegliere di assecondare o di ignorare.
Cosa ti proponi di fare?
Non lo so ancora di preciso e spero di non saperlo mai. Per ora mi limito ad osservare cosa può generare tutto questo. Osservo come cambiano le persone quando vengono disarmate dagli scudi che si sono costruite per difendersi dagli altri. Guardo come ciascuno riesce a farsi portavoce di un messaggio, se solo si trova in un contesto favorevole con individui pronti ad ascoltare. Con la pratica dello shake filosofico – ho voluto chiamare così la metodologia che sto sperimentando- propongo passeggiate filosofiche a chi viene a vivere nel nostro coliving, attività per stimolare il giudizio estetico e per ripensare i concetti di Bellezza, di Bontà e di Bene, come concetti dinamici. Avere degli obiettivi prefissati non fa parte del mio modo di essere e di interpretare la filosofia. Seguire il “flusso di coscienza”, questo è il mio obiettivo in questo momento.
La filosofia è un modo d’essere o è propedeutico ad altre attività? Bisognerebbe studiare più filosofia a scuola?
Bisognerebbe vivere la filosofia dai primi anni. Non è una materia scolastica come le altre. È propedeutica a ogni ambito di attività, consente di non adeguarsi agli standard, alle verità preconfezionate. Permette ai bambini, sin da piccoli, di riconoscere la propria identità. E soprattutto non dovrebbe essere relegata soltanto ai libri. In Italia facciamo troppa “storia della filosofia” e poca pratica filosofica. E’ necessario attualizzare i ragionamenti dei giganti del passato e non temere di rimetterli in discussione. Le teorie filosofiche sono scambiate per verità assolute. Ma chi le ha pensate e trasmesse non aveva l’intenzione di creare idoli. Aveva piuttosto l’intenzione di stimolare la critica. Ci siamo un po’ persi questo passaggio, perché le Università ci imbottiscono di libri dei grandi filosofi da studiare e imparare. A mio avviso, dovremmo invece leggere più testi di filosofia, ma con l’obiettivo di disimparare, di rimettere in discussione prima di tutto ciò che stiamo leggendo e poi tutto ciò che ci circonda e ci riguarda.
Qual è il tuo filosofo preferito? E la tua filosofa?
Non c’è un filosofo che preferisco in assoluto. Sicuramente la teoria del decostruzionismo di Derrida mia ha guidato molto nel percorso di Home for Creativity e nel ripensare le cose che mi stavano intorno e il mio senso di “futuro”. Ma poi c’è Rousseau con la sua idea di patto sociale e di educazione, Hegel con le sue riflessioni sull’opinione, fino a filosofi più contemporanei come Michael Onfray e la sua filosofia del viaggio o Pierre Rabhi, contadino filosofo che lega la pratica filosofica all’agricoltura. Non ho una mia filosofia. Oggi credo molto nella forza educativa dell’esperienza, che mi fa riflettere su argomenti nuovi ogni giorno.
8) Perchè tanti filosofi noti e così poche donne?
Perché la storia è fatta di vincitori e vinti. Alcuni vengono ricordati e riportati nei libri di scuola, altri vengono dimenticati. C’è una quantità immane di filosofi, anche uomini, che non sono nominati nei libri di scuola e che, pertanto, non ne hanno determinato il corso. Le 3 camere di Home for Creativity a Montalto sono intitolate a 3 donne che, tra realtà e mito, hanno segnato il mio modo di intendere la vita e la filosofia: Ipazia, la prima filosofa e scienziata dell’antichità, Antigone, che pone la domanda delle domande, differenza tra diritto naturale e diritto creato dagli uomini e Didone, prima donna fondatrice di una città. Come loro tante altre donne hanno fatto filosofia nel corso del tempo e tante la fanno tuttora. Le donne amano la prassi filosofica, molto più della teoria. Il nostro ragionamento non è di tipo lineare. Si fa trasportare dalle sfumature di significato, dai dettagli, si muove con le circostanze date di volta in volta ed è cangiante. Ultimamente ho la fortuna di incontrare tante donne che praticano la filosofia nella loro quotidianità e come lavoro, anche qui in Calabria. Non sono poche. Tutto dipende da che punto di vista guardiamo la cosa e come scegliamo di interpretarla.