Joan Jonas: autentica protagonista dell’avanguardia Usa degli anni ’70 .Pioniera della videoarte, segna i suoi percorsi tra disegni, il corpo, le fiabe, la poesia,il teatro, la danza. HD, Borges, Vigo, Pound, Eisenstein, Cocteau tra gli autori da cui trae ispirazione.
Joan Jonas è una artista visiva americana pioniera del VIDEO e della PERFORMANCE ART, tra i più importanti artisti di sesso femminile ad emergere alla fine del 1960 e primi anni 1970. I progetti e gli esperimenti di Joan Jonas hanno fornito il fondamento su cui si sarebbe basata molta videoarte seguente. Le sue influenze sono estese anche all’ arte concettuale , al teatro, alla performance e ad altri altri mezzi di comunicazione visiva. Vive e lavora a New York e Nova Scotia, Canada.
Jonas è nata nel 1936 a New York City.
Si iscrisse alla facolta’ di Storia dell’Arte al Mount Hoyoke College in South Hadley nel Massachusetts, nel 1954 laureandosi nel ’58, e decise che avrebbe continuato la sua formazione artistica come scultrice. All’epoca non era facile per una donna studiare questa disciplina, ma lei poté contare sul sostegno di suo padre, che la incoraggiò ad andare alla scuola d’arte. Questo fu molto importante perché, anche se c’ erano gia’ delle donne artiste, come la pittrice Agnes Martin, la Jonas non aveva il coraggio di diventare artista, pur avendone una spinta interiore . Ha detto di sè che le ci vollero dieci anni perché ammettesse a se stessa di essere un’artista, in quanto continuava a considerarsi più una studente. In seguito ha studiato scultura e disegno presso la Scuola del Museum of Fine Arts di Boston e ha ricevuto un MFA in scultura dalla Columbia University Graduate School nel 1965. dove si sentì molto sostenuta ed ebbe il tempo per fare sperimentazione. Immersa nella scena dell’ arte ” downtown” di New York gia’ dal 1960, Jonas ha studiato con la coreografa Trisha Brown per due anni e ha lavorato con i coreografi Yvonne Rainer e Steve Paxton.
“Con il femminismo non sono stata coinvolta fino alla fine degli anni ’60, primi anni ’70, quando ho cominciato a mostrare il mio lavoro. Questo è avvenuto nel ’68. Anche il viaggio in Grecia dove ho fatto le mie ricerche mi ha aiutata a trovare la mia dimensione.” Spiega la Jonas. Sempre negli anni ’70 visita anche l’ Italia , cui e’ molto legata, entrando in contatto con i principali artisti dell’ arte povera. Questo legame con l’ Italia e’ ancora in piedi e l’ artista continua a proporre sue splendide mostre anche da noi. Joan Jonas è stata una delle prime ad usare i video nelle sue performance, ha portato avanti la propria ricerca e il proprio linguaggio,ampliandolo con nuove modulazioni espressive,utilizzando anche il corpo e il movimento cominciando dalla danza in video in bianco e nero.Ha detto, a riguardo:
“Vedermi in diretta durante l’azione ha cambiato il mio modo di condurre e sentire la performance e presto è diventato un elemento costante dei miei lavori”.
L’universo espressivo di Joan Jonas, dunque, dagli anni 70 in poi,esplora l’ interazione tra il corpo rappresentato e il corpo fisico, nel corso di opere ricche di esperienze tratte dai suoi viaggi, e divengono di un dinamismo inarrestabile; il suo lavoro fluisce in intrecci, propone rimandi semantici storici e letterari, nuovi linguaggi e suggestioni anche fiabesche e poetiche. Nella ricerca inesausta su ogni possibile scambio e relazione tra le performance e media, ella porta creazioni di opere complesse nelle quali il corpo e il video, o la musica, la fotografia, i disegni e anche oggetti di uso,più o meno comume, come specchi e coni, ma anche bambini o api o pesci collaborano per definire un percorso concettuale e sensoriale.
In queste opere, in cui la realta’ si intreccia alla fantasia, vi confluiscono il mito, le fiabe,le saghe e l’ antropologia, le proprie memorie e la quotidianita’, paesaggi lontani ed estremi e persino l’ etologia.
E’ utile parlare delle seguenti opere della Jonas per comprenderla meglio.
– The Shape, the Scent, the Feel of Things – installazione esposta alla galleria Yvon Lambert di New York.
Ispirato al saggio di Aby Warburg sul suo viaggio in America alla fine del XIX secolo, in cui rimpiangeva la mancanza di spiritualità nel mondo moderno,
Cinque videoproiezioni circondano lo spettatore, che si trova a passeggiare tra oggetti e disegni, in un ambiente immersivo dove paesaggi, serpi, farfalle e cani sono leit-motifs che presenti indieme ad altri oggetti misteriosi, e , in qualche modo, mitologici, si fondono in commistioni stranianti.
The Shape, the Scent, the Feel of Things è un progetto in evoluzione che si basa a sua volta su una performance presentata al museo ” Dia:Beacon” , a Beacon city, nello stato di New York, nel 2005 e 2006. Nella performance (riproposta in un video nella stessa galleria Lambert) la Jonas ha creato una dimensione tutta particolare dove lo spazio teatrale veniva moltiplicato dalla proiezione in un feedback dell’esibizione stessa, e dove narrazione ed idee nascono, si sviluppano e fluisco senza interruzioni.Nell’installazione, lo spazio diventa ancora una volta essenziale nella esperienza dello spettatore, ora completamente avvolto da diversi media.
Nei cinque video, i paesaggi sono quasi sempre dominati dalla presenza di donne e cani, o, in un caso, la figura di una donna-cane spesso presente nell’immaginario dell’artista, una sorta di altro da sé impregnato di una forza primordiale e istintiva. Questo riporta a molte culture primitive. La figura del cane ricompare anche fisicamente nello spazio espositivo, affiancata nella riedizione della mostra, da disegni di farfalle e serpi, simboli di rinnovamento e trasformazione, e da oggetti qua e là per la sala, quasi detriti e memorie di un’altra vita. Completano questa foresta di simboli una serie di disegni, foto e un video-oggetto della serie My New Theater (idealmente video-teatri portatili sviluppati dall’artista a partire dagli anni ’90) esposti nel secondo spazio di Yvon Lambert.
Per fare tutto questo, nel suo animo sono confluiti i suoi viaggi per il mondo, dove si e’ aperta alle contaminazioni culturali e alla presenza potente della natura.Introduce svariati materiali e oggetti ( soprattutto tanti specchi, che rimandano al concetto del riflettersi e del ” doppio ” se stesso, oppure sedie o nastri o coni che la artista tende a “riciclare” cioe’ a ripresentare in altre performance) e suggestioni poetiche, letterarie, culturali, paesaggistiche, scaturite dai suoi numerosi viaggi intorno al mondo.
Dai viaggi in tutto il mondo, dal lontano delle leggende e dei miti di diversi popoli visitati, la Jonas riporta una sua metabolizzazione e una personalissima ricerca, da lunghi soggiorni nel Giappone, Jonas ingloba nel suo universo animato le maschere del teatro Noh e Kabuki. Spiega l’ artista: “Ho assistito a moltissime rappresentazioni e ho rielaborato per le mie opere tematiche legate all’identità, in particolare quella femminile”.
‘Mirage’ , sua performance storicamente famosa, trae ispirazione da un viaggio in India e nel tempo si è trasformata proprio grazie all’uso scenico di una maschera, divenuta peraltro messicana.
L’Islanda porta un contatto diretto e fortissimo sia con una natura potente e sconvolgente sia con la dimensione del mito umano e magico delle saghe “tramandate sempre uguali di generazione in generazione”. “Sono stata là a lungo per fare ricerche”, spiega citando ‘Volcano-Saga’, diventata una meditazione dinamica, una esplosione di energia e una sorta di danza.
Dall’Irlanda, invece partono i lavori ispirati alla letteratura epica e alla riflessione “sulla guerra che fa impazzire gli uomini”. “Le mie opere non sono politiche ma riflettono l’epoca in cui vivo” dice la Jonas. La mitologie e le fiabe, spesso mescolate, consentono alla artista di dare vita a vere e proprie visioni, o percezioni primitive cui dare lo spirito della ricerca, spesso seguendo una incantata ma sottile , ironia. Ottimo esempio l’antico Egitto, rivissuto attraverso le statue e le decorazioni di un grande albergo di Las Vegas, il Luxor Hotel, per raccontare la trasposizione del poema epico , partendo dalla poesia di HD ( Hilda Doolittle ) ” Helen in Egypt” del 1951, ampliata poi nel libro con lo stesso titolo, (pubblicato nel 1961, alla morte della scrittrice) ,Jonas indaga i temi del sé e il corpo e rielabora il mito di Elena di Troia; sulle sponde del Nilo, con tanto di cavallo. A liberarla, ponendo l’eroina in un altro luogo, dalla responsabilità di una guerra infinita nella quale e’ stata imprigionata e sepolta, sia pure metaforicamente..
la Jonas ha realizzato bellissime mostre in italia, di cui una, intitolata ‘Light Time Tales’, è stata allestita nel 2014 all’Hangar Bicocca di Milano, una performance del 1969, riproposta nel 2014: Joan Jonas in Season 7 of ART21 “Art in the Twenty-First Century” , nel 2015 ha partecipato alla 56/ma Biennale di Venezia, dove ha vinto un premio per la sua installazione, nel padiglione americano.
In definitiva , la grande pioniera dell’arte performativa (ma partita dalla scultura), rinnova con intelligenza e senza sosta tutta la sua poetica e i suoi mezzi espressivi, costruendo un flusso magmatico di immagini e interrelazioni in evoluzione perenne. Un percorso sempre dinamico il suo.
“Oggi essere americani è tremendo, possiamo solo andare avanti e continuare a lavorare”, dice nella sala affollata del Maxxi a dicembre del 2016 la grande performer, intervenuta ad un incontro con il pubblico, affiancata dal direttore artistico Hou Hanru e il direttore di Maxxi Arte, Bartolomeo Pietromarchi. “Negli anni ’60 e ’70, si lottava per i diritti civili, c’era Nixon, eppure la situazione era positiva e piena di speranza, almeno dal punto di vista artistico, e molte cose sono state fatte”. “Ora il momento è tragico, in tutto il mondo, per questo bisogna sollevarci, farci sentire con il nostro lavoro”, considera la Jonas.
In definitiva, alla bella età di 70 anni, Joan Jonas,continua a lavorare a a New York e insegna al Massachusetts Institute of Technology di Boston: continua instancabile ad evolvere il proprio linguaggio, ad ampliare nuclei figurativi, a mescolare media, ma soprattutto ad investigare i codici molteplici degli uomini e del mondo che li circonda, combinandoli e riproponendoli in variazioni con un’unica regola: nell’infinita varietà del suo cosmo non ci sono regole ma flussi senza fine.
WEBLIOGRAFIA
Ansa.it -N.Castagni: Joan Jonas arte e performance…
Digicult – video arte, Yv. Lambert Joan Jonas