La Donna è Dea. Dea madre, Dea Terra, Dea Acqua.
Seminare e saper attendere che la vita germogli e porti frutto, accogliere una nuova vita dentro di sé, portarla a compimento e vegliare fino al suo pieno sviluppo. Osservare la vita di piante e fiori e carpirne i segreti benefici per la vita. Queste caratteristiche accomunano la donna, inventrice dell’agricoltura, guaritrice grazie alle erbe, ostetrica e partoriente, al Divino.
La Donna è Dea. Dea madre, Dea Terra, Dea Acqua.
Questo è il vero potere, il potere che moltiplica, che genera, che prosegue. Amore, che spesso incontra la morte. Eros e Thanatos, così ben sintetizzato dai greci.
Chi ha potere sulla vita, ha potere anche sulla morte e non a caso le prime a praticare aborti, nella storia, sono state le levatrici, immensamente rispettose della vita, ma innamorate dell’umano, sorelle pronte a salvare la vita delle proprie sorelle. E non solo nell’aborto si esprime l’estrema pietas, l’estremo amore della sorellanza, anche nell’eutanasia, nel mettere fine a una vita che non è più tale, che arreca dolore. Questo arcaico connubio così ben narrato da Michela Murgia in “Accabadora”.
Il Divino spaventa. E la paura genera odio. Ed ecco che i corpi programmati per dare la vita devono essere assoggettati, normati, dominati. Ed ecco che si sottrae determinazione a questi corpi. Ecco che il diritto di vita e di morte viene strappato a chi la vita la sa dare per natura, per essere spostato nelle mani di un altro divino, con la lettera minuscola. Un nuovo Dio, maschile, che scippa alle donne la capacità di creare, di dare la vita e le riduce a meri strumenti, oggetti al servizio della volontà altrui. Che si arroga il diritto, per mano e mente maschile, di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, chi deve vivere e chi deve morire.
Le religioni monoteiste, con le loro rigide norme, con il loro porre il maschio al di sopra della femmina, sono l’estrema dimostrazione della paura che il potere femminile, così nascosto e inspiegabile, genera nell’uomo.
Ecco perché è necessario uno stato pienamente laico, che riconosca il valore della vita di chiunque e ponga l’autodeterminazione dei corpi, il vero rispetto dell’essere umano, al primo posto nei propri principi.
Finchè gruppi a prevalenza maschile si troveranno a discutere su come una donna deve partorire, quando deve avere figli, a chi devono appartenere lei e il frutto del suo grembo, finchè la salute riproduttiva delle donne sarà responsabilità prevalentemente maschile, finchè la famiglia verrà “difesa” in favore del padre padrone (e non è casuale che abbiano la stessa radice), non ci potrà essere giustizia. Finchè un Dio maschio sarà ritenuto il legislatore “naturale” secondo i principi innaturali che sottraggono alle donne la possibilità di decidere per sé e per il proprio magico, misterioso corpo, non ci potrà essere una società in cui la vita è veramente al centro.
Una società in cui gli uomini, spaventati dal potere femminile, si difendono arrogandosi il diritto di decidere per tutti, impongono la forza e la violenza come valori vincenti, il potere economico come mezzo per ottenere l’assoggettamento dei propri simili, visti solo come massa da controllare omologandola per meglio manipolarla, è destinata al fallimento.
Serve un riequilibrio dei poteri, una riscoperta di valori, un nuovo modo di concepire la società, a partire dalla scuola, dalla sanità, dalla produttività. Un nuovo modo che rimetta al centro di tutto la vita. Non in quanto emanazione divina di un essere superiore, ma in quanto realtà concreta e responsabile. Serve assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle conseguenze che esse hanno sugli altri e sull’ambiente.
Un paese dominato dall’idea religiosa che la norma è un uomo che dirige una donna, non è un paese civile. Un paese dove è un Dio inventato che ha potere di vita e di morte, genera ignoranza e sfiducia. In questa ignoranza, in questa sfiducia, si colloca anche il fenomeno degli anti vaccinisti, il crescente numero di analfabeti funzionali, il numero impressionante di femminicidi, di abusi, di violenze sui bambini, i passi indietro nella scolarizzazione, il razzismo, l’odio. Tutto questo non è che il risultato della superbia di chi ha voluto porsi al di sopra dei propri simili, sfruttarli, ridurli a massa da dominare, usare, sfruttare.
La religione non è l’oppio dei popoli, è la loro rovina.
1 commento
Perché oggi ogni uso della terminologia mascolina in riferimento ad un Padre Creatore o qualsiasi preminenza del maschile nella cultura o nella società sono concepiti come qualcosa di deprecabile e da eliminare?
Siamo sicuri che le cose stiano davvero come vogliono farci credere? Cosa c’è davvero dietro al femminismo e al culto della “dea madre”?
Per approfondire:
http://intermatrix.blogspot.it/2012/03/comprendere-la-differenza-tra-rispetto.html#axzz4g6Ek68nt
https://www.youtube.com/watch?v=PlHVG3i62tU&index=1&list=PLXLYRuMMXyW5WFFMyU1cTFRFU8TZtjXHm