Giornalista , scrittrice, trainer psicospirituale, autrice Rai e Mediaset tiene seminari e convegni per medici e per pazienti oncologici a supporto della prevenzione e della terapia; alternandoli con estrema naturalezza a seminari sugli angeli, sull’IChing e sulla figura di Maria di Nazareth.
Continuano i miei incontri per conoscere sempre più donne eccellenti e vedere come ciascuna di loro sia la espressione di particolari aspetti energetici del Femminile, una delle due energie, insieme a quella Maschile, presenti in ogni essere, indipendentemente dal suo sesso biologico e presenti anche in ogni aspetto della vita.
Dopo Enrica Bonaccorti e Laura Gessner incontro Giulietta Bandiera, un’altra donna che non esito a definire “eccellente”.
Giornalista , scrittrice, trainer psicospirituale, autrice Rai e Mediaset tiene seminari e convegni per medici e per pazienti oncologici a supporto della prevenzione e della terapia; alternandoli con estrema naturalezza a seminari sugli angeli, sull’IChing e sulla figura di Maria di Nazareth.
Una donna eclettica, che non teme lo scandalo e non si preoccupa di mettere insieme ciò che è apparentemente lontano. Il suo radicamento alla terra la porta a contemplare allo stesso modo le ali che la trasportano in alto per farla poi ridiscendere salda e centrata. Dopo essere stata operata di cancro a cinquanta anni, ha studiato a fondo la condizione nella quale si trova una persona quando si trova in questa situazione. Non teme di parlare ai medici e di mostrare loro che i protocolli usati fino ad ora non tengono conto del malato di cancro nella sua interezza e non teme di parlare degli angeli come se fossero lì, accanto a quegli stessi medici. Mi ha sempre colpito la sua sicurezza e la sua capacità di spaziare su terreni che non sono facilmente solcabili quando ci si muove soltanto per abitudine: lei va oltre le abitudini e accompagna anche gli altri ad osare.
Ho voluto incontrarla perché so che in lei l’Energia del Femminile ha messo il nido non per restare inerte a vagliare le infinite possibilità, ma per lavorare in sinergia con la sua Energia Maschile che ben sa verso quali direzioni orientare le intuizioni in modo concreto e fattivo. Se dovessi dire quale aspetto del Femminile maggiormente incarna, direi l’Intuizione, il suo saper “intus ire”, andare dentro la propria interiorità, ma anche “in theòs”, nella parte divina che noi siamo”
Ha scritto articoli nelle testate nazionali più prestigiose, è stata autrice del docufilm “Dialoghi con l’angelo” tratto dall’omonimo libro di Gitta Mallasz e di molti altri libri, il più recente dei quali s’intitola” Oltre il cancro. 21 passi verso la salute” ed è un testo provocatorio che sta ottenendo un grande successo anche presso i medici. E questo non è poi così scontato. Due grandi occhi pieni di luce, un sorriso assolutamente casto e contemporaneamente birichino e un grande, grandissimo cuore. Sembra voler ricordare a tutti, in ogni istante, che è ora di svegliarsi. Passare del tempo con lei è sempre stimolante per me.
Questo pezzo dedicato a Giulietta è una Caccia al Tesoro: cercate i link anche nelle mie domande e nelle sue risposte e troverete tante belle sorprese..
*Sei una giornalista: quali sono le principali difficoltà e i principali limiti che incontrano i giornalisti oggi?
Un tempo ero innamorata della mia professione. L’ho scelta all’età di sei anni quando la maestra portò la mia classe elementare a visitare la redazione di un giornale di provincia e per ben trent’anni l’ho esercitata ininterrottamente nei giornali, in radio, in tv e sul web. Credo quindi di poter dire di conoscere bene il mio mestiere, anche se giunta alla maturità, oggi alla parola “informare” preferisco di gran lunga la parola “ispirare”, ed è questo che tento di fare attraverso la scrittura e nel contatto diretto con le persone, nei convegni, nelle conferenze, come nei miei lavori di formazione psico-spirituale.
*Esiste , secondo te, un giornalismo libero?
Il ruolo del giornalista, un tempo indispensabile, oggi ha perduto gran parte della propria utilità, dal momento che con l’avvento della Rete tutti sono in grado ormai di accedere direttamente alle notizie, in tempo reale e senza bisogno di filtri. Aggiungo, non senza un certo rammarico, che dopo tanti anni di esperienza, oggi mi rendo conto che in questo nostro Paese un giornalismo davvero libero non esiste e che le logiche politiche ed economiche hanno tolto ulteriore senso a questo nobilissimo lavoro. Per me che sono anche un’angelologa, la funzione di “messaggero” è sacra. La considero un fatto soprattutto etico. Pertanto, sebbene sia felice di aver fatto ciò che ho fatto fino ad oggi, credo che i miei giorni da giornalista stiano ormai volgendo al termine.
*Contemporaneamente al tuo lavoro di giornalista, scrittrice e autrice televisiva dedichi molta attenzione al mondo spirituale, alla figura di Maria, agli Angeli e all’I Ching, perché?
Per un eccesso di fantasia. Un grande senso del meraviglioso che da sempre mi contraddistingue. Per il bisogno di spaziare con lo sguardo oltre i limiti del visibile. E poi perché mi piacciono i simboli. Non dimentichiamo che la parola simbolo significa “ciò che unisce”, ed è il contrario della parola diavolo che significa “ciò che separa”.
*C’è stato un momento, una situazione che ha dato l’avvio a un tuo risveglio?
Il mio processo di risveglio, se così vogliamo chiamarlo, è avvenuto in tre tempi: il primo dopo alcuni lutti precoci nella mia famiglia, il secondo in concomitanza con un grandissimo amore e il terzo con la necessità di affrontare il cancro. Ma è un processo naturalmente ancora in corso, che finché abbiamo vita non si ferma mai.
Tu hai avuto un cancro ma lo hai affrontato in un modo particolare di cui parli nel tuo ultimo libro e nei convegni che stai moderando in tante città italiane: come hai reagito alla chemio e con che spirito l’hai affrontata?
Non ho mai creduto nell’efficacia di una terapia che riduce le persone a degli alieni deboli, brutti, doloranti e senza speranza. Né alle terapie invasive che sono per me una lotta contro noi stessi. All’epoca ne feci qualche ciclo solo per comprendere di che cosa esattamente si trattasse, per poi abbandonarla senza rimpianti. Tuttavia consiglio a chi crede nella chemioterapia di farla, a patto che la faccia con tutta la convinzione possibile. E’ ciò cui crediamo veramente che ci cura e sebbene io personalmente io creda in altro, se per voi la chemio è efficace, piuttosto che avere paura, per carità, fatela pure!
*Tu affermi infatti di lavorare sulla paura piuttosto che non sul cancro. Cosa intendi?
E’ un concetto che non mi stanco di ripetere e ti ringrazio per la domanda.Il cancro è la manifestazione fisica dell’ego, ovvero della nostra parte immatura, che si ostina a non voler crescere. L’ego dal canto suo si alimenta con la paura. Perciò superando la paura, anche la malattia viene in gran parte neutralizzata.
*Parli del cancro come di un figlio ribelle: cosa vuoi dire?
Questa è un po’ una mia scoperta, fatta su base empirica, non solo analizzando il mio caso, ma anche quelli di tanti altri guariti. Il cancro siamo noi stessi a produrlo, quindi possiamo dire che si tratta di un figlio, di una parte del nostro sistema che si è ribellata, non riconoscendosi più in seno al sistema stesso. In quanto tale però, è proprio come un figlio ribelle che il cancro andrebbe trattato. Noi non facciamo che temerlo e cercare di combatterlo, quando andrebbe piuttosto compreso e reintegrarlo. Sono convinta che questa malattia derivi sempre da due fattori interiori profondi: dolore non ascoltato, oppure potenziale non riconosciuto. E sono queste le falle del nostro sistema che la malattia rileva, con la sua ribellione, portando il problema in superficie.
*Cosa significa pensare positivo e che rapporto vedi tra il modo di pensare e il modo di affrontare la vita?
Non amo i termini positivo e negativo, che fanno parte di un modo di pensare duale e superato. Proprio perché il modo di pensare è determinante nella nostra vita, credo nella necessità di pensare in modo consapevole, poiché i nostri pensieri creano la realtà e di conseguenza dobbiamo, quando formuliamo un pensiero, saperci assumere la piena responsabilità delle conseguenze.
*Perché spesso è così difficile, secondo te, accettare la realtà?
La nostra realtà personale, la realtà che individualmente viviamo, è il nostro regno. Il regno che ciascuno di noi è chiamato a governare all’interno del creato. Non a caso l’aggettivo “reale” ha un doppio significato di “vero” e “regale”. Accettare la realtà nella quale ci troviamo immersi dunque, è il primo passo per poterla gestire al meglio. Ma è difficile farlo poiché questo comporta una responsabilità che non sempre ci sentiamo disposti ad assumerci in prima persona. La parola responsabilità, infatti, significa “rispondere per” e noi siamo tutti chiamati individualmente a “rispondere della nostra personale realtà”.
*Parliamo del perdono…
Per quanto mi riguarda non esiste alcuna necessità di perdonare, mai, in nessuna circostanza, poiché personalmente non credo nel peccato. Ciò che chiamiamo peccato per me è solo errore. E quindi non si tratta di perdonarlo, ma di superarlo e non ripeterlo. Se però dividiamo in due la parola perdono, trasformandola in per-dono, allora mi piace molto di più.
*Eppure nella nostra vita, ci lasciamo spesso condizionare dal senso di colpa. Secondo te è possibile trasformarlo, e come?
Con un gioco di parole ti rispondo che il senso di colpa letteralmente non ha senso. Se, infatti, abbiamo fatto un errore cui possiamo rimediare, tanto vale farlo senza porsi il problema. Se invece l’errore che abbiamo fatto non è rimediabile, dobbiamo solo impegnarci a non ripeterlo. Quindi il senso di colpa non è mai utile in nessun caso ed è più che altro una scusa, una forma di vittimismo sterile, che ci tiene ancorati al passato e non ci permette di evolvere. Di fatto, il senso di colpa è spesso inconscio e talmente connaturato in noi che difficilmente riusciamo a liberarcene. Il lavoro deve dunque essere costante e consiste nel riportare ciò che è inconscio alla luce della coscienza.
*Una frase che riassuma i tuoi consigli a chi è malato di cancro.
La malattia è una parte. Voi siete tutto il resto. Una parte non può competere con tutto il resto, se questo è unito e coeso. Perciò coltivate ciò che è sano nel vostro corpo, nella vostra mente e nel vostro spirito e continuate a vivere la vostra vita senza paura.
*Spesso parli dell’importanza di saper diventare lo scopo della propria vita. Come fare per riuscire a diventarlo?
O lo facciamo, o la vita non saprà proprio che farsene di noi. A mio avviso non vi è alcun valore in chi non è capace di riconoscere la propria vita come un valore
*Ti ho sentito anche parlare molto del concetto di innocenza. Cosa significa essere innocenti e in che modo la consapevolezza della nostra innocenza può aiutarci ad affrontare la vita?
Essere innocenti significa riconoscersi tali. Eppure noi tutti ci sentiamo in qualche modo colpevoli. Un sentimento questo, che viene alimentato da secoli dal potere, politico o religioso che sia, allo scopo di controllarci. Ci hanno detto di essere nati col peccato. Ma l’hanno fatto solo per indebolirci. Non caschiamoci più, come non ci cascò a suo tempo Maria di Nazareth. Io ci ho scritto un libro su questa figura storica e religiosa: una ragazzina che sfidando le leggi del suo tempo, nella Palestina di 2000 anni fa, invece di credere in un Dio giudicante, credette in un Dio d’amore, al punto da dargli corpo. Una donna che divenne una dea proprio per essersi riconosciuta “senza peccato”.
*Ma siamo tutti innocenti?
Certamente. Noi tutti come Maria siamo stati concepiti immacolati. E la nostra materia si rinnova continuamente, quindi a nostra volta siamo “sempre vergini”, nel senso che in ogni momento, da questa consapevolezza, possiamo rinascere a noi stessi e concepirci nuovi, scegliendo di superare i nostri limiti ed essere migliori.
*Qual è il dono che tu senti di portare al mondo?
La mia unicità. Visto che nessun altro al mondo è come me. Ma non vorrei la si scambiasse per un’affermazione presuntuosa. Questo, infatti, è il dono che qualunque essere umano può fare al mondo, tanto quanto me, poiché siamo tutti “pezzi unici”.
*Oggi sei nella piena maturità. Che cosa hai appreso dall’esperienza degli anni che hai vissuto fin qui?
La capacità di amare, che per me è il valore più grande della vita.
*Quali sono stati, se li hai avuti, i tuoi più importanti maestri?
Gesù e Maria di Nazareth, senza dubbio, e poi gli Angeli che da sempre mi fanno da guide e da ispiratori. Ma ci sono anche i maestri taoisti dell’I Ching, lo psicologo Carl Gustav Jung, il maestro indù Yogananda, la mistica laica vivente Angela Volpini e l’americano Neal Donald Walsh con il suo libro “Conversazioni con Dio”. Ma grandi maestri e ispiratori sono stati per me anche filosofi come Eraclito e Nietzsche, oltre ai più grandi teorici della fisica quantistica e più di recente perfino un filantropo che mi ha istruito sull’uso saggio del danaro e un maestro d’amore tantrico. Di questi ultimi però, per ovvi motivi, non posso fare il nome. Per la mia guarigione invece un grande maestro è stato il dottor Hamer, una figura molto discussa e controversa di questi tempi, la cui teoria delle cinque leggi biologiche tuttavia è stata per me illuminante. Dovrei aggiungere inoltre tante altre persone importantissime, dai i miei scrittori, pittori e musicisti preferiti, a tutte le persone care della mia vita: i miei genitori, parenti, partner e tanti, tantissimi amici meravigliosi.
*In una conferenza hai dichiarato di avere un imprinting da samurai. Cosa intendevi dire?
Che credo nel Bushido, la regola degli antichi samurai, che ho scelto come mio codice di condotta nella vita e i cui sette principi fondamentali sono i seguenti: Onestà e Giustizia, Eroico Coraggio, Compassione, Gentile Cortesia, Completa Sincerità, Onore, Dovere e Lealtà. Magari non suona tanto femminile, detto così, ma sotto la corazza del samurai, si nasconde in realtà, come qualcuno potrebbe testimoniare, la natura di una geisha.
Però…forte la Giuly!
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