UNA CLINICA ITINERANTE PER SCONGIURARE ABORTI CLANDESTINI
Consentire alle donne, ovunque si trovino, di accedere liberamente ai servizi inerenti salute riproduttiva e pianificazione familiare: è in tale ottica che va inquadrata l’opera propagandistica e assistenziale del medico olandese Rebecca Gomperts, fondatrice, nel 1999, dell’associazione non-profit Women on Wave.
Una clinica, completamente attrezzata, assemblata a bordo di una nave container (a noleggio) che dal 2001 (anno del viaggio inaugurale in Irlanda) sta cercando di sopperire alle carenze informative e sanitarie ispirate dai pregiudizi etico-giuridici tuttora vigenti in molte aree del mondo.
Dopo aver attraccato (talvolta a rischio di espulsione da parte delle autorità coinvolte) in acque polacche, portoghesi, ecuadoregne, spagnole, marocchine e guatmalteche, le attiviste ( armate di regolare autorizzazione) sono recentemente sbarcate anche sulle coste messicane, con il consueto intento di offire a chiunque ne abbia la necessità “assistenza medica totalmente gratuità fino a nove settimane di gestazione“.
Finalità inopinabile, dal momento che nelle 32 regioni del paese (a eccezione di Mexico City, dove è stata legalizzata nel 2007) l’interruzione volontaria della gravidanza seguita a essere fortemente avversata dalle istituzioni, se non a fronte di attestata violenza sessuale. “Credo che specialmente alla luce dell’emergenza Zika (la micidiale zanzara in grado di causare malformazioni fetali, n.d.r.) garantire, in America Latina, la sicurezza abortiva indiscriminata sia a questo punto una questione di giustizia sociale“, ha puntualizzato l’intraprendente promotrice dell’iniziativa.
Al tradizionale intervento chirurgico la dinamica équipe di Wow ha tuttavia anteposto il metodo non invasivo (ma altrettanto efficace) rappresentato dalla cosiddetta pillola abortiva, ottenuta dalla combinazione di due sostanze specifiche (mifepristoneu e misoprostolo, analogo sintetico della prostaglandina E1) in grado di innescare il processo di aborto spontaneo a pochi ore dalla somministrazione.
“Il retaggio fortemente cattolico del Messico tende purtroppo a incentivare l’obiezione di coscienza in ambito sia medico che giudiziario”, ha osservato Regina Tames, alla guida dell’Information Group on Reproductive Choice, organismo locale non governativo risalente al 1991. “ Ne consegue la netta impennata delle pratiche clandestine, con esiti spesso letali (47mila, ossia il 13% su scala globale, i decessi attestati annualmente dalla World Health Organization, n.d.r.). E’ intollerabilmente assurdo che in virtù della cronica assenza di strutture adeguate le non residenti nella capitale debbano forzatamente ricorrere a pratiche clandestine per scongiurare nascite indesiderate“.