LE EVOLUZIONI DELLA PERFORMANCE, BODY ART- VIDEOART E SCRITTURA: ILARIA PALOMBA
I SUOI ESORDI ATTRAVERSO I VIDEO DIGITALI E LA PAROLA LETTA ED ESPRESSA, IL CORPO DIVENTA UN MEZZO, UNA SCRITTURA ALTRA, UNA STORIA CHE DIVIENE VISIBILE E DIPINTA, NELLA BODY ART.
Intensa, anche se molto giovane, Ilaria Palomba e’ una donna , una scrittrice e un’artista contemporanea, di spessore gia’ notevole e dal futuro certamente proiettato in senso internazionale. Pugliese, scrittrice di caratura dal respiro ampio e forte,dal registro personalissimo, riesce a far confluire l’arte performativa e la body art con la scrittura nel suo unicum artistico e nella sua sintesi esistenziale.
Nata dunque a Bari, nel 1987, laureata in Filosofia, ha vissuto a Parigi, frequentando il CeaQ presso la Sorbona, dove ha iniziato ad elaborare i concetti sulla postmodernità presenti nei suoi saggi. Ha collaborato con Tonino Zangardi, Angela Orlando, con Mattia Signorini per la sceneggiatura del film tratto dal suo libro ” Lontano da ogni cosa”, ha al suo attivo gia’ numerosissime collaborazioni di narrativa, moltissime pubblicazioni, tra poesie e racconti, e libri. Il suo “I buchi neri divorano le stelle” del 2011, raggiunge il secondo posto del premio nazionale l’Osservatorio XV edizione .
Nel 2012 “FATTI MALE”, finalista al Premio Carver, tradotto in tedesco per Aufbau-verlag, nel 2014 ” IO SONO UN’ OPERA D’ ARTE – viaggio nel mondo della performance art “, che racconta e spiega il suo rapporto e quello di altri artisti similari, con l’ arte performativa .
“HOMO HOMINI VIRUS” del 2015 vince il Premio Carver.
L’opera piu’ recente e’ “UNA VOLTA L’ ESTATE” (Premio L’Aringo, Essere Donna Oggi), scritto a 4 mani con Luigi Annibaldi, scrittore, filmaker, docente presso Scuola Omero. Scrive per numerose riviste letterarie.La sua produzione di videoperformance è consultabile su You Tube. Vive a Roma.
Sono stata affascinata e interessata, come artista e come critica, dal rapporto stretto, intimo, tra le sue performance e la video art. In questo intreccio si fonde in modo inestricabile l’ artista Palomba e la performer, l’ azione e la visione. Mi sono chiesta come è nata questa fusion, cosa cerchi e cosa lasci, in questa esternazione dell’atto performante, Ilaria Palomba. Le giro la domanda, che l’ artista è pronta a cogliere nel suo senso.
“L’azione performativa ha per me un legame con il sacro, così come lo intendeva George Bataille, là dove un corpo nudo, vestito di colori, si svuota di carnalità riempiendosi di energia creatrice. ”
Molto di questa azione a cavallo fra il tempo della esecuzione, la dimensione della pittura e il luogo su cui essa viene eseguita, ovvero il corpo, ha a che fare con il rito,con il tribale, con lo sciamanesimo e tutto ciò che trascende il qui e ora per divenire ovunque e altrove. Illuminante e decisivo in tal senso l’ incontro di Ilaria Palomba con l’ artista, pittore, video maker e body painter barese Miguel Gomez, il quale la inizia a questa forma espressiva dell’ arte, una forma invero arcaica , che si richiama a tribalismi ancestrali e archetipici, quasi “stregoneschi” nel senso della capacità umana e artistica di plasmare ” magicamente” la materia e l’ accadere . In quest’ambito, la Palomba segue la forza della sinergia particolare che raggiunge con Gomez, riuscendo a manifestare ” una sorta di legame mistico che ti porta a raggiungere un determinato stato di coscienza…Cerco il superamento dell’individualità” .
Questo è in realtà il fulcro di molta parte del suo lavoro, anche di scrittrice, operato attraverso l’ analisi profonda, lucida e a tratti spietata, della psicologia dei suoi personaggi, delle loro dinamiche e degli eventi che si dipanano attorno e dentro le loro vite, per oltrepassarle e sublimarle in un flusso di coscienza collettiva . Questo è il risultato raggiunto anche durante le performance di body painting, vissuto e partecipato al pubblico presente come un “atto dionisiaco in cui si diviene flusso, portavoce di un sentire collettivo”.
Un risultato e un intento che ricordano molto i lavori e le performance della Abramovič, pur nella differenza del mezzo espressivo conseguito. Analoga, però, è la tensione interattiva che si accende fra il pubblico e l’ artista,la compartecipazione al catartico rito collettivo in cui è il pubblico stesso a tornare quasi bambino, nel sentimento di una innocenza creativa, una pulsione ideativa in potenza, che collima con uno stato ideativo di sogno ad occhi aperti, e il sogno diventa visibile attraverso le mani del pittore, dei segni che si muovono sul corpo della performer e della loro nuova vita , quasi una alterità, una possessione creativa e creatrice, che forma un mondo nuovo, davanti agli occhi degli spettatori, cocreanti un flusso di coscienza condiviso. Un po’ alla maniera degli aborigeni australiani e dei loro sciamani, che parlano della creazione nel tempo del sogno e si considerano co- creatori del mondo, insieme al Divino.
In questo senso, dunque, alcune sue performance ricordano moltissimo la Abramović, ma essendo ella un’ icona, e’ in qualche modo ormai cristallizzata, o quanto meno ” scivolata ” di fianco, in parallelo, nell’olimpo delle affermazioni gia’ avvenute, gia’ metabolizzate, per quanto, molto ancora si possa ed essa stessa possa ancora certamente dire. Palomba è decisamente più presente però, e piu’ contemporanea, a mio parere, provenendo dallo stesso fiume ma essendo un affluente differente per apporto, se così posso esprimermi.
Chiedo dunque ad Ilaria quanto in effetti sia distante, o vicina , la sua idea perfomativa a quella della ” Grand Mather ” di tutte le performance.
Ilaria Palomba risponde che della Abramovič apprezza soprattutto le prime performance, tra cui Rhythm 0, come si può ben comprendere, in cui la Abramovič si pone come intermediaria e interprete dell’immaginario collettivo. “Ha fatto delle cose davvero incredibili in quel caso”, considera la Palomba, “restando immobile dinanzi a una folla di persone che potevano agire su di lei con violenza o con amore, e in questo rendersi medium ha esplicitato le due tendenze fondamentali dell’umano: l’aggressività, quindi l’esercizio di potere ai danni del prossimo, e la cura di heiddegeriana memoria, intesa come prendersi cura ma anche essere nella dimensione della cura, quindi una forma di riconoscimento dell’altro come sé.
Qualche volta l’ho citata, per esempio nella performance Stella di Sangue, con Chiara Fornesi all’evento Cardiopatica I. Presto però ho cercato di liberarmi dall’influsso dei grandi artisti per assurgere alla mia verità che, come dicevo, consiste nel far vivere un corpo fuori dai circuiti della ragione.” – cosa questa, agli antipodi della azione della Abramovič, sempre pronta a spingere il proprio corpo ,e le reazioni degli astanti, ai limiti della sopportazione, e di quella dei presenti, in modo lucido e raziocinante, salvo poi la dichiarata contrarietà di non poter eseguire la performance stessa a causa del raggiungimento e soprattutto del superamento, di quei limiti, e del cedimento del corpo troppo provato.
Palomba conclude considerando che il suo lavoro con Miguel Gomez ha a che fare con il divenire altro in senso deleuziano, e in un certo qual modo, è un atto magico.
Durante la performance di Body painting tenuta a Bari a dicembre del 2016 nel corso del BibArt, mentre l’ artista Miguel Gomez dipingeva sul suo corpo, molti hanno detto che c’ era la percezione di un libro, come se oltre a dipingere, ci fosse una narrazione. Ne chiedo conferma : Miguel aveva preparato un testo da lui scritto, intitolato The Cage Of My Mind.
Dice la Palomba:” Io e Marked Melody (Manuela Maroli) completamente dipinte da lui, ci siamo calate nel testo e poi è cominciato un dialogo, non solo con il corpo ma questa volta, per la prima volta per quanto mi riguarda, anche attraverso la parola. È accaduto quel che succede quando scrivo liberando flussi di coscienza: qui però non c’erano fogli e penne ma solo la voce. Una voce che è suono ma anche senso”. Dunque, per librarsi fuor dalle gabbie che la mente costruisce o subisce, è la mente stessa che deve esorcizzarne le sbarre, liberando lo spirito. La performance diventa quindi il superamento delle barriere e delle costrizioni sociali, dei ruoli e delle strutture,delle imposizioni soffocanti, soprattutto nei confronti delle donne. L’ azione performativa diventa un atto naturale e spontaneo, un autentico ritorno alla natura e all’ ancestrale, ad una “percezione pura che ci lega ancora tutti gli uni con gli altri.”Di questo dionisiaco sentire non resta all’ artista un ricordo ma la consapevolezza e il senso, segno dell’ avvenuto flusso emozionale.
” IO SONO UN’ OPERA D’ ARTE” del 2014 è un viaggio attraverso il mondo dell’arte performativa, mostrando i performer e la loro vita. Ilaria Palomba ha dunque creato moltissima arte performativa. Quale e’ stato quindi il motore del suo interesse agli inizi, per questo genere di Arte? In realtà una serie di convergenze di vario genere.
Nel 2010 inizia ad assistere alle performance di BodyArt estrema nei club romani ( questo sarà riportato nelle pagine da lei scritte). Nel 2011 si reca a Parigi per studiare sociologia dell’immaginario, seguendo i seminari di Michel Maffesoli, e qui conosce anche Vincenzo Susca che le consiglia una serie di letture fondamentali per tutta la sua ricerca (anche come scrittrice), tra cui i più importanti sono sicuramente “Mille Piani” di Deleuze e Guattari e “L’Erotismo” di Bataille. Poi inizia a scrivere il saggio, più che altro appunti. Guarda performance e scrive. Intervista i performer e fà ricerca. Nel 2012 partecipa al workshop “Chi sei tu” di Franko B, uno dei maggiori esponenti della body art estrema ( ora impegnato in nuove forme di ricerca) . Fondamentale è anche il workshop di Performazione al Cineteatro con Antonio Bilo Canella e Hossein Thaeri. In pratica il saggio “Io sono un’opera d’arte” ha visto la luce nel 2014, dopo quattro anni di costante ricerca, vissuta anche in prima persona. Contemporaneamente scrive anche il romanzo “HOMO HOMIMI VIRUS” , dove confluiscono le esperienze vissute gravitando nel mondo della performance art ma anche nel panorama letterario italiano, dove, considera la scrittrice con rammarico, davvero conta poco la bravura “…. e molto invece i contatti, le conoscenze, l’essere l’amante di Tizio, l’essere stata presentata nel circolo tale da Caio. E così, tra sangue e arrivismo, è venuta fuori quella che considero la definizione dell’uomo del nostro tempo: un virus”.
Nel libro “ UNA VOLTA L’ ESTATE“, il racconto si snoda tra storie umane che iniziano in un modo e terminano in un altro, seguendo lo svincolarsi della loro stessa vita. Anche un corpo che si forma in un altro corpo e’ quasi una storia nella storia; forse il libro più maturo che Ilaria abbia scritto, a quattro mani con Luigi Annibaldi, a fare da contraltare al pensiero profondamente tragico di cui la Palomba si fa portavoce. “Quest’incrocio ha funzionato molto. È stato un gioco di ruolo in cui ciascuno portava alle estreme conseguenze il suo personaggio. Siamo diventati Maya ed Edoardo, i due protagonisti del romanzo, e ci siamo fatti davvero male scrivendolo. Però credo ci sia anche qualcosa di salvifico. Volevo affrontare il tema della paura di crescere, e così mi è venuta in mente Maya, un’artista costretta in una vita da casalinga, che rifiuta la gravidanza e rifiuta in qualche modo anche il ruolo che mediamente la società prevede per una donna che ha passato i trent’anni”.
Ecco che anche nella scrittura, per Ilaria Palomba Il corpo è centrale, e il punto focale, il crocevia di un percorso doloroso di autocoscienza, il terreno di battaglia di una guerra dichiarata dalla società al corpo delle donne e ai suoi diritti, guerra che si fa angoscia incombente concretizzata nel rifiuto di accogliere un altro corpo. Tuttavia questo bambino che lei porta in grembo è anche il simbolo del futuro. ” Un futuro negato per una generazione che non ha più nulla di certo. Un futuro che diventa cenere perché cenere è quello che abbiamo di fronte, con l’impossibilità di realizzarci professionalmente e sentimentalmente quando tutto è precario, instabile e soggiace alla legge del capitale”, spiega la Palomba.
Con grande coraggio e profonda analisi di un momento storicamente confuso e complesso, soprattutto negli urti che si abbattono sulle generazioni future e sul senso della vita che queste si trovano ad ereditare, quel che la giovane scrittrice ci mette sul tavolo non è una cupa descrizione di eventi, o una torva realtà impossibile da scardinare: è anzi un punto di rottura con un sistema inumano e inaccettabile, un grido di avviso sui pericoli che corriamo e quel che la nostra società è divenuta, ma anche un ” un grido di rivolta”, un grande grido , “affinché si possa invertire la rotta”. Una leva dove appoggiare il peso della sofferenza e la forza dell’ anelito ad una realtà più vera e più giusta.
” Credo che la sensibilità somigli molto alla follia, una sensibilità troppo grande ti fa vedere le viscere del reale di lacaniana memoria. Le viscere del reale fanno un male cane ma forse guardandole in faccia possiamo anche costruirci una corazza.” Commenta infine Ilaria Palomba.
La sutura tra la scrittura e l’ energia vitale di un atto performativo è dunque completa: il sonno della ragione di questa società, genera mostri piuttosto che figli, soprusi piuttosto che umanità, ma , a contrasto di ciò, l’ artista genera sogni e sognando crea, poichè la forza creatrice del sogno estatico, del sogno dionisiaco, porta gli archetipi a manifestarsi, attraverso la performance nel caso della Palomba, nella dimensione del qui ed ora, e dunque, sia che si guardi a Jung, sia che si consideri il pensiero naturale e filosofico insieme degli sciamani australiani, o si tenga a mente la cosmogonia di Vishnu, la divinità Indu, il mondo si crea sempre nel sogno e gli archetipi ne sono i pilastri: la creazione del sogno è il risveglio della vita vera.
E gli artisti, i sacri traduttori, investiti di demiurgica potestà, danno la vera forma che il mondo ha già nei sogni del Divino: una responsabilità e un privilegio che l’ arte detiene dai tempi dei pittogrammi. Dal tempo dei sogni.
Molfetta, Premio Donna di Puglia 2014
WEBLIOGRAFIA
Ilaria Palomba: Biografia – wwwilariapalomba.it
Tutti i libri di Ilaria Palomba
Wwwlafetrinelli.it libri
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ILARIA PALOMBA – LUIGI ANNIBALDI – UNA VOLTA L’ ESTATE
Roberto Russo intervista Ilaria Palomba..
I.Palomba – M. Gomez: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. (PERFORMANCE)
La precarietà dell’ esistenza- intervista
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