Per sopravvivere in assenza di risorse economiche in un paese già pesantemente afflitto dalla carestia si verifica il costante incremento delle nozze combinate a danno delle minorenni (oltre 400mila le ragazzine tuttora a rischio).
Il conflitto che da quasi tre anni contrappone i lealisti sponsorizzati da Ryiadh ai ribelli Houthi coadiuvati dai seguaci dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh ha gradualmente indotto tre milioni di yemeniti a fuggire dalle proprie abitazioni per inseguire la salvezza nei vari campi profughi disseminati sul territorio, lontano dal frastuono delle armi e dalla ferocia dei belligeranti.
Ma la sopravvivenza in assenza di risorse economiche non è un’impresa semplice: soprattutto in un paese già pesantemente afflitto dalla carestia. Ne consegue il costante incremento delle nozze combinate a danno delle minorenni (oltre 400mila le ragazzine tuttora a rischio). “Ne constatiamo quotidianamente l’incidenza, purtroppo. Talvolta è una scelta imposta dall’impellenza di preservare le ragazze dagli stupri. Generalmente però è soltanto una questione di denaro“, ha osservato Nailaa Mohammed, attivista dell’associazione Yemen Women Union impegnata nell’assistenza ai rifugiati.
“In passato simili connubi erano circoscritti alle aree rurali; ora per colpa della guerra stanno dilagando anche nei contesti urbani“: è furioso Nabil Fadel, alla guida dellla National Organization to Combact Human Trafficking. “Non oso nemmeno immaginare ciò che potrebbe accadere nel prossimo semestre: per i disccupati oppressi dalla povertà sarà arduo resistere alla tentazione insita in potenziali benedici finanziari “.
A fronte del 50% attestato nel periodo pre-bellico, il 72% delle donne recentamente interpellate dagli osservatori dell’Unicef in sei province ha candidamente ammesso di essersi accasata in età adolescenziale (meno di 14 anni nel 44% dei casi): “I genitori tendono a venderle per incassare i soldi della dote. Sperano così di ovviare ai costi del loro mantenimento, a prescindere dalle garanzie potenzialmente offerte dal consorte designato“, hanno precisato.
La verità è che nonostante l’età minima per contrarre matrimonio (legalmente fissata a 15 nel 1990) sia stata ultimamente innalzata a 18 anni dal Ministero della Giustizia, non esistono attualmente norme atte a scongiurare un fenomeno riconducibile essenzialmente all’intransigenza religiosa dei musulmani consevatori. per i quali, essendo contemplate dalla Shar’a (o legge islamica), le unioni precoci non vanno assolutamente avversate. E poco importa se il numero delle bimbe decedute per dissanguamento in seguito ai rapporti sessuali sia attestato in costante crescita.
“Sto ancora lottando per salvare mia figlia di 10 anni”, ha drammaticamente raccontato Nasrine dal campo profughi di Ibb. “Fino a poco tempo fa ero sposata con il titolare di un ristorante e una macelleria. Con i proventi quotidiani del suo lavoro (circa 20 dollari, n.d.r.) riuscivamo a condurre un’esistenza agiata. Poi è scoppiato l’inferno. Avendo ormai perso tutto, lui ha decio di cedere la bambina a un uomo di 61 anni in cambio di un milione di ryals (quattromila dollari, n.d.r.). Ovviamente abbiamo divorziato. Mi sono subito rivolta a un tribunale, ma il giudice ha ribadito che se il marito è d’accordo la moglie deve sottostare. Anche se la promessa sposa dovesse essere una neonata“.