Voleva diventare monaca nella congregazione delle suore domenicane di Betania, è diventata prete con il nome di Madre Maria Vittoria Longhitano, si è sposata e ha una bellissima figlia ricciolina che si chiama Teresa.
Non è la trama di un film ma la storia di una grande donna che ho appena incontrato, la prima donna italiana ordinata in Italia sacerdote della Chiesa veterocattolica. Una corrente nata dal Cattolicesimo progressista del Concilio Vaticano Primo ad opera di un gruppo di Vescovi che si rifiutarono di riconoscere il dogma della infallibilità del Papa e che per questo furono scomunicati. Dopo la scomunica si organizzarono dando vita ad una chiesa cattolica parallela che si rifà al cattolicesimo del primo millennio, quando la chiesa era indivisa e quando i vescovi e anche il Papa avevano pari dignità. Nel 2011 la Chiesa veterocattolica -che dagli anni Quaranta è in full-communion con la comunione anglicana- decise in Italia di chiudere la missione e la comunità confluì nel mondo anglicano. La maggior parte degli ex-veterocattolici confluirono non nella chiesa di Inghilterra, da essi considerata più conservatrice ma nella punta più progressista, la Chiesa Episcopale. Ora Madre Maria Vittoria è presbitera-prete-della Chiesa Episcopale e Arcidiacona ( Vicario Episcopale) per le comunità di lingua italiana.
L’energia del Femminile, in questa giovane donna apripista dal cipiglio deciso e dallo sguardo dolcissimo, è riassumibile in tre parole, accoglienza, inclusività, cura. Parlare con lei mi ha fatto sentire accolta anche se l’ho trattenuta ben oltre il tempo che normalmente si concede ad una intervista e ogni sua parola mi ha incuriosita molto più di quanto mi aspettassi.
*Sei stata la prima donna italiana a esser ordinata in Italia presbitero della chiesa veterocattolica. In cosa si differenzia dalla Chiesa Cattolica?
Nella Chiesa vetrocattolica I Vescovi non sono nominati dal Papa ma eletti dai fedeli, i preti si sposano, le donne possono diventare prete, i parroci sono eletti dalla comunità.Si è sviluppata su principi più vicini a quelli del Vangelo quando gli apostoli si sposavano e mi viene in mente subito una battutaccia, così, tanto per iniziare il discorso tra noi. Nei vangeli si parla della guarigione della suocera di Pietro e si dice che Pietro tradì Gesù sai perché? Per vendicare il fatto che avesse guarito sua suocera! Una volta ero a Berna e i fratelli della Svizzera mi hanno portato in trenino sulle montagne svizzere che assomigliano a quelle di Heidi.. c’erano delle baite con la croce sopra e le guide dicevano in continuazione “Guardate, questa è una chiesa veterocattolica, quest’altra è una chiesa veterocattolica..” e io mi chiedevo, visto che il veterocattolicesimo è un affare di stampo teologico, come mai si fosse diffuso così tanto. Era perché i veterocattolici non facevano pagare i sacramenti ai poveri, quindi non era una questione di fede, di dogmi, non una motivazione elevata ma quella del quotidiano. La gente normale non ragiona per principi ma in modo pragmatico, perché mai dovrei privare i miei figli del cibo per ricevere una benedizione?
* Hai iniziato il tuo cammino come suora entrando nella congregazione delle suore domenicane di Betania all’interno della Chiesa Cattolica. Poi sei diventata prete in quella anglicana . Raccontaci..
Si, sono entrata nel convento delle Suore di Betania perché io avevo cercato quello che più mi avvicinasse al concetto di sacerdozio presente in me fin da quando ero bambina. La vita contemplativa claustrale in semiclausura mi pareva la più vicina. Non volevo uscire dalla Chiesa Cattolica Romana. L’ordine era stato fondato in carcere da Padre Jean-Joseph Lataste a metà del milleottocento, in un periodo storico in cui le donne che avevano perso la verginità prima del matrimonio non potevano diventare religiose mentre gli uomini, guarda caso, potevano fare come volevano. Nelle congregazioni nessuna conosceva il passato dell’altra, si stava soltanto nel presente. Infatti nella mia comunità era vietato che ognuna parlasse di sé e della propria vita , l’intento era quello di ricominciare da capo. Le suore facevano l’omelia, si leggeva Drewerman, teologo e psicanalista ex prete cattolico e si dava al Vangelo e alle Scritture una lettura in chiave di psicologia del profondo, si accoglievano le persone, alle suore veniva data la possibilità di approfondire gli studi
*E poi cosa è successo?
La congregazione è stata chiusa perché venne chiesto alle monache di sottomettersi alla autorità cancellando le caratteristiche peculiari dell’ordine ma erano imposizioni alle quali non ci sottomettemmo per cui la congregazione fu chiusa. Sarebbe stato ridicolo sottomettersi a questa carica reazionaria. Adducevano scuse tipo “siccome siete in semiclausura non dovete uscire per studiare” e altre argomentazioni simili che nascondevano ben altro
*La paura delle donne, direi… hai avuto i tuoi problemi ad affrontare il tuo percorso di sacerdozio proprio in quanto donna?
Per la Chiesa Cattolica Romana anche voler fare la monaca in modo diverso era stato un problema, non accettava che le donne potessero avere un minimo di autorità, che potessero insegnare, praticare come gli uomini. Nel caso delle suore di Betania non si parlava nemmeno di sacerdozio ma di povere monache di semiclausura che non avrebbero avuto nessuna particolare autorità gerarchica. Come potevano dare fastidio delle cose così semplici, come l’istruzione, un po’ di predicazione, qualche riunione?
*Perché la chiesa cattolica è così misogina?
Ci sono sacche di misoginia nella chiesa cattolica e in quella ortodossa ancora di più. Una volta in un incontro ecumenico incontrai degli ortodossi, erano semplici fedeli, che mi chiesero “Ma tu dici Messa anche quando hai il ciclo?” Così come altri si pongono il problema se una donna incinta possa dire Messa, tutte domande che a me non verrebbero mai in mente. Una volta mentre ero in gravidanza sono anche svenuta mentre facevo Messa ma non per ragioni legate alla Messa! E questo la dice lunga. Probabilmente sopravvivono a livello inconscio degli stereotipi, pregiudizi ancestrali e vige la paura, come in tutte le istituzioni totali e gerarchiche, di sconvolgere con la presenza delle donne l’ordine e gli ordini costituiti. Secondo me è questo.
*Forse la paura che l’energia del femminile possa portare degli stravolgimenti che la chiesa non è pronta ad affrontare? Sappiamo che l’energia del Femminile è profondamente trasformativa mentre quella del Maschile tende a restare sui binari…
*Nella Chiesa Cattolica è più difficile quindi vivere la parità dei generi?
Nella Chiesa Cattolica il prete non ha solo autorità pastorale ma ha potere giurisdizionale sulla parrocchia ed è più difficile in società fortemente gerarchica e gerarchizzata immaginare l’ingresso delle donne. Basta guardare anche nelle società civile, dove le donne sono entrate per ultime in Italia? Nell’esercito! E’ un caso? Secondo me no, in magistratura si, in ambito medico si, nell’esercito per ultimo, l’ultima barriera.. dal punto di vista sociologico questo è comprensibile, ma questo non era né il progetto della Chiesa di Gesù né quello della Chiesa del primo millennio. Esistono tanti documenti che attestano ordinazione di diaconesse, idi donne presbitere nelle catacombe, donne che presiedono l’eucarestia, che spezzano il pane..
*Qual è la differenza di fondo nella pastorale tra te, donna, e un prete uomo?
La cura, la attenzione alle piccole cose, alla vita delle persone. Nella omelia io cito sempre esempi della vita quotidiana delle persone che sono lì davanti a me. Se devo fare l’’esempio di una buona gestione non cito chi gestisce la Fiat ma il piccolo negoziante che è lì tra noi. Se devo parlare di problemi economici cito il piccolo pensionato, non il barbone perché non ce ne sono tra noi. Io accudisco i miei fedeli, porto sempre da casa prima della celebrazione la colazione per tutti, il caffè, dei dolci, in estate il te freddo, a volte cucino per loro. Scherzando dico sempre che chi sa nutrire l’anima deve essere in grado di nutrire anche il corpo. Se stanno male prendo l’autobus e vado da loro. Sono totalmente volontaria, non ricevo stipendio e questo un uomo non lo farebbe. Tanti miei colleghi e colleghe sono stipendiati, non è una regola fissa ma l’essere volontaria è una mia scelta, io vivo facendo l’insegnante, non sto nemmeno in canonica, abbiamo comperato una casa di cui paghiamo il mutuo.. non so se un uomo potrebbe fare questo
*Tu hai celebrato e celebri tanti matrimoni gay…
Quello è proprio il mio primato. Il primo matrimonio pubblico in una chiesa cristiana in Italia, prima ancora della chiesa valdese, prima ancora di altre chiese, a parte matrimoni gay celebrati nello strettissimo privato e di nascosto. Il primo atto pubblico di rottura è stato il nostro.
*Perché secondo te, alcune chiese sono omofobiche? Ti sto chiedendo di andare alla radice di questo perché..
Secondo me la radice è la stessa della misogenia. In una società gerarchica liberare la energia sessuale connessa alla propria identità potrebbe essere un problema per il potere perché si rompono tutti gli schemi. Inoltre l’omofobia è un’eredità della cultura dell’Antico Testamento. Volendo essere letteralisti dobbiamo dire che l’Antico testamento non condanna i rapporti sessuali tra donne, quindi per le lesbiche è lecito. Ma cosa c’è dietro? Stiamo parlando di una società tribale con una mortalità infantile elevatissima, con un numero di carestie, guerre e pestilenze che decimava la popolazione. Il problema dell’omosessualità era la dispersione del seme, quindi il mettere in crisi la sopravvivenza stessa del popolo ebraico e dell’ebraismo, per questo sono condannati l’onanismo, il coito interrotto, l’omosessualità maschile. Gli uomini omosessuali sono condannati per questo, anche con la morte, mentre una donna che si concede un piacere con un’altra donna comunque può fare figli e non disperde.
*Quindi la radice sta in questa lettura?
Si, a livello antropologico. Poi c’era il problema della identità ebraica, se uomini di altri popoli vicini si vestivano da donna si poteva vedere il rapporto tra uomini come una sorta di idolatria. A proposito di quello che c’è scritto nella Bibbia “l’uomo non giacerà con un altro uomo come si fa con una donna” c’era la battuta “ E noi lo facciamo in piedi”! In ogni caso se due mogli dello stesso uomo avevano dei rapporti tra loro non rappresentava un grande problema per nessuno
E poi è nata un’ interpretazione di tipo etico..
Si, come se il problema fosse il piacere che due persone si davano; siccome oggi viviamo in una società in cui siamo in troppi, non c’è il problema dell’estinzione se un uomo ha un rapporto sessuale con un altro uomo. Tra l’altro se l’uomo aveva eiaculato la condanna era maggiore, se non aveva eiaculato la condanna era minore- e lo è ancora in alcuni paesi musulmani. Come si vede, è semplicemente una prescrizione antropologica che ovviamente si fa passare per religiosa, la Bibbia va letta e interpretata nel suo contesto, altrimenti se proprio dovessimo essere letteralisti non dovremmo mangiare neppure i gamberetti né la carne di maiale ma non mi pare che chi cita a sproposito la Bibbia per proibire i rapporti tra persone dello stesso sesso non mangi gamberetti o carne di maiale.
*Se si fosse coerenti con la lettura della Bibbia allora la omosessualità potrebbe essere una sana risposta anche da parte della Chiesa per risolvere il problema della sovrapopolazione
Paradossalmente si ma, ovviamente , non si può prendere una posizione dicendo che un orientamento è migliore di un altro. Il problema era un altro e si diceva all’omosessuale o a colui che disperdeva il seme “Sei un irresponsabile” ma non era proibito provare piacere. Poi la Chiesa ne ha fatto un problema etico che etico non é.
Tu di questo parli con i fedeli?
Si ma chi viene nella nostra chiesa è in accordo con questo per cui io non sto lì a spiegare tutto perché per noi sono concetti scontati. Nelle mie omelie parlo analizzando i vangeli dal punto di vista antropologico, dal punto di vista della psicologia del profondo, dicendo le cose che a quelle persone in quel contesto possono essere utili per camminare meglio.
Se adesso paradossalmente la chiesa cattolica la pensasse come la tua chiesa tu sceglieresti ancora di essere sacerdote e non suora?
Assolutamente si perché la mia vocazione è quella al sacerdozio e non alla vita monastica, fin da piccola ho desiderato questo. Le patatine diventavano ostie, gli scialli di mia madre diventavano stole, battezzavo persino le bambole, ero così piccola che non arrivavo al lavabo e battezzavo le bambole nel bidet, da piccola avrò fatto i primi matrimoni gay perché ho sposato le Barbie tra loro. Sono stata pioniera.
E’ dentro di te l’essere pioniera, ce l’hai proprio nel sangue..
Probabilmente si, ognuno ha dentro una missione, qualcosa da compiere e quando Gesù morì sulla croce l’ultima cosa che disse fu “Tutto è compiuto” cioè “ho fatto il mio dovere”. Quando San Francesco morì disse “ Io ho fatto la mia parte, la vostra ve la insegni Cristo”. Nei santi o nelle persone di un certo spessore quando si muore il bilancio è “Ho fatto il mio dovere, ho fatto quello per cui sono venuto al mondo”. Dentro ad ognuno di noi c’è questa idea dello scopo della nostra vita
E tu certamente stai suonando la tua nota e non quella di un altro! Cosa ti ha aiutato a realizzarla concretamente?
Quando ero piccola sentivo dire che santa Rita era la santa dell’impossibile. Mia nonna mi diceva sempre che se volevo qualcosa di difficile da realizzare dovevo chiedere a lei, prima o poi lo avrei realizzato . A dieci anni nel mio paesino durante la processione a Santa Rita le confessai che da grande avrei voluto fare il prete e le chiesi di aiutarmi. Poi me ne dimenticai. Ma quando il mio vescovo stava guardando la data di ordinazione sacerdotale sull’agenda, l’unico giorno libero dell’anno era il 22 maggio, giorno della festa di Santa Rita. Non credo che sia assolutamente un caso, io l’avevo dimenticato ma lei no! Anche lei discriminata come donna, come vedova.. per diventare monaca bussò più di quattro volte al monastero agostiniano.. Prima perché era vedova e aveva perso la verginità fuori del matrimonio, poi perché aveva sposato un disgraziato, poi perché aveva dei figli così e cosà.. tutte le scuse le trovarono e alla fine chi la dura la vince.. un po’ come me, no?
Si, direi di si! L’ambiente in cui sei nata, cresciuta ti è stato di ostacolo oppure ti ha stimolato a questa scelta?
Ho vissuto in un paesino di 3000 abitanti, Nissoria in provincia di Enna, nel cuore della Sicilia. Da piccola non stavo bene in quel mondo ristretto, ero molto precoce, leggevo molto, mi confrontavo e vedevo che dentro di me c’erano visioni diverse. Volevo fare il chierichetto e andai dal parroco e mi disse che Gesù non voleva, mentre per esempio già in diocesi come Milano queste cose cominciavano ad affermarsi. Non vedevo l’ora di andarmene, poi andai a Catania all’Università e trovai un ambiente diverso. Ma quando divenni presbitera mi sono stati tutti vicini, ho sbagliato io, si sono dimostrati più evoluti di tanti intellettualoidi. Vorrei ritrovare quel mondo semplice di affetti spontanei, e dopo che ho conosciuto la freddezza di Milano, come direbbero i miei studenti, quoto quel mondo.
Il mondo gerarchico cattolico milanese ti ha creato dei problemi?
No, c’è stato solo un episodio. Eravamo ospiti paganti al Don Orione, una struttura a Milano appartenente agli orionini. Ero stata ordinata diacono lì senza che nessuno dicesse niente. Quando cambiò il Padre Provinciale quello nuovo venne lì dicendo che era uno scandalo, che dovevamo andarcene via perché una donna non poteva stare all’altare in una cappella cattolica. Un mio confratello che poi fu cacciato via dal Vescovo della mia Chiesa, firmò in segreto un accordo con lui. Mi ricordo l’arroganza di questi due uomini coalizzati contro di me. La Curia di Milano prese le mie difese. Allora c’era il Cardinale Tettamanzi, non smetterò mai di ringraziarlo perché paradossalmente mi trovai alleata la chiesa ambrosiana . Il provinciale si chiamava Pierangelo Ondei e noi scherzavamo “Meglio una vita fra gay che un giorno da Ondei” Il suo era proprio un disprezzo del femminile perché cercava la complicità dei miei colleghi maschi. Mi ricordo che mentre i miei colleghi maschi li chiamava “padre” a me chiamava, con arroganza e scherno, “signora “
L’essere moglie, madre , sacerdote, insegnante sono in te sfaccettature in armonia o in disarmonia tra loro?
Non vivo le sfaccettature in modo conflittuale, però vedo dei confratelli maschi che sono in pieno dentro a questo conflitto. Se io sono in un modo lo sono in ogni situazione. Certo il problema è calibrarlo. Per esempio, io ho la tendenza ad occuparmi dei miei alunni come se fossero miei parrocchiani e a volte esagero. Oppure sono molto didascalica nelle omelie, tendo a fare l’insegnante, spesso verifico anche ai livelli inconscio se hanno i prerequisiti per capire qualcosa e allora chiedo “Sapete cosa vuol dire? Avete sentito parlare di..?” Talvolta sbaglio, invece di dire “Cari fratelli, care sorelle” dico “Capito, ragazzi?” E’ una deformazione professionale, mi capita perché sono Una, ma non lo vivo in modo conflittuale.
E questa è una delle caratteristiche della energia del Femminile, la consapevolezza di essere Uno..
Si, certo, e quindi di armonizzare e conciliare.. Alcuni colleghi maschi, per esempio, sono molto carini con le mogli e molto duri con i parrocchiani.. Io sono io sempre. Chiaramente devo mettere dei paletti, dei confini, però è difficile proprio perché sono Una.
E tuo marito ti è accanto abbracciando totalmente la tua scelta..
Io senza mio marito non avrei potuto fare che metà.. Mi è veramente vicino, non so cosa farei senza di lui..é veramente metà di me e metà del mio essere sacerdote, non solo metà della mia vita…
Grazie Madre Maria Vittoria, grazie a nome di ogni altra donna! Sei davvero un’apripista dal cuore grande e dalla mente apertissima!
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