La letteratura è stata per secoli terreno quasi esclusivo degli uomini e le poche donne che volevano pubblicare spesso si nascondevano sotto pseudonimi maschili. Anche l’immaginario letterario femminile spesso è stato plasmato dagli uomini e pensato per gli uomini. Tuttavia, ci sono scrittori che hanno saputo scrivere di donne e per le donne.
Anch’io ho spesso pensato che gli uomini non sapessero scrivere ”veramente” di donne con occhi non viziati dalla loro appartenenza al genere maschile ed invece ne ho trovato uno che scrive non solo di donne, ma che si addirittura s’impersona in una donna. Parlo di EUGENIO CARDI, romanziere romano, 54 anni, che vive e lavora a Roma. Ha scritto ad oggi otto romanzi, pubblicati in Italia e all’Estero (Francia, Spagna, Canada, Argentina). Ha in corso di pubblicazione il suo ottavo romanzo (“Venduta da mia madre”, liberamente tratto da una storia vera di prostituzione infantile) contemporaneamente in Italia e in Argentina. I suoi romanzi – tutti basati su un percorso di introspezione psicologica o inerenti temi di forte rilevanza sociale – sono stati presentati in numerose occasioni da nomi di eccellenza del panorama nazionale ed internazionale del mondo accademico, della cultura e del giornalismo (Paola Gassman, Angelo Bucarelli, Irene Ferri, Emanuela Panatta, ecc).
Laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Perugia (indirizzo politico-sociale), Eugenio Cardi ha conseguito negli anni una lunga esperienza nella Comunicazione nell’ambito del Non Profit, in particolare negli ambiti: CARCERI, MINORI IN DIFFICOLTA’, IMMIGRAZIONE
Eugenio ha operato per 20 anni circa nell’associazionismo e nel volontariato , spesso in ruoli apicali (ha fatto parte della Consulta Permanente del Comune di Roma per le problematiche penitenziarie, del Tavolo Asilo, del Gruppo CRC per l’infanzia) e/o in collaborazione con ONG quali Save The Children o Amnesty Int, partecipando spesso quale relatore in importanti convegni, anche di carattere internazionale.
Narra spesso storie difficili, molto spesso inerenti il mondo femminile; scrive spesso storie dure, al limite, storie vere di vita vissuta dove le donne sono fatto oggetto di attenzioni sessuali e/o fatte prostituire da membri della propria famiglia (il 95% degli abusi sessuali infantili sono causati da membri della cerchia familiare: padre, patrigno, zio, cugino, amico di famiglia, vicino di casa, ecc).
Tra i romanzi che ha scritto possiamo citarne alcuni che per il tema e la modalità di esecuzione possiamo ritenere molto interessanti.
– Il suo penultimo romanzo “IRENE F. DIARIO DI UNA BORDERLINE” (romanzo di denuncia sociale contro l’abuso sessuale infantile) uscito in quattro lingue, proprio per la sua peculiarità di romanzo di denuncia sociale, è stato presentato presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati (maggio 2011 http://www.radioradicale.it/scheda/326758/abuso-sessuale-infantile-riflessioni-su-un-dramma-moderno) e poi nel febbraio 2016 presso il Senato della Repubblica.
Link Booktrailer: https://www.youtube.com/watch?v=x1BQa9h69js
– “VENDUTA DA MIA MADRE” (PROFONDO ROSSO EDIZIONI) è il suo ultimo romanzo in ordine di tempo, già uscito in Argentina (in lingua spagnola) da qualche mese ed in Italia dallo scorso marzo.
E’ la storia dura e cruda di una giovanissima di 10 anni fatta prostituire dai propri genitori. E’ una storia vera, raccontatami da chi l’ha vissuta sulla propria pelle. Ovviamente nel libro ho provveduto a cambiare luoghi e personaggi per non permettere la riconoscibilità della persona che ha effettivamente vissuto tale distruttiva esperienza.
VENDUTA DA MIA MADRE già stato presentato nel marzo scorso presso l’Università di Roma Tre, nell’ambito del Master post laurea diretto dal Prof. Matteo Villanova (“Educazione affettiva e sessuale per l’infanzia, l’adolescenza e la genitorialità”).
Dall’Incipit si comprende il nocciolo del romanzo:
“Putita, Putita, Putita. Era così che mi chiamavano. Putita. Io quasi non avevo un nome per loro, ma solo quel soprannome lì, che in una sola parola diceva tutto di me, descriveva al meglio la mia condizione di figlia e di essere umano. A lungo non ho quasi saputo del mio vero nome, dato che per i miei genitori non ero altro che una putita (puttanella). Un soprannome che la dice molto lunga sulla mia vita con loro, e ovvero sui miei primi dieci anni di vita. Da allora è trascorso tanto tempo, ed io ho già vissuto tanto, forse troppo, ho vissuto e visto mille cose che se ve le raccontassi nei dettagli vi farebbero senz’altro inorridire; forse vi farei schifo io stessa, e sicuramente mi giudichereste, condannandomi all’ergastolo senza appello alcuno, senza alcuna comprensione né condiscendenza.
Sono una prostituta, una puttana, sì, esattamente come loro volevano che fossi. Questo squallido mestiere è già da molto tempo che lo faccio. Mestiere squallido e lurido, ma rende bene, per cui va bene così. Francamente non ho mai avuto alcuna intenzione di spaccarmi la schiena andando a fare la serva in casa di qualcuno, a lavare le scale dei palazzi o i cessi dei signori. Così mi hanno abituato e così continuo, anche alla mia oramai non più giovanissima età; ma credetemi, non sono affatto da buttar via, anche se la mia vita è compressa, il mio destino segnato. Non ho studiato e non ho imparato un mestiere, se non quel che faccio, se mestiere si può chiamare. Un mestiere che non sia quello di vendere in continuazione il proprio corpo a dei schifosi porci proprio non l’ho imparato, né saprei assolutamente cos’altro inventarmi.”.
VENDUTO DA MIA MADRE è un romanzo liberamente ispirato ad una dura e tragica storia vera di prostituzione infantile, narrata all’autore direttamente dalla persona che l’ha vissuta e che resta anonima. Infatti i luoghi e le persone descritte nel romanzo sono di pura fantasia, appositamente modificati per tutelare la privacy della persona a cui i fatti narrati nel romanzo sono realmente accaduti.
Lo scenario nel quale si muove il racconto è la spagna franchista dei primissimi anni ’70, periodo nel quale – in particolar modo nelle campagne interne al Paese – il triste fenomeno dell’abuso dei minori e dell’avviamento degli stessi alla prostituzione da parte dei genitori era purtroppo più comune di quanto si possa credere, in particolar modo in ambiti familiari e sociali estremamente degradati.
Almunda – questo il nome della protagonista del romanzo – nasce nel 1968 a Fraga, piccola cittadina spagnola della comunità autonoma dell’Aragona, figlia unica di una coppia di agricoltori ignoranti e rozzi. Al compimento dei suoi 10 anni di età, Almunda – con modalità molto dure e dirette – viene avviata da sua madre alla prostituzione. Almunda incontra così i propri clienti (perlopiù amici di famiglia) sotto il tetto familiare, costretta tra l’altro dal ricatto morale perpetrato ai suoi danni dai propri depravati genitori di dover provvedere – attraverso tale attività – al sostentamento dell’intero nucleo familiare. Una volta ben compresa la situazione, ed ovvero che con il tempo la sua situazione non sarebbe cambiata di una virgola (avendo tra l’altro appreso che sua madre stessa aveva svolto per molto tempo quella stessa identica professione prima di cedere a lei il testimone) Almunda decide di fuggire, e approfittando della prima occasione propizia mette in atto il suo progetto di fuga, iniziando così un pericoloso e molto arzigogolato percorso di vita sulle strade della Spagna che la trascinerà in situazioni sempre più difficili e complesse.