Quando inizi a dire no, allora sei sulla strada giusta.
Recentemente ho assistito a una presentazione dove lo speaker ha pronunciato questa frase che mi ha toccato profondamente e mi ha portato a riflettere parecchio sul senso delle sue parole. Tanto che sono qui a scriverne per condividere con voi.
Ora, la mia riflessione si è concentrata in modo particolare sulla parola NO e su quante volte nella mia vita l’ho pronunciata e quante volte me la sono sentita dire.
Ecco il bilancio finale è stato che dico pochissimi NO, ma ne incasso decisamente di più.
Forse dovrei seriamente iniziare a capire il perché.
Qui non entro nel merito della vita personale, anche perché in questo caso il risultato si ribalterebbe.
Ammetto di essere molto meno indulgente nella vita privata che sul lavoro.
Credo che questa predisposizione nasca dal fatto che in ambito lavorativo mi pongo sempre in modo positivo, collaborativo, pensando che – avendo come interlocutori dei professionisti – sicuramente da loro ho solo da imparare. Quanto mi sbaglio e quante delusioni nel mio cammino.
Ma torniamo ai NO.
Io non dico mai NO a priori. Mi metto in ascolto, cerco di capire, valuto la persona che mi propone un progetto e la bontà del progetto stesso, e poi cerco sempre di trovare un canale di comunicazione che possa metterci in relazione, che ci porti a collaborare, a trovare un beneficio reciproco, non solo in termini di business, ma anche sotto l’aspetto umano o legato a prospettive future.
Semino. E anche se non ne traggo un vantaggio economico subito so che intanto mi sono arricchita e che prima o poi dall’esperienza fatta qualcosa di buono tornerà.
Tante volte ho messo a disposizione le mie idee e il mio tempo solo perché credevo in ciò che facevo senza nessun tornaconto se non per assecondare una mia passione.
Allo stesso tempo avevo il piacere di veder crescere un’idea, di vedere che prendeva forma, avere successo. A me basta la soddisfazione di sapere che ho dato il mio contributo.
Potrei citare numerosi episodi per provare questa mia predisposizione, anche recenti, attuali.
Ma non sono qui per farmi bella. Tutt’altro.
Sono qui per ammettere che nonostante i miei 40 suonati devo ancora imparare una lezione fondamentale:
Devo dire molti più no e tirarmela di più!
Sì, perché spesso il mettersi a disposizione, dedicare tempo e energie, non solo non ti viene riconosciuto ma anzi viene dato quasi per scontato, spesso frainteso e in alcuni casi dà adito anche a polemiche e attacchi frontali totalmente inutili e infondati.
Tanto che a volte ti chiedi ‘ma chi me lo fa fare’.
Ahhhh…il potere del no, ma c’è qualcuno che insegna a farlo diventare uno skill?
Se sì, ditemi a quale corso iscrivermi 🙂
Nel frattempo inizio a leggere il libro Il potere del no. Perché una piccola parola può portare salute, abbondanza e felicità di James Altucher e Claudia Azula Altucher
Chissà che non mi illumini.
Ci sono i NO non detti e poi ci sono i NO ricevuti.
E qui si apre un altro capitolo.
Nella vita mi è stato insegnato che la parola data è un impegno, è una responsabilità che va gestita fino in fondo, soprattutto se coinvolge altre persone su progetti e attività precise.
Bene, negli ultimi sei mesi ho ricevuto 3 NO di fila da parte di persone che si erano impegnate verbalmente a portare avanti con me dei progetti e che a metà del cammino hanno mollato, di colpo.
Io, che sono abituata a fare sempre autoanalisi e autocritica, mi sono chiesta e ho chiesto alle rispettive persone se quanto accaduto fosse colpa mia o colpa di qualche incomprensione.
La risposta è stata candidamente ‘No, stai tranquilla, tutto ok, solo che pensavo di farcela e invece mi sono accorta di non avere tempo per questa attività’.
Ora, se da un lato mi conforta sapere che il problema non sono io, dall’altro sono molto preoccupata per la leggerezza con cui le persone, che dicono di essere dei seri professionisti, si impegnino a fare delle cose.
Perché sfilarsi da una situazione non significa solo compromettere la stima che l’altra persona aveva per te, cosa che di per sé è un valore, ma concretamente mette in una situazione critica l’attività stessa, con implicazioni anche economiche in alcuni casi.
Io mi sono trovata esattamente in questa condizione. All’improvviso mi sono trovata a dover gestire un’attività che era in capo a un’altra persona, a dover tamponare l’emergenza e quindi a spendere soldi non pianificati per portare comunque a casa il risultato.
Ripeto tutto è risolvibile ed è stato risolto.
Ciò che non è recuperabile è la stima che io avevo per questi individui e che ora è decisamente lesa.
Probabilmente a loro della mia stima e considerazione interessa poco e vivono bene ugualmente.
Io invece non posso negare che episodi di questo tipo mi segnano. Io non ho la stessa leggerezza.
Non sono leggera nel dire no e non accetto di buon grado di ricevere un no se non è più che motivato.
Dire ‘Ops, ho sbagliato a valutare il lavoro, quindi sorry, ma ti mollo’ per me è semplicemente mancanza di etica e di rispetto.
La cosa pazzesca, ed è qui che mi arrovello il cervello, è che queste persone il più delle volte sono hanno una reputation incredibile, da ‘fighi’, almeno online…perché poi se le frequenti e le conosci nella vita vera i nodi vengono al pettine.
E qui la domanda quindi sorge spontanea: forse non ho davvero capito nulla nella vita!
Forse dovrei lavorare su come gli altri mi devono percepire, vero o falso che sia, e non su cosa sono davvero, sulla mia immagine autentica e trasparente, spesso così schietta da dare quasi fastidio all’interlocutore.
Ed ecco che il cerchio si chiude, e con lui il mio articolo aperto con la citazione della frase
‘Quando inizia a dire no, allora sei sulla strada giusta’.
Eh sì, devo proprio imparare a farlo. Soprattutto in questo mondo dove il rispetto, la coerenza, l’impegno, la correttezza stanno diventando prerogative di pochi e dove invece spopolano le FAKE PEOPLE, l’ipocrisia, la falsa cortesia.