La città è dei cittadini, a maggior ragione, è dei cittadini che l’hanno costruita e resa bellissima nel tempo e famosa per la qualità del lavoro, delle professionalità che si trovano a Milano e delle infinite possibilità di studio e di crescita.
Milano, la zona dei Navigli, da sempre rappresenta il luogo più caratteristico della città. Il quartiere più frequentato, fresco anche in estate dove la brezza mitiga un po’ la calura che avvolge la city. Con la nuova Darsena è il luogo della Movida per eccellenza, ma…esiste un problema molto importante che rende poco sicure queste strade dove la gente passeggia in tranquillità.
Via Gola, luogo di spaccio infinito e fuori controllo, di abitazioni Aler occupate per l’80%, da stranieri senza documenti, cantine comprese e dove le forze dell’ordine non intervengono quasi mai.
La devastazione di questa via, corta, che unisce il Naviglio Pavese alla Via Giovanni Segantini, si riversa sulle attività commerciali della zona, che hanno abbandonato il Naviglio Pavese e le vie circostanti, perché è sempre più difficile vivere e lavorare a contatto con questa realtà triste, dolorosa e pericolosa.
Mi raccontano i pochi negozianti coraggiosi rimasti, dell’assenza di Aler che nulla fa per difendere il proprio patrimonio dalla noncuranza degli occupanti e ancor meno per difendere la sicurezza dei pochi inquilini con regolare contratto rimasti.
L’apertura di un non ben qualificato “centro sociale” favorito dalla cultura del precedente sindaco, ha portato feste improvvisate, barbeque di strada e falò che richiedono spesso l’intervento dei pompieri.
Passare per Via Gola, oggi, significa subire le offerte di fumo ed altre droghe da parte dei gruppetti di venditori di “merce fine”, farsi una canna all’aria aperta non voluta per il forte odore di marjuana che spesso impregna l’aria, o assistere ad aggressioni e liti da parte della popolazione magrebina che qui è padrona.
Ebbene si, questo quartiere non è più nostro, non è più milanese e tantomeno italiano.
La realtà è che la gestione dell’occupazione degli alloggi e delle cantine è in mano a musulmani, che affittano a connazionali abitazioni che dovrebbe gestire Aler.
L’altra triste realtà è che la malavita e lo spaccio sono sempre gestiti dalle stesse persone.
Vogliamo riprenderci il nostro territorio oppure vogliamo continuare a stare a guardare ed a subire?
Alcuni cittadini italiani residenti nella zona hanno fondato un comitato per riportare in Via Gola il commercio, la bellezza, la tranquillità che esistevano prima dell’arrivo di queste orde numerose di persone senza documenti né lavoro e senza patria.
Sono Donne conscie che qui c’è un asilo, tante famiglie con bambini piccoli e che via Gola è Milano, ed è centro città.
E’ il momento di riprenderci il nostro territorio, di riprendere la nostra città e di farne territorio italiano dove possono vivere tutti coloro che hanno documenti in regola, un lavoro fisso ed un domicilio regolare , nel rispetto di tutto ciò che è la nostra cultura, i nostri usi, le nostre leggi e gli spazi in cui vivono.
Se questa è la nostra realtà, è anche responsabilità nostra: per troppo tempo abbiamo osservato silenziosi, la sporcizia, la maleducazione, l’incapacità di queste persone di adattarsi alla città. E’ giunto il momento di agire seriamente.
Come? Ognuno può aderire ai vari comitati esistenti nella zona 5, a S.O.S Imprese di Confesercenti o può farsi portatore di un progetto che riporti l’italianità ed il decoro nella nostra zona ed in tutta Milano.
La città è dei cittadini, a maggior ragione, è dei cittadini che l’hanno costruita e resa bellissima nel tempo e famosa per la qualità del lavoro, delle professionalità che si trovano a Milano e delle infinite possibilità di studio e di crescita.
Tutti, ma veramente tutti vogliono venire a Milano. Qui si è accolti e si vive una vita in continua crescita. Questo patrimonio è nostro, dobbiamo difenderlo e riprenderne il controllo, qui i cittadini devono sentirsi sicuri e tranquilli, devono poter passeggiare in una Milano serale che ha molti panorami da scoprire.
Devono vivere una vita italiana.