L’ignoranza genera paura e la paura genera odio. E l’odio non risolve i problemi, li acutizza, ne crea di altri e porta solo a un malessere sociale ampliato e amplificato dalle tensioni.
Quando andavo alle superiori, le posizioni politiche studentesche rispecchiavano questo dualismo: a destra c’erano i benestanti, i figli dei liberi professionisti, degli imprenditori, degli industriali, i “nordici” con un reddito superiore alla media, o cultura vagamente snob; a sinistra c’erano i figli degli statali, degli operai, degli ex sessantottini o degli idealisti di Woodstock e qualche figlio ribelle che rifiutava il sistema di valori dei propri genitori.
La destra era composta da uomini e donne il cui scopo era salvaguardare il proprio benessere, ampliando la propria rete di affari, nascosti dietro all’idea che in uno stato dove l’economia viene spinta al massimo, tutti stanno meglio.
La sinistra invece comprendeva persone i cui valori, portati all’estremo, miravano a eliminare la proprietà privata in nome di una collettività delle risorse che avrebbe eliminato le disuguaglianze sociali, non solo elevando i meno fortunati, ma soprattutto “sottraendo” ai privilegiati. Con tutte le ovvie derive giovanili e non, tipiche degli estremismi.
E’ una semplificazione ovviamente, che però rispecchiava la distribuzione dei votanti: i “ricchi” a destra, i “poveri” a sinistra (tralasciando le ipocrisie e le debite eccezioni). In Italia ha sempre giocato la parte del leone l’elettorato cattolico, che però aveva al suo interno la stessa differenziazione tra destra e sinistra ed è soggetto allo stesso stravolgimento che sto notando e di cui voglio parlare.
Guardando il panorama dell’elettorato attuale, infatti, si assiste a una incredibile rivoluzione: chi “sta peggio”, chi si sente depauperato dallo stato, chi rivendica diritti, chi ha un reddito minimo, chi è in una situazione di svantaggio, guarda alla destra più estrema come parte politica in grado di tutelare i propri interessi, nel nome di una difesa dell’”italianità” che questa destra predica: “prima gli Italiani” (e gli Italiani, si sa, sono tradizionalmente cattolici, da cui la deriva dell’elettorato democristiano, in barba ai principi umanitari del cristianesimo).
Questa destra arrabbiata, razzista, piena di odio, identifica negli immigrati, nei richiedenti asilo, negli “altri”, la causa delle mutate (in peggio) condizioni di vita degli Italiani. Una vera e proprio “guerra tra poveri” che non presenta un progetto politico coerente, propositivo, costruttivo e lungimirante per risollevare le condizioni sociali ed economiche dei propri cittadini, ma ha, come unico fine, l’eliminazione strutturata dello straniero.
Si tratta di un inganno storico, il cui fine non può certamente essere il benessere degli “Italiani”, ammesso che si possa adoperare questo termine per descrivere un paese che, come il mondo che lo circonda, vive in un periodo storico in cui le distanze geografiche sono sempre più brevi.
Basterebbe un minimo di riflessione, di lettura del presente e del passato nemmeno così remoto, basterebbe una capacità di comprensione dei fatti storici e umani, per capire che la soluzione al problema italiano non può essere la chiusura all’interno dei propri confini.
Manca questa capacità.
Siamo privi dei più elementari strumenti di decodifica del presente, perché la nostra cultura, il nostro sapere, la nostra capacità di capire si stanno involvendo, risultando in una ignoranza crassa, volgare, razzista, meschina e portata all’odio.
L’ignoranza genera paura e la paura genera odio.
E l’odio non risolve i problemi, li acutizza, ne crea di altri e porta solo a un malessere sociale ampliato e amplificato dalle tensioni.
Bisogna aumentare la conoscenza. È necessario accrescere le capacità di comprendere, ampliare la visione e la cultura delle persone, non solo andando a toccare la scuola (per la quale servirebbe una dissertazione vastissima, impossibile da toccare in poche righe), ma anche promuovendo le attività culturali, la lettura, la capacità di aprirsi a nuove esperienze degli adulti.
Ottima la legge contro il cyberbullismo a scuola, ma cosa si fa per i cyberbulli adulti? Si aspetta che si estinguano? Ottimo introdurre (in modo vago, senza linee guida applicative, senza stanziare i relativi fondi) l’educazione di genere nelle scuole, ma sugli adulti come si interviene? Bellissima l’idea di una scuola che promuova la comprensione di un testo, ma le centinaia di migliaia di analfabeti funzionali adulti, come si educano? Se in Italia gli adulti non leggono, come possiamo pretendere che, una volta usciti da scuola, i bambini, ovvero gli adulti del futuro, invece leggano come si chiede loro quando frequentano la scuola?Se la scuola, giustamente, insegna che siamo tutti uguali e a casa si parla di “gli Italiani prima”, che adulti diventeranno questi bambini?Se in classe ci sono bambini stranieri che i compagni giustamente percepiscono come italiani, ma a casa si contrasta lo Ius Soli, che speranza possiamo avere nel futuro?
Urge, oggi più che mai, un programma culturale e sociale, un ripensamento dell’educazione a 360°, non solo dell’istruzione scolastica, perché l’ignoranza che sta invadendo il nostro paese, fino alle più alte cariche dello stato, non ha sbocco se non nella rovina.
Sono stata in Iran, qualche mese fa e ho avuto occasione di parlare con una persona dalla cultura e dall’umanità vastissima, che ha pronunciato questa frase: “io porrei la laurea in filosofia come requisito fondamentale per governare un paese”. Senza fossilizzarci sul solo “filosofia”, ha toccato un nervo quanto mai scoperto nella nostra attualità, fatta di ignoranza che incrementa se stessa e trascina in una spirale di odio e volgarità anche chi ci dovrebbe governare.
Ecco che l’appeal della politica dell’odio aumenta all’aumentare dell’ignoranza. Ecco il motivo della scomparsa della sinistra dal nostro paese. Il fallimento della politica italiana si misura nella presa di potere dei movimenti più estremi, perché una politica sempre più miope ha creato un popolo volgare, ignorante, di pecoroni e di ciechi.