Elena Oriani che non tiene corsi di management ma vive il suo essere manager giorno dopo giorno, semplicemente collegando la mente al cuore.
E’ giusto desiderare che un leader agisca per il bene della società invece che per accrescere il suo potere? E’ naturale aspettarsi che sappia amare anziché conquistare? La leadership ha il compito di accrescere le finanze ad ogni costo o di alimentare quel risveglio etico che, solo, può guidare alle scelte più giuste? Un manager deve saper imporre il suo punto di vista o fare in modo che chi lavora con lui sappia vedere con i propri occhi? Ho incontrato Elena Oriani che non tiene corsi di management ma vive il suo essere manager giorno dopo giorno, semplicemente collegando la mente al cuore. Parlando con lei mi sono resa conto che, anche in quel campo, l’unica strategia davvero vincente é quella pulita, cristallina, a misura d’uomo. O, meglio, a misura di donna.
Lavora per una grande azienda internazionale della consulenza per le risorse umane e assiste le aziende multinazionali italiane nel definire le politiche ed i programmi di mobilità internazionale. Si occupa sia di personale italiano all’estero che di quello straniero in Italia, per facilitare la mobilità del dipendente e della famiglia al seguito. Sembrerebbe proprio una donna manager ed infatti lo è: professionale, competente, pragmatica, strategica, decisa, sicura di sé.
E’ appassionata alla danza afro e afrocubana che ha iniziato a conoscere con Franca Aimone, dopo aver studiato sin da ragazzina danza classica e danza moderna. Sembrerebbe avere il mood di una danzatrice collegata alla terra ed infatti lo ha: flessuosa, elastica, morbida, ritmica, intuitiva, creativa, radicata.
Balla il tango in coppia con il marito Raffaello, sembrerebbe una tangera ed infatt lo è: elegante, leggera, equilibrata, concentrata.
Medita, segue insegnamenti di crescita interiore, lavora costantemente su di sé per crescere e continuare ad evolversi. Sembrerebbe una ricercatrice spirituale ed in effetti lo é.
Elena Oriani è tutto questo insieme ed è una splendida moglie, una splendida madre ed una splendida amica.
*Cosa significa occuparsi di mobilità internazionale?
Significa vedere le cose da più punti di vista: entrano in gioco aspetti culturali, organizzativi, economici, normativi, fiscali, logistici. Tutto questo per creare condizioni di lavoro ideali ma soprattutto per garantire il successo dei programmi di internazionalizzazione delle imprese, in un contesto che è sempre più competitivo.
* Come è la mobilità dei talenti oggi rispetto a quella della nostra generazione?
Oggi i giovani sono più preparati e attratti dall’esperienza all’estero come momento di arricchimento personale e professionale: vi sono maggiori opportunità di lavoro e possibilità di crescita. Per la nostra generazione, ovvero quella dei “baby boomers”, andare a vivere all’estero era per pochi, era più complicato e ne era sentita meno l’esigenza propria indipendenza rimanendo in Italia.
* Cosa consigli ai giovani e alle loro famiglie?
Ai giovani consiglio vivamente di fare esperienze di studio e di lavoro all’estero anche per brevi periodi; ai genitori di sostenere iniziative in questa direzione. Sono esperienze di crescita e di apertura, riconosciute anche nella ricerca di un lavoro una volta rientrati in Italia.
*Hai avuto difficoltà nel tuo ambiente lavorativo ad affermarti come donna manager?
In Italia – ancor più che in altri paesi – la cultura dominante nel mondo del lavoro è quella maschile; ogni giorno occorre dimostrare di essere eccellenti e spesso questo non basta. E pensare che da ricerche condotte dal World Economic Forum, il Forum Economico Mondiale con sede a Ginevra, risulta che le donne possono veramente modificare il corso degli eventi nel caso in cui arrivino a ricoprire il 30% delle posizioni chiave dell’organizzazione.
*E tu, donna con una posizione chiave all’interno della tua organizzazione, hai avuto problemi ad esercitare il tuo ruolo?.
Ho avuto la fortuna di lavorare in varie aziende multinazionali, maturando un’ampia esperienza nei rapporti interpersonali all’interno di realtà organizzative complesse ed in continua evoluzione. Sono realtà in cui occorre trovare una sintesi costruttiva tra il riconoscimento del proprio ruolo, lo spirito di iniziativa e di collaborazione a vantaggio sia dell’azienda che dell’individuo. Tra colleghi, con le donne è più facile trovare alleanze e complicità, con gli uomini è possibile ma con più difficoltà. Le cose cambiano se c’è un rapporto gerarchico di “capo e collaboratore”. Ho sempre avuto capi uomini, salvo – per un anno – una donna inglese. Con alcuni di loro è mi stato più facile sviluppare rapporti positivi di stima, scambio e apprendimento, riuscendo così a dare il meglio di me, mentre con altri ho faticato a conquistare rispetto e considerazione. Nell’unico caso di esperienza con un capo donna, ho potuto sperimentare un rapporto di fiducia e alleanza particolarmente costruttivo. Sapere gestire bene i rapporti interpersonali – a prescindere da sesso e ruolo – è un’abilità sempre più necessaria nelle organizzazioni, create per assicurare servizi eccellenti ai clienti dell’impresa, in contesti sempre più competitivi e complessi.
*Cosa significa per te, Elena, stare ai vertici di qualcosa?
Credo di aver fatto carriera per la mia competenza e per la mia predisposizione ad assumermi responsabilità, agendo sempre per il bene dell’organizzazione. Stare ai vertici richiede molto impegno e dedizione, bisogna credere in ciò che si fa, dare una direzione e sapersi mettere in gioco.
*Come affronti le problematiche umane legate all’esercizio del tuo ruolo, te le porti a casa o le lasci in ufficio?
Ho sempre cercato di lasciare in ufficio il più possibile le questioni dell’ufficio. E’ inevitabile che le problematiche umane vivano dentro di me anche “fuori dall’ufficio”. Imparare a “staccare” è importante, consente di riavvicinarsi alle situazioni con “occhi nuovi”, nuove energie ed idee; sappiamo bene che per cambiare una situazione critica occorre prima di tutto agire su noi stessi. A casa ritaglio tempo per me e per la mia famiglia: anche questo mi aiuta a rinnovarmi e a vedere i problemi di ufficio da una nuova prospettiva.
*Viaggi molto per lavoro, ma mi sembra che in generale tu affronti la vita come fosse un viaggio. E’ vero?
La vita è una scoperta dentro e fuori di noi. E’ bello conoscere nuovi mondi, culture, tradizioni, stili di vita ma ci sono vari modi di viaggiare alla scoperta del nuovo. La danza, la musica, la lettura, la meditazione sono modi per andare alla scoperta di nuovi luoghi, atmosfere, tradizioni, dimensioni. Amo essere in terra straniera, alla scoperta di nuove prospettive, vedere le cose da un punto di vista diverso.
*Come hai conciliato fino ad ora il tuo ruolo manageriale con la tua parte creativa e con quella spirituale?
Negli ultimi anni ho imparato a riconoscere maggiormente la mia parte creativa e quella spirituale e a dare loro spazio nel mio tempo lavorativo, almeno nel dialogo con me stessa, nel rapporto con gli altri, con le scelte e le iniziative da intraprendere. L’esigenza è di essere Elena nella mia interezza.
*Nel mondo manageriale quanta attenzione viene data alla persona nella sua interezza?
Spesso nel mondo del lavoro in Italia – soprattutto del settore privato – c’è più attenzione ai risultati che alla persona nella sua interezza. All’estero viene dato più spazio alla spontaneità personale, a soglia del “giudizio” è più bassa e le persone si sentono più libere di essere se stesse, pur essendo poi valutate in base al merito. C’è più spazio e accettazione della cosiddetta “diversity”.
*E quanto spazio c’è nella tua vita privata all’attenzione della persona?
Nella mia vita personale l’attenzione alla persona é al centro di ogni cosa. L’amore incondizionato, il riconoscimento dell’unicità di ciascuno – con la propria natura ed i propri bisogni – è il fine ultimo. E’ una conquista quotidiana.
* Nel tempo libero tu hai sempre danzato e la danza è stata la tua espressione artistica attraverso il corpo..
La danza è un “file rouge” che mi accompagna, anche nei momenti più difficili. La danza è vita per me, vivo “qui e ora”, sto bene con me stessa.
Mi sono avvicinata ai corsi di danza all’età di 14 anni con lezioni di danza classica che è stata per me un’ottima scuola per aggraziare il mio corpo e coordinare i movimenti; la tensione verso l’alto, gli allungamenti, i salti, le aperture ed i movimenti delle braccia; la ricerca dell’onda nel corpo.
Ho continuato con la danza contemporanea, più vicino al suolo, con la ricerca dell’energia della terra, per poi approdare alla danza afro e afro-cubana. Con la danza afro ho colmato le mie difficoltà con il ritmo, l’agilità e la velocità del movimento.
*Perché proprio la danza afro?
Sono rimasta affascinata dal radicamento, dal ritmo, dalla determinazione nel muoversi nello spazio con velocità ed agilità, saltare, elevarsi, rotolare… dal collegamento con le parti più istintuali, dal poter liberare il fuoco, la creatività e trovare la libertà.
*E questo particolare tipo di danza come ti è stata maestra nel tuo ruolo lavorativo?
Rispetto al mio ruolo lavorativo la danza afro mi ha dato la forza di venire allo scoperto, di saper dire di no alle richieste non condivisibili, di essere assertiva e propositiva.
*Tu balli anche il tango. Cosa hanno in comune danza afro e tango?
L’energia della terra che si trasforma in fuoco e passione. Lo splendore compare quando il fuoco diventa spirito.
* Cosa ti ha insegnato il tango rispetto al rapporto con la figura maschile, sia nella vita che nel lavoro?
Il tango è determinazione e passione. Il Femminile ascolta il Maschile e lo asseconda; l’uomo dà la direzione e fa sentire a suo agio la donna; la donna “adorna” e diventa protagonista. Quando l’uomo mette a suo agio la donna, la donna fiorisce. Una ricerca fatta dalla società per cui lavoro dice: “When women thrive, business thrive” (quando le donne prosperano, gli affari prosperano).
. *Come vivi la tua spiritualità?
La mia spiritualità pervade la mia vita. Non mi accontento delle apparenze, vado in profondità. Credo in un’Entità superiore che regola il tutto, che è dentro di noi, in ogni cosa. Per me è fondamentale mettersi in ascolto del divino che c’è in noi, riconoscere il divino in ogni dove. Non siamo solo corpo, emozioni, sentimenti e pensieri, siamo anche anima e spirito.
*Fai da tempo un profondo lavoro su di te e ti dedichi anche alla meditazione…
Si, per scoprire le parti più profonde di me per far emergere i tesori nascosti; per entrare in contatto con la sorgente, per accrescere la consapevolezza del mio compito.
*E il contatto con le parti più profonde di te sono sempre in armonia? O abitano in te diversi “personaggi” ?
Non è facile armonizzare le diverse parti ma ascoltando “il mio centro”, con movimenti circolari in espansione sto integrando le diverse parti di me, le mie esperienze di vita, i miei frammenti. Ciò che è da lasciare andare, ovvero ciò che non è più utile al mio percorso, lo lascio andare…
*Quale aiuto ti da Elena bambina nella gestione del tuo lavoro?
Nella gestione del mio lavoro Elena bambina arriva in soccorso per difendere i miei veri bisogni. E’ una voce che ho imparato ad ascoltare. In Elena bambina ci sono tutte le potenzialità “in nuce” ed ogni tanto le chiedo consiglio, essendo la parte di me più vicina al cuore. Elena bambina è buona, bella, orgogliosa, testarda e volitiva. Nel lavoro la luce di Elena bambina è rispettata e apprezzata.
*Ed Elena madre come è?
I miei figli, Salina e Mauro, sono i doni più grandi che io abbia ricevuto: prego per loro perché trovino il loro posto nel mondo, possano soddisfare i loro desideri, e gioiscano della vita.
*Elena figlia come è stata?
Sono stata fortunata, ho avuto genitori pieni di vitalità che mi hanno fatto conoscere ed amare la vita, la natura, il valore delle persone e delle relazioni. Sono stati una guida nell’affrontare le difficoltà, un porto sicuro nei momenti del bisogno con grande generosità. Come figlia sento un profondo senso di gratitudine e di amore.
*E come moglie?
Verso mio marito sento un forte sentimento di amore, sintonia e complementarietà che fanno di me e Raf una coppia forte, trent’anni di vita insieme, progetti in comune che si rinnovano continuamente.
*Ed Elena amica come è?
Sono selettiva nella scelta delle amiche e degli amici, sono in amicizia con anime simili a me in generosità, profondità e luminosità. La separazione nello spazio e nel tempo non interrompe i rapporti di amicizia. Per me l’amicizia è conforto per l’anima, è simpatia, allegria, condivisione, affetto, sostegno. E comunque amo prendermi cura degli altri, cucinare, far sentire le persone a proprio agio.
Tutti collaboratori di Dol’s Magazine sono pronti a venire a cena da te. Quando arriviamo?