L’energia di un vulcano, la pazienza di un lago tranquillo, la perseveranza del sole che sorge ogni mattina, l’abbraccio della luce che illumina ogni giornata. Francesca Candeloro è tutto questo e anche molto di più. La sua risata e la sua allegria bastano, sole, a far iniziare bene la giornata, il suo entusiasmo, contagioso com’é, potrebbe trasformare il mondo. La sua capacità organizzativa ma anche la sua bontà sono uniche.
Dopo la morte di suo figlio Pierluigi, portatore della sindrome di Prader Willy, ha dato vita all’associazione Girasole da lì è iniziata una grande avventura che l’ha vista trasformare la sua quotidianità in un dono continuo. tra il 2008 e il 2009 ha realizzato due pozzi di acqua potabile con pompa a mano nella regione del Tigray in Etiopia e nel 2009 un muro di contenimento per le acque e una Diga per innaffiare i terreni nei periodi di siccità. Nel 2010 ha dato vita alla Fondazione I Fiori del Bene onlus e, grazie alle adozioni a distanza, sostiene l’ Orfanotrofio a Guder, a circa 140 Km da Addis Abeba, gestito dalla congregazione delle suore Figlie di Sant’Anna . Aiuta inoltre gli anziani e parecchie famiglie le cui mamme sono morte o malate di AIDS, o semplicemente molto povere. Tanti sono i progetti di sostegno nelle zone colpite da denutrizione e malattie e le azioni di scolarizzazione, tra cui la realizzazione di scuole a Durame, un asilo a Doyogena, e altre due scuole sempre in Etiopia, una a Danama
In lei l’Energia del Femminile può riassumersi in una parola, Madre. Francesca Candeloro é una grande mamma piena di amore ovunque ci sia bisogno ma in particolare in Etiopia in aiuto di vecchi e di bambini. Organizza anche assistenza ai lebbrosi e ha trasformato la città di Chieti, dove Francesca vive e dove ha sede la sua associazione, in una coralità di cuori aperti sul mondo, coordinati dalla sua assoluta disponibilità e dalle sue braccia sempre pronte ad accogliere. Una Donna Eccellente che affianco con gioia alle altre Donne Eccellenti che potete trovare qui.
Hai dato vita anni fa a il Girasole. Vuoi raccontarci perché è nata questa associazione e di cosa si occupa?
L’Associazione “Il Girasole” a.p.s. nasce in seguito ad un grande dolore che ha colpito la mia vita: la perdita di mio figlio Pierluigi. Di colpo mi sono sentita orfana di questo figlio che tanto immensamente avevo amato e, stremata dal dolore, non riuscivo a concepire più alcun senso nella mia vita, fino a che un giorno casualmente (oggi so che nulla è un caso) ho incontrato Giulietta Bandiera e i suoi Angeli che hanno riscoperto in me una grande forza positiva e trasformatrice. Ho deciso allora di creare quest’Associazione affinché le mamme orfane come me e tutte le persone che soffrono, possano ritrovare se stesse attraverso incontri e seminari che ci aiutino a comprendere il senso del nostro cammino. Nasce come “un progetto di promozione culturale, artistica e spirituale, che prevede iniziative (conferenze, incontri, laboratori, mostre, spettacoli ecc.) il cui ricavato verrà interamente devoluto a sostegno di iniziative di solidarietà sociale, in favore di ragazzi sofferenti, o privi dell’ affetto familiare” .
Cosa ha significato per te riuscire a trasformare il tuo dolore in azione ed apertura di cuore?
La trasformazione del mio dolore mi ha permesso di ricordare che siamo esseri di infinto amore e di donare tutta me stessa per i miei bambini. Tutto ha avuto inizio con un pozzo di Acqua potabile con il nome di mio figlio in Etiopia, nella zona di Wora-Atle e da allora ho centinaia di bambini che mi chiamano mamma!
Da il Girasole alla Fondazione “I Fiori del Bene” Onlus …come mai questo cambiamento?
Come anticipato, dopo la costruzione del primo Pozzo di acqua potabile a nome di mio figlio Pierluigi, ne è seguito un secondo, poi la costruzione di un muro di contenimento, fino all’amore per le bambine dell’Orfanotrofio di Guder. I miei progetti e il bisogno di una popolazione così povera, crescevano a tale velocità che la Fondazione è stata una conseguenza naturale per poter fare sempre più e sempre meglio!
Sostieni l’Orfanotrofio di Guder e due volte l’anno vai tu personalmente in Etiopia a verificare che tutto funzioni per il meglio. Come sei accolta dalle suore? E come dai bambini?
Devo dire che le Suore Figlie di Sant’Anna mi accolgono ogni volta con grande amore e tra di noi, oltre ad un rapporto di collaborazione, c’è grande stima ed affetto. Di solito passiamo diverso tempo con loro e questo mi ha permesso di conoscerle meglio e di stringere rapporti di profonda amicizia. Da poco sono state colpite da una grave tragedia, poiché a marzo in un incidente stradale in Etiopia sono morte ben 4 delle nostre più care suore e ciò mi ha addolorata immensamente.
E le bambine come ti accolgono quando arrivi?
Le bambine aspettano il mio arrivo con grande trepidazione, poiché sanno che durante la mia permanenza ci scambieremo affetto e doni. Anche per chi intraprende con me il viaggio è sempre una grande emozione essere accolti dai canti gioiosi e dall’affetto delle mie piccole donne.
Non ti occupi solo dei bambini ma anche degli anziani..Ce ne vuoi parlare?
Durante uno dei miei viaggi, diversi anni fa, mi trovai nel villaggio dei lebbrosi ed entrai in una capanna per vedere come fosse all’interno. Ecco, c’era un uomo molto anziano, appoggiato ad un bastone, quasi cieco. Appena lo vidi mi venne spontaneo salutarlo chinando il capo e lui di riflesso cominciò a piangere, commosso che qualcuno gli rivolgesse attenzione. Allora gli chiesi (il mio referente traduceva in amarico) perché piangesse e lui mi rispose: “Signora cara, aspetto solo che il Signore mi chiami a sè perchè sono vecchio, inutile e malato”. Quell’anziano mi colpì il cuore come una sassata e da allora decisi che non avrei permesso che vivessero i loro ultimi giorni abbandonati a se stessi e alle loro malattie. A Guder, ho creato il Progetto Anziani proprio con questo scopo e la loro gioia e gratitudine per aver dato alle loro vite un senso, mi ripaga di ogni sacrificio.
Sostieni delle scuole, hai dato vita ad un progetto di adozione a distanza, hai organizzato anche l’aiuto ai lebbrosi…da cosa nasce ogni tua iniziativa?
Le mie iniziative nascono sempre dalla volontà di aiutare il popolo etiope a vivere dignitosamente e dall’amore che mi lega a loro. Ogni tanto qualcuno si chiede se alla base di tutto questo ci sia qualche particolare credo religioso ma io rispondo che non c’é nessun credo religioso, se non l’amore.
Tu hai una notevole capacità organizzativa e contemporaneamente un grandissimo cuore. Come concilii in te questi due aspetti spesso in contrapposizione tra di loro?
Ho scoperto che organizzando le cose con il cuore, se ne trae sempre la massima resa, poichè fare del bene mi rende felice e farlo bene mi permette di aiutare quanti più bambini possibile. E poi ho tante persone che collaborano con me,per lo più sono amici di vecchia data che hanno creduto in questo mio progetto.
Comunque sono certa che la tua forza ti porterebbe ad agire anche da sola, nel caso nessuno potesse darti una mano..è vero?
Sicuramente, anche se da sola non riuscirei ad aiutare tanti bambini. Il sostegno delle persone che mi circondano è davvero molto importante
Parliamo del Progetto Acqua..
Ho iniziato proprio con questo progetto nella zona del Tigray, al confine tra Etiopia ed Eritrea perché vecchi e bambini morivano a causa dell’acqua infetta. E’ un grande dolore per me sapere che nel 2017 ci sono persone che non hanno accesso a questo bene di prima necessità. L’Etiopia infatti è un paese carente di acqua e quella che c’è è inquinata. Per questo dopo aver costruito due pozzi e una diga, ho proseguito portando questo bene prezioso alla scuola di Babile Wonchesso che conta ben 1000 studenti, nella zona di Hosanna. La loro gratitudine quando riempivano le bottigliette con quell’acqua trasparente è stata un’emozione che non scorderò mai. E per finire anche adesso sto raccogliendo fondi per canalizzare una sorgente nella cittadina di Hosanna, sempre in Etiopia. L’acqua, questo bene tanto prezioso, scorre nella terra disperdendosi tra rifiuti e carcasse di animali che ben sappiamo, porteranno solo malattie. Il Progetto è già avviato e conto quanto prima di portarlo a termine.
Che cosa ti ha colpito dell’Etiopia. Perché proprio lì?
E’ cominciato tutto in Etiopia perché la Butterfly, di Claudio Maneri una Fondazione a me carissima mi richiese un pozzo di acqua potabile, poiché la sorgente si era infettata e in quel periodo morivano vecchi e bambini. Da lì mi sono innamorata della semplicità, dell’educazione e della fierezza di questo popolo e insieme sono stata colpita dalla terra, tanto arida quanto accogliente.
Tu hai una grande forza trascinatrice, ti ho visto in azione e di quanto entusiasmo ma anche quanta concretezza sono in te. Dove trovi la forza per un’azione così instancabile e così concreta?
La forza viene dal dolore per la perdita di mio figlio che ho trasformato in amore per i miei bambini in Etiopia. Quando qualcuno mi chiede di spiegare il mio dolore io so solo dire che il dolore è inspiegabile e la risposta è trasformarlo in azione e in amore.
Hai mai pensato, in tutti questi anni, di lasciar perdere? E se questo ti fosse successo cosa ti ha permesso di rimanere in pista?
Non ci ho mai pensato perché questa è la mia vita e mi fa stare bene.
Tu coinvolgi tutti con immensi progetti ma anche piccole azioni, come comperare il biglietto della lotteria..Ecco, la lotteria..vedo che da anni continui ad organizzarla..Ma la gente di Chieti non si stanca di partecipare? Come fai a tenere sempre desto l’entusiasmo dei tuoi concittadini? Qual è stata negli anni la risposta di Chieti alle tue iniziative?
Devo dire che le persone più mi conoscono e più si fidano poiché documento sempre tutto il mio operato per cui verificano la serietà della Fondazione. Inoltre chiunque può venire con me in Etiopia e verificare ogni singolo progetto, possono conoscere personalmente i bambini che hanno adottato e che io incontro uno per uno, sempre. Piuttosto negli anni, l’interesse aumenta.
Quali sono i punti di fragilità, secondo te, e quali i punti di forza di questo nostro tempo?
La fragilità, mi scuserai il gioco di parole, sta proprio nella fragilità di questi giovani, chiusi in se stessi. Il punto di forza di questo nostro tempo è la tecnologia che permette loro di essere veloci e sempre connessi!Come vivi il tempo che passa, cosa vedi nel tuo futuro?
Al futuro non penso molto perché sono molto impegnata a vivere il mio presente e ho fiducia che potrò offrire sempre di più alla mia missione per gli altri.
Sei sempre sorridente. Ma lo sei davvero, anche il tuo cuore sorride allo stesso modo?
Prima di me sorride il mio cuore, perché è pieno di gioia.
Il tuo sorriso é una gioia per tutti noi, Francesca!