Nonostante il titolo del libro del giornalista Aldo Cazzullo dica ” Le donne erediteranno la terra” per una volta non si potrebbe avere un libro, una manifestazione o una serata che, parlando di donne, non evochi neppure lontanamente gli orrendi fantasmi della violenza, del masochismo, dell’ingiustizia e della barbarie?
Eccomi di nuovo a voi, care lettrici di Dol’s, questa volta per parlarvi di un libro del giornalista Aldo Cazzullo, Le donne erediteranno la terra (Mondadori, 2016).
Le donne – dice l’autore – «sono più dotate per affrontare l’epoca grandiosa e terribile che ci è data in sorte». Ci convince: siamo meglio attrezzate per tessere le trame di dialogo, mediazione e pace che urgono al momento. E la condizione di precarietà necessita d’intuito e flessibilità, e di una phronesis tipicamente femminili.
Continuiamo con la terza di copertina: «(…) perché sanno sacrificarsi, guardare lontano, prendersi cura; ed è il momento di prendersi cura della terra e dell’uomo (…).»
Beh… boh…forse. Bene la visione, e certo la nostra Terra ha un disperato bisogno di amore, ma sacrificio e cura fanno un po’ déjà vu. Tuttavia il libro di Cazzullo, soprattutto nelle sue prime pagine, è corroborante, divertente, curioso, pieno di figure del presente e del passato da (ri)scoprire e in cui rispecchiarsi.
Prendete Onorata Rodiani (1403 – 1453), di cui trovate sull’Enciclopedia delle donne un gustoso ritratto dalla penna di Valeria Palumbo. Rodiani fu pittrice attiva, pare, alla corte di Cabrino Fondulo, marchese di Castelleone, graziosa cittadina in provincia di Cremona. Per sfuggire alla rapacità sessuale di un cortigiano, si diede alla fuga e combatté sotto spoglie maschili negli scontri fra il Ducato di Milano e Venezia, e venne a morire proprio nell’assedio della stessa città da cui era fuggita anni prima, dopo una brillante carriera come ufficiale. Sarebbe morta pronunciando le parole: «Honorata io vissi, honorata io moro». Ma che donna affascinante, avventurosa e misteriosa! Incuriosite dal racconto di Cazzullo, siamo andate a Castelleone, in tempo per godere della mostra antiquaria che vi si svolge una volta al mese. Abbiamo appreso che l’affresco ipotizzato di sua mano e custodito – come dice anche Wikipedia – in un palazzo della cittadina lombarda, è in realtà troppo tardo per essere stato dipinto da lei. Ci disillude una gentile signora, oggi proprietaria dell’antico palazzo castelleonese dei Galeotti Vertua, in cui è custodito l’affresco falsamente attribuito a Onorata Rodiani, e anche di un agriturismo nelle vicinanze di Santa Maria in Bressanoro, edificio meraviglioso che merita una visita (così chi di voi a Castelleone avesse bisogno di pernottare è avvisata). Certo nelle sale del Palazzo non è escluso sia possibile rinvenire tracce dell’opera della pittrice Rodiani, forse oggi ricoperta dai decori di altre mani durante le secolari vicende del palazzo – ci dice ancora Anna Emilia Galeotti Vertua – e certamente la pittrice-capitana ha soggiornato fra questi muri e camminato lungo le strade di Castelleone. Tra l’altro è stata sepolta proprio oggi, il 20 agosto, cinquecentosessantacinque anni fa.
(Se fossimo di Castelleone, andremmo subito a proporre all’assessore/a alla cultura di organizzare un festival o una manifestazione in suo nome. Donna Honorata, Honoradonna, oppure solo Honorata, si potrebbe chiamarlo, e sarebbe un premio dedicato alle molte donne che onorano il mondo con la loro meravigliosa vita. Una persona così leggendaria varrebbe una manifestazione annuale, no?)
Sapevate che nel sacrario di Redipuglia, ci sono le spoglie di una sola donna, una crocerossina, Margherita Parodi Orlando, unica fra centomila uomini? Parlando di lei, Cazzullo afferma: «L’Italia non avrebbe vinto la Grande Guerra senza le italiane». Personalmente siamo poco propense a esaltarci per guerre, grandi o piccole, ma visto quanto ancora libri e manuali tacciono il contributo femminile alle vicende storiche, affermazioni così, sinceramente, fanno piacere.
E di Rosa alias Rosalia Montmasson, ne vogliamo parlare?
Oltre che incuriosite, questo libro ci ha commosse, perché, è evidente, si tratta di una lunga lettera d’amore dedicata alla propria figlia. Indica un cammino che dovrebbe essere quello di tutte: partire dall’orgoglio del proprio passato, della propria storia di donne, dalla forza della propria identità, per agire, con fiducia nelle proprie capacità, per il futuro. È ciò che auguriamo a ciascuna.
Insomma, questo di Cazzullo sarebbe un meraviglioso libro per la causa dell’empowerment femminile: esalta donne forti, fuori dal comune e fuori dagli stereotipi, capaci, piene di forza d’animo, di coraggio, di genialità e talento, eppure, nelle pagine finali si stende come un’ombra su tanto incoraggiamento all’autonomia e alla creatività. Si finisce per parlare di raccapriccianti episodi di cronaca, in cui le donne sono masochisticamente succubi, predate, violentate, uccise. Qui avrà giocato la tipica preoccupazione paterna: mettere sull’avviso la figlia, che stia attenta alla condizione di paura, violenza, dipendenza, discriminazione che minaccia le donne, perché, consapevole, sappia reagire. Certamente sì.
Eppure… restiamo rannuvolate, forse un po’ deluse… non si doveva parlare del sole delle donne, del loro splendore? Non si trattava di un peana a voce spiegata per le donne? Di un canto di vittoria e di forza, senza neppure in sommesso sottofondo lugubri lamenti e minacce? Sarà mai possibile? Per una volta si potrebbe avere un libro, una manifestazione o una serata che, parlando di donne, non evochi neppure lontanamente gli orrendi fantasmi della violenza, del masochismo, dell’ingiustizia e della barbarie? Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate voi lettrici.
Comunque grazie ad Aldo Cazzullo per la fervida, alata dichiarazione d’amore che è questo libro: le donne erediteranno la terra. Oh yeah…
Loredana Metta