Riporto questo breve articolo scritto da Alessio Viola per la Gazzetta del Mezzogiorno in questo periodo in cui si parla frequentemente del caso di Noemi. Rivolto ad entrambi i genitori…
” Un genitore muore, se muore sua figlia. È la natura che si distorce nell’orrore, quella che faceva gridare all’ingiustizia somma i poeti, che lanciavano grida contro gli dei invidiosi della gioia degli umani. Un genitore terrebbe una figlia con se ogni attimo, il suo sogno solo quello di vederla dormire come quando aveva un mese, un anno. Fino a che fosse possibile. Vegliarne il sonno, aspettarne i risvegli come un regalo del cielo.
I genitori in guerra si strappavano la pelle di dosso per i figli, oggi si strappano l’anima lacerandola in un mondo impazzito oltre ogni limite di tollerabilità. E l’ingiustizia del cielo è ancora più orrenda nei modi in cui si manifesta contro genitori attenti, vigili, premurosi. Custodivano ma lasciavano libera una figlia che voleva vivere la sia vita, perché è così che fanno i genitori che amano. Cosa potevano fare se non seguirla colmarla di premure consigli e attenzioni ma allo stesso tempo lasciarla libera di vivere la sua vita? E quando scoprono che un amore malato le ha avvelenato il cuore e la mente cos’altro possono fare oltre a metterla in guardia, tentare di elevare difese, denunciare le violenze del suo persecutore, cui nessuno dovrebbe aggiungere mai più parole come giovane o fidanzatino, attenuanti per il solo fatto di essere pronunciate.
Non è facile denunciare, mai. In un paesino del basso Salento dove tutti si conoscono ancora di più. Eppure lo hanno fatto, coraggiosamente. Come con coraggio la ragazza scriveva versi sui social che raccontavano delle violenze subite, senza che accadesse nulla. Messaggi nella bottiglia che naviga nel mare social tra indifferenza sorrisi commenti, senza lasciare una scia visibile di indignazione. Rivolgersi allo Stato, ecco cosa fanno i genitori che amano le proprie figlie. Per incappare nelle lentezze di una magistratura dai tempi offensivamente biblici, di fronte ai quali in tanti, rassegnati, rinunciano a denunciare. Ora sembra che il CSM aprirà un’inchiesta su quella procura minorile. Non accadrà nulla, possiamo essere facili profeti. E l’ondata d’indignazione lascerà presto il posto alla rassegnazione se non all’accorrere morboso di folle guardone oltre l’osceno sui luoghi dei delitti, una mappa che va estendendosi all’infinito. Mille e mille nomi di vittime donne madri sorelle fidanzate ragazze lasciate per terra da maschi incapaci di essere uomini.
I genitori delle vittime in un angolo schiacciati senza fiato. Cercando di notte quel calore, quella pelle di bambina profumata di vita, quelle mani piccole, quel vivere sicuri che i grandi, i genitori, non avrebbero permesso che mai nulla di male accadesse. Alle notti insonni in cui tutti scoprono una canzone che per magia li fa addormentare. I genitori che perdono un figlio sono ammazzati nel più orrendo dei modi, perché condannati a vivere con quel dolore infinito. Accanto a loro ci sediamo, a voce bassissima ci avviciniamo con i versi più belli di un genitore per un figlio. “May you build a ladder to the star…And climb on every rung…“May your song always be sung. Forever young.” Per sempre giovani, i nostri figli.