In quanto tempo conquistiamo il nostro interlocutore? In soli 7 secondi.
Sapete che il 90% delle informazioni trasmesse al nostro cervello è di natura visiva e le immagini vengono elaborate 60.000 volte più velocemente nel nostro cervello rispetto alle parole?
Ogni giorno la nostra immagine influenza le persone che ci circondano che si tratti di vita privata o professionale.
Siamo costantemente sotto i riflettori e inconsciamente giudicati dal prossimo.
E tutto questo avviene in soli 7 secondi.
Che si tratti di una cena con nuovi amici, un primo appuntamento, il colloquio con le maestre di tuo figlio, una riunione di lavoro o un colloquio tutto si gioca in questo ridottissimo lasso di tempo.
In questi pochi istanti gli altri si fanno un’idea su di noi e, al contempo, noi facciamo lo stesso rispetto al nostro interlocutore.
La fatidica prima impressione si crea in 7 secondi, ma se non dovesse corrispondere alla realtà, probabilmente ci vorranno 7 mesi per smantellarla e far capire al nostro interlocutore chi siamo davvero. Sempre che ce ne dia il tempo e la facoltà.
Nel frattempo però accade che chi ci frequenta si relazionerà con noi in base all’opinione che si è fatto della nostra persona.
Ad esempio: se in un nuovo ambiente di lavoro abbiamo dato l’impressione di essere una persona altera e spocchiosa, il collega seppure sia costretto a frequentarci in ufficio, è molto probabile che nei corridoi dell’azienda ci evita o ignora e non ci inviterà mai a un aperitivo tra colleghi.
E magari ci siamo chiesti per lungo tempo come mai.
Qui entra in gioco una parola chiave: l’apparenza.
L’apparenza non ha lo stesso significato di immagine.
E’ – diciamo – un aggettivo più superficiale perché attiene solo all’aspetto esteriore.
L’immagine è l’insieme di tutti gli elementi che definiscono la nostra Identità.
Oggi non è solo importante avere un look coerente con la nostra persona, ma è fondamentale che tutto ciò che riguarda il nostro essere interiore sia in armonia con la nostra immagine .
L’immagine è anche legata all’educazione, al bon ton, a come ci comportiamo, alle nostre capacità di comunicazione verbale e non verbale, e in ultimo anche al nostro background culturale e sociale.
E’ fondamentale quindi che immagine e apparenza siano esattamente la stessa cosa.
Per valutare se nel nostro caso le due cose coincidano bisogna farsi le seguenti domande:
- Sono percepito come vorrei?
- Sto mostrando i miei talenti?
- Sto raccontando cosa faccio?
- Sto ricevendo feedback coerenti con le mie aspettative?
Se la risposta è no o non siamo in grado di risponderci forse allora dovremo rivedere tutto il nostro Personal Branding!
E in un percorso di personal branding sicuramente l’aspetto esteriore ha un peso notevole.
Se il 90% delle informazioni che ci arrivano sono legate all’apparenza allora non si può trascurare tutto ciò che deve renderla positiva.
Nei 7 secondi che abbiamo a disposizione per fare buona impressione sono i dettagli a fare la differenza.
Cosa indossiamo? E’ in linea con l’occasione? E’ pulito, stirato?
Gli accessori sono coerenti? Le scarpe nuove e lucide o usurate? Capelli, barba, mani sono curati?
Tutte queste domande definiscono le nostre abitudini, stile di vita, attenzione verso sé stessi e verso il mondo che ci circonda.
Il secondo livello di relazione è riferito al nostro modo di comunicare, di muoversi nello spazio, al nostro comportamento. E ci sono degli indicatori precisi che ci informano sul giudizio che gli altri si sono fatti di noi.
Ci sorridono? Ci ascoltano con attenzione? Ci guardano negli occhi?
Se sì, allora abbiamo fatto colpo.
Altrimenti dopo le prima battute troveranno una scusa qualsiasi per allontanarsi e se non possono farlo vi ascolteranno distrattamente e con indifferenza.
Terzo livello è la parola.
Le prime dodici parole che diciamo sono le più importanti, quelle che ci definiscono e ‘incasellano’.
Tra queste deve esserci la nostra parola chiave.
Se sei un avvocato, la tua parola potrebbe essere ‘affidabile’, se sei un parrucchiere, potrebbe essere ‘abilità’. A ciascuno la sua e ognuno deve scegliere quella che davvero corrisponde alla sua identità di persona e di professionista.
La mia ad esempio è empatia. Un sostantivo calzante sia nella mia vita privata che professionale.
Oggi con il proliferare dei social ‘gestire’ la prima impressione è ancora più difficile perché le persone decidono chi sei spesso da una foto sul profilo.
Ecco perché la foto deve essere davvero lo specchio della nostra anima e non menzognera. Che poi questa foto ci rappresenti in diversi contesti – al mare o in ufficio – ci sta, ma noi dobbiamo essere sempre noi. Dobbiamo essere riconoscibili.
Si dovrà piuttosto fare attenzione a quale ambientazione scegliete per il social su cui decidete di pubblicarla: va da sé che su LinkedIn non è il caso di mettere foto al mare o a una festa trattandosi di una piattaforma orientata al business.
Per questo è fondamentale in un percorso di Personal Brandig lavorare molto sull’aspetto esteriore e se non siamo in grado di farlo da soli allora potrebbe essere utile affidarsi a un occhio esperto – e soprattutto neutrale, oggettivo – di un Consulente di Immagine che ci aiuta a identificare la vostra immagine, la nostra cifra stilistica.
Questo lavoro solitamente porta come risultato la foto perfetta, quella che orgogliosamente pubblichiamo ovunque. Ma attenzione. Non basta.
Bisogna armonizzare forma – l’apparenza – e sostanza – l’immagine nel suo complesso.
E’ altrettanto fondamentale quindi porre attenzione anche al contenuto dei nostri profili.
Che sia LinkedIn, Facebook, Instagram, quindi social media molto diversi tra loro starà a noi trovare quel fil rouge che ci caratterizza e ci rende unici.
Bisogna curare molto i testi, le immagini, il network di persone che gravitano intorno a noi. Anche un commento al post di qualcun altro può diventare un elemento dissonante se non coerente con chi siamo e l’identità che stiamo promuovendo sul web.
Letto in un articolo sembra tutto semplice e fluido, ma credetemi non è così.
Io stessa, che mi occupo proprio di Consulenza di Immagine e di Comunicazione, ci ho messo mesi per trovare la mia identità e per capire come comunicarla all’esterno in modo che fosse davvero rappresentativa di chi sono, come persona e come professionista.
Il lavoro su sé stessi certamente è sempre più difficile e infatti mi sono affidata a mia volta a colleghi che potessero supportarmi in questo cammino.
Un parere esterno, un consiglio di chi lavora quotidianamente con questi temi è sicuramente più affidabile e oggettivo.
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