InQuiete, Festival di scrittrici, ha avuto luogo a Roma dal 22 al 24 Settembre: una vivace kermesse di readings, laboratori per bimbe e bimbi, con 40 autrici tra presentazioni e spettacoli teatrali, nello spazio pedonale del quartiere Pigneto, tra la mitica Libreria Tuba e la Biblioteca Comunale.
Lunedì mattina, 25 settembre. Nonostante il richiamo impellente della sveglia sul comodino, mi sono svegliata con lo stesso sorriso stampato sulla faccia che avevo mentre mi addormentavo la sera prima. Lo stesso sorriso gaudente che mi ha accompagnata per tutto il viaggio di ritorno da Roma a Bari, un sorriso che spero non si stacchi presto da me, ma che resti ancorato alla mia mente e al mio corpo, perché di mente e corpo, di intelligenza e passione narrano e vivono le donne quando si incontrano tra scrittura e lettura, e allora si espandono, condividono, accolgono, restituendo il proprio sentire e i propri pensieri attraverso le pagine.
Cosa ho preso da questo Festival così nuovo e così pregno? Prima di tutto l’energia sana e la bellezza delle giovani donne che l’hanno organizzato dando via al progetto attraverso il crowdfunding, un progetto che è stato selezionato da Banca Etica tra i 10 più interessanti del 2017, un’iniziativa partita dal basso a cui hanno dato sostegno moltissimi volontari e scrittrici che hanno partecipato senza compenso.
Cosa ho respirato? Molto impegno e passione, tanta generosità e soprattutto la gioia del fare, del mettersi in gioco! Quanto bisogno abbiamo di un tale agire operoso e attivo, di movimenti, idee e progetti che, fuori dai circuiti tradizionali e dentro il lavoro quotidiano del volontariato culturale, generino ponti interculturali e intergenerazionali, per fare della Cultura un mondo di richiami e coesioni, capace di superare ogni margine di limite o difficoltà. È questa la vera Resistenza per me!
Ho visto un pubblico assiduo e numerosissimo di lettrici e lettori, desideranti. Il desiderio infatti è, a mio parere, la parola chiave che ha attraversato tutto il Festival: desiderio di ri-tracciare innanzitutto il ruolo delle donne nella letteratura, di promuovere una riflessione militante sulla creatività femminile, sulla letteratura di genere delle scrittrici contemporanee e di quelle che nel passato ci hanno indicato ‘la strada’.
Un festival tutto per sé, avrebbe detto la Woolf, per ritrovarsi e per riflettere sul perché le scrittrici siano sempre considerate di meno rispetto agli scrittori, e sul perché gli uomini non leggano granché le scrittrici. Un’occasione preziosa per sfatare il pregiudizio che nasce dalla constatazione che la presenza femminile nella narrativa e nel mondo editoriale viene spesso posta in secondo piano, nonostante la netta presenza di scrittrici affermate e nonostante il fatto che siano le donne a leggere di più! Un’occasione necessaria per smontare l’approccio maschilista che permea ancora il mondo letterario, anche a livello scolastico e accademico perché compare solo la letteratura dei nomi maschili e perché, nonostante – ma molto lentamente – qualcosa stia cambiando, resta il fatto che la disparità di genere continua a sopravvivere in maniera pervasiva, sotterranea, subdola, laddove il Talento non può e non deve ammettere alcuna distinzione di genere.
Per tutta questa necessaria bellezza, e chiarezza, e profondità, io desidero ringraziare Barbara Piccolo, Barbara Leda Kenny , Francesca Mancini, Maddalena Vianello e Viola Lo Moro, più tutte le donne che ho incontrato e che hanno contribuito a fare di questo festival qualcosa di veramente prezioso, nella speranza che la vitalità che le anima le porti a organizzare ancora mille di questi eventi e tanto altro ancora.