“Da grande farò l’astronauta.” Fin qui, nulla di strano. I figli degli anni ’60, assistendo agli allunaggi TV, hanno quasi tutti pensato questa frase.
La cosa migliore che possa essere accaduta in quegli anni è che dal ’68 in poi, anche alle bambine era permesso pensare di fare l’astronauta da grande, non solo ai maschietti. A quella coi codini alla Pippi Calzelunghe sarebbe davvero piaciuto volare tra le stelle. Figlia di un PR dell’acciaieria più accreditata d’Italia e della segretaria di un Amministratore Delegato di una Multinazionale, non si capacitava di vedersi relegata dietro ad una scrivania o di attendere ai fornelli per tutta la vita. Del resto, sua mamma negli anni ’50 studiò inglese per conto suo ad Oxford e Cambridge. Poi decise un viaggio on the road per tutta Europa, in auto, con la sua amica del cuore, in tempi non sospetti. E lo fecero. Venticinquenni italiane così emancipate a quei tempi non se ne vedevano.
Superata la cinquantina, Pippi non avrebbe voluto arrivare a scrivere di sé come la protagonista di un romanzo di Enzo Biagi, UNA SIGNORA COSI’ COSI’, “Non giudicate in due ore di lettura tutta la mia vita”, sottintendendo la dozzinalità del giudizio morale altrui. Pippi vorrebbe invece scrivere pagine intense della sua vita, non necessariamente passando dalla forca caudina delle relazioni tra individui o della corresponsione di amorosi sensi, come quella protagonista di Biagi, bensì applicandosi con arguzia ed ingegno alle Scienze Esatte, ottenendone gli sperati risultati. Magari visitare pianeti lontani o, meglio ancora, stare in orbita geo-spaziale a studiare benefici per l’umanità.
Si avviò pertanto agli studi liceali scientifici, con profitto e grande diletto. Ma la vita sa essere amara come un buon caffè. All’epoca sua, non esisteva ingegneria aerospaziale in Italia, solo negli U.S.A., a costi, si può ben definirli così, esorbitanti per le tasche dei suoi genitori. Dovette rinunciare agli orbitali sogni in quarta liceo, predisponendosi per tempo al cambiamento di rotta. Necessitava in cuor suo massima indipendenza, anche economica, si impegnò radicalmente negli studi, frequentando il serale di un Istituto d’Arte per conseguire il diploma subito. L’ultimo anno di studi la videro prepararsi per le due maturità mentre nel pomeriggio praticava già in un’Agenzia Pubblicitaria. In meno di due anni di lavoro, accumulò tanto denaro da potersi permettere l’acquisto di un’abitazione per viverci con suo marito. Da quel giorno, la sua vita fu un leggiadro trascolorare di corresponsione di amorosi sensi.
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