Vivere la vita scegliendo. Annalisa Strada presenta il suo libro ”Io, Emanuela agente della scorta di Paolo Borsellino”.
Con il libro “Io, Emanuela agente della scorta di Paolo Borsellino” (Einaudi ragazzi), scritto da Annalisa Strada, alla Libreria Libriamoci in Bitetto, creata dai due coraggiosi giovani, Cristian Christian Bavaro e Stefania Riccardo, di fronte ad una platea di scolari e scolare della scuola media locale è stata ricordato il giudice Paolo Borsellino ucciso a Palermo con la sua scorta 24 anni fa, ripercorrendo la vicenda di uno dei cinque agenti di Scorta, Emanuela Loi.
Ascoltare Annalisa Strada è stato un onore e un privilegio. Non a caso è considerata una delle migliori scrittrici per bambini e ragazzi in Italia!
Quello che la rende straordinaria non è solo la sua grande capacità affabulatoria, ma il fatto che tratti i ragazzi con il rispetto e la dignità che meritano.
Qualcuno un giorno ha detto “I bambini sono bassi, ma non sono scemi”.
Ebbene la Siura Strada, da Brescia, rivolgendosi ad un pubblico composto da dodicenni non semplifica il linguaggio, utilizzando toni paternalistici o censurando argomenti considerati tabù, argomenta la storia in modo semplice, facendo spesso esempi chiarificatori, e arriva al nocciolo dell’evento con gradualità, partendo in modo leggero ma accattivante dai primi momenti della vita lavorativa di Emanuela, per arrivare con gradualità, attraverso le sue vicissitudini e le sue “scelte” , non sempre le prime ma a volte le seconde scelte di pari valore, al fatidico giorno, attraversando gli umori ed i sentimenti di tante altre persone che hanno caratterizzato la sua vita.
Scrivere per bambini/e e ragazzi/e, risultando credibili, significa raccontare storie senza cercare continuamente di indottrinarli nel tentativo di assimilarli il prima possibile all’età adulta. È proprio questo che fa la differenza nel mondo della letteratura per l’infanzia, e Annalisa Strada ci riesce benissimo.
Il libro racconta la vita di una giovane donna, non l’efferato evento e senza entrare troppo nei motivi che lo provocarono. Una vita in una realtà, quella di Palermo di allora, difficile, ma resa spensierata dalla ragazza sarda, narrandola in prima persona e ripercorrendo la sua vita da quando frequentava l’Istituto magistrale e studiava con la sorella Claudia.
Con il sogno di diventare maestra, fu tentata dal concorso in polizia. Si preparano insieme le due sorelle, ma solo la più diligente Emanuela passò con il massimo dei voti, e fu ammessa ai sei mesi di addestramento a Trieste. Poco più che ventenne affrontò il primo distacco dalla famiglia, a cui era molto legata. Ma fu ancora più doloroso quando, invece di tornare nella sua Sardegna, dai genitori, i fratelli e il fidanzato, fu destinata a Palermo. Al disappunto per dover restare ancora lontana da casa, si univa la paura per una terra martoriata dagli attentati, e in cui le forze dell’ordine insieme con la magistratura erano le vittime. A Palermo dovette scontrarsi anche con gli sfottò dei ragazzini, che irridevano la divisa addosso a una donna. Mentre cercava di adattarsi al suo incarico di piantone, e socializzava con i colleghi, compilava continuamente domande di trasferimento e approfittava dei week end per imbarcarsi sul ferry boat e tornare a casa. La paura insieme al senso del dovere assalì Emanuela quando le comunicarono che sarebbe entrata a far parte delle scorte. A un amico che le raccomandava di stare attenta disse: «Maddai, finché non mi mettono con Borsellino, non corro nessun rischio. Solo con lui mi possono ammazzare». E invece, il 17 luglio, di rientro da un periodo di ferie per infortunio in Sardegna, fu assegnata proprio a Paolo Borsellino, che per senso del dovere, che da sempre l’aveva accompagnare, non la fece desistere e favorì le ferie di un collega che non vedeva la sua famiglia da tempo. Borsellino nell’incontrarla disse «E lei dovrebbe difendere me? Dovrei essere io a difendere lei». Lei “Sono addestrata per questo”
Il primo giorno di scorta andò liscio. Il secondo no.
Ci voleva un libro per ragazzi per ricordare la storia dell’agente Emanuela Loi, uno dei cinque membri della scorta di Paolo Borsellino che saltarono in aria il 19 luglio 1992 in via d’Amelio. Nata a Sestu (Cagliari), non aveva ancora 25 anni e fu la prima donna poliziotto a morire per mano mafiosa.
Sono pagine molto belle soprattutto quelle in cui Annalisa Strada ricostruisce gli ultimi istanti della vita di Emanuela. «Ho provato una mostruosa nostalgia per chi stavo lasciando, per quello che avrei potuto fare, per tutto ciò che lasciavo in sospeso. Non era giusto che andasse così».
Per anni Annalisa non voleva scrivere questo libro, se pur sollecitata, ma un giorno ad un convegno, sentendo il relatore, capì che la storia di Emanuela andava letta e scritta partendo dalle prime scelte e non dal momento dell’esplosione, evidenziando le scelte che la giovane donna aveva fatto, perché la vita di ognuno di noi è costellata da scelte da prendere, non sempre le migliori. Questo è l’insegnamento che Annalisa Strada ha voluto infondere ai ragazzi con questo libro.
Dopo la presentazione, l’autrice ha voluto parlare ai giovani convenuti anche dell’altro suo libro, tanto decantato ed osannato dalla critica, per quanto osteggiato dalle scuole: “Una sottile linea rosa” che parla di una giovanissima ragazza, Perla, molto sportiva, che rimane incinta alla sua tenera età. Perla dovrà quindi affrontare una responsabilità enorme. Che fare? Questa è una decisione che solo lei potrà prendere.