Denise fa capire a Cupido cosa vuol dire essere innamorati…a lui che l’amore lo mandava con le su frecce ma in realtà non lo conosceva.
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“Oggi non fare domande”, mi dice con determinazione.
“Come vuoi”. Non oso contraddirla.
“Vieni con me”. Mi prende per mano e mi trascina, nel vero senso della parola, all’interno di un pub caratteristico triestino.
“Hai mai assaggiato lo spritz con il vino bianco?”, mi chiede.
“No”. In realtà, ora che ci penso, non ho mai bevuto alcolici.
“Adesso ti faccio bere” e rivolta al cameriere “due spritz, prego.”
Ci sediamo uno di fronte all’altra ad un tavolo situato in un angolo in fondo al locale.
“Perché bevi a quest’ora ? Non devi rientrare in ufficio?”, le faccio notare.
“Ho preso mezza giornata di permesso. Mi farà bene”.
“Ottima idea”. Penso che in fondo farà bene anche a me.
Ci viene servito da bere.
“Dobbiamo brindare” ed avvicina il suo bicchiere al mio.
“A cosa brindiamo?”, chiedo incuriosito, mentre una luce strana nei suoi occhi mi mette in allerta.
“Vedrai …”.
Io le sorrido anche se in realtà vengo pervaso da un sentimento di sgomento misto ad euforia.
Lo spritz mi scende lentamente nella gola ed improvvisamente sento caldo.
“Ti fidi di me?”, mi domanda.
“Ciecamente”, le rispondo.
“Fai male”, e scoppia a ridere.
Sì, decisamente, questa donna mi piace.
“Guardami”. Mi fissa negli occhi. Si avvicina. Sono turbato. Il suo profumo mi giunge alle narici ed è ancora più inebriante del drink che ho appena bevuto.
“Stai forse cercando di ipnotizzarmi?”, le domando, ma è solo un tentativo per prendere tempo. Non mi sono mai trovato in una situazione di questo tipo. Denise mi tiene testa. Ha del carattere e questo fa di lei un tipo interessante.
“Metti le mani dietro la schiena”. È determinata.
“Che vuoi fare?”, le chiedo. Ma non oppongo resistenza.
Questa donna ha la capacità di sorprendermi.
Lei si alza e si avvicina. Ho un giramento di testa. Mi manca la terra sotto ai piedi.
Sarà lo spritz, penso. Non sono abituato a bere ma con Denise non sono riuscito a dire di no. Il suo modo di fare è contagioso e finisco per fare quello che vuole lei.
“Ora ti lego”.
Il gioco si fa pericoloso.
“Ma sei impazzita?”, le domando senza tanta convinzione. Ormai sono nelle sue mani.
“Impazzita? Sì, forse sì, qual è il problema?”.
“Non stringere troppo forte, però”.
“Non ti farò male. Non è questo lo scopo”.
Provate per un attimo ad immaginarvi la scena. Mi trovo in una bella città d’arte come Trieste e sono seduto all’interno di un pub con le mani legate dietro la schiena.
Nella situazione in cui mi trovo adesso, l’unica cosa che posso fare è cercare la via del dialogo, piuttosto che chiedere aiuto. Non ho alternative e questo lei lo sa.
Chi crederebbe ad uno squilibrato che dice di chiamarsi Cupido in cerca della sua freccia?
Non so cosa aspettarmi. Nel frattempo Denise si è riseduta, ma non dice niente. Rimane a contemplarmi come se volesse studiare le mie reazioni.
“Non per contraddirti, Denise, ma siamo in un luogo pubblico”, faccio per dire qualcosa.
“Cosa si prova?”, mi chiede.
“Ad essere legati?”. Credo di intuire dove vuole arrivare.
“Sì. Cosa si prova ad avere le mani legate?”.
“Non saprei. È una situazione strana. Non ho libertà di movimento”.
“Volevo che tu provassi ciò che ho provato io. Così potrai capirmi. Ma ora ti libero subito”.
Si alza di nuovo e mi raggiunge. Mi slega le mani. È così vicina che posso sentire il battito del suo cuore.
Non resisto. Vengo preso da un impulso improvviso.
Avvicino la mia bocca alla sua. Rimaniamo immobili. È stato un attimo. Troppo breve. Troppo bello.
Non mi faccio domande. È successo e basta. Sono attimi che ci vengono regalati e sono belli proprio perché sono unici.
Lei mi guarda ma non dice niente. Sorride e torna a sedersi di fronte a me.
“A volte, la cosa più difficile da fare è quella di non fare niente”, sospira “l’ha detto anche Oscar Wilde” e finisce il suo drink.
continua
Deborah Voliani 49 anni. Assistente sociale. Mi occupo di prevenzione solitudine e promozione socialita a favore degli anziani a Trieste presso Televita s.p.a. Sposata. Vivo a Monfalcone. Sono livornese d.o.c. .Toscanaccia nel sangue. Ho un gatto persiano che si chiama Nemo. Scrivo racconti e poesie. Ho scritto con mio marito un romanzo giallo Male minore ambientato a Livorno e pubblicato da Manidistrega nel 2010. Amo la vita e la fede in Dio