Giornalista e scrittrice ”eclettica” mischia e contamina arti musicali e scrittura. Al festival Professione Giornalista ha parlato come speaker delle ”Differenze di genere, come raccontare la violenza tra deontologia ed etica”
Donna giornalista che si occupa attivamente delle donne Federica Ferretti si lascia volentieri intervistare da dol’s. Come scrittrice invece parla d’amore.
Federica ci parli di te?
Classe 1977, abruzzese, nasco e mi formo nella rete, dapprima collaborando, con una piccola casa editrice del nord, al lancio di una collana multimediale dedicata al mondo femminile, per cui svolgo, quindi, le connesse mansioni di ufficio stampa; poi da giornalista “vera”che, in molti, hanno già definito “eclettica”. Studi classici, sono cresciuta, parallelamente, come musicista “speciale”, cioè con il “pallino”, giusto per restare in tema, per la contaminazione tra linguaggi. Mischio così le carte nelle mie tesi sperimentali, conseguendo, dapprima e con lode, la laurea in Scienze Politiche, quindi in Discipline Musicali ( e mi riferisco ai miei due Diplomi Accademici di II livello nei settori Pianoforte e Musica da camera). Ciò mi permette di spaziare nei vari ambiti che sono stata chiamata a “coprire” durante il tirocinio al giornale, da tutte le declinazioni della Cronaca Nazionale alla Politica Estera; dalla rubrica Cultura a Donna, con particolare riferimento alla trattazione delle pari opportunità.
Hai avuto anche il Premio Donna per la comunicazione!
Ecco che, nel 2015, ad appena qualche mese dal sospirato tesserino, (ottobre 2014), arriva un Premio Donna proprio per comunicazione e giornalismo, ma, nel frattempo, ho potuto intervistare anche tanti compositori ed artisti già affermati a livello italiano, senza mai tradire la mia natura poliedrica. Tanto da scrittrice sui generis quanto collega blogger/giornalista, ho intanto ottenuto il supporto di donne sempre più note per le campagne rosa che ho iniziato ad avviare dai miei vari blog. Sul mio sito, www.federicaferretti.com, potrete trovare alcune delle mie ultime iniziative e testimonial, fino all’ultima tappa di un percorso in continua evoluzione, la mia partecipazione al prestigioso Festival Professione Giornalista, dove sono stata annoverata tra i docenti /speaker! Con particolare orgoglio, ho potuto relazionare circa lo spinoso argomento: Differenze di genere, come raccontare la violenza tra deontologia ed etica, con dei riscontri davvero incoraggianti. Negli ultimi 5 mesi, sono stata quindi felice di condividere tutti i miei infiniti progetti con il mio attuale ragazzo, mettendo da subito in comune persino la passione per la docenza, i libri e la musica. Credo che sia un ottimo inizio, per una ”vulcanica” come me! E naturalmente, sta partecipando alla costruzione delle mie lotte “future”, appoggiandomi e incentivandomi con consigli dall’ “altra metà del cielo”! Cosa volere di più?
Giornalista e scrittrice. Cosa predomina?
Diciamo che, in questo caso, cito la definizione che mi diede un caro amico, Pier Franco Quaglieni: docente e saggista di Storia risorgimentale e contemporanea, è stato cofondatore del Centro torinese “Pannunzio”, ed ha descritto uno dei miei romanzi on-line esclusivi per ilcorrieredellasera.it, dove ero ospitata dalla cara amica e collega Ester Palma, quale: “Un’opera importante dell’amica Federica Ferretti Journalist giornalista e scrittrice. Ci sono due categorie: quella degli scrittori che scrivono anche sui giornali e quella dei giornalisti che, spesso a vuoto, cercano di diventare scrittori, sfruttando la loro notorietà. Federica Ferretti nasce giornalista-scrittore. E’ anche scrittrice quando scrive articoli, è anche giornalista quando scrive libri”. Mi ci identifico appieno, d’altronde, sono una comunicatrice a 360°!
Cosa ne pensi del giornalismo di oggi? E’ cambiata la sua funzione informativa e tende ad essere di parte?
Non voglio etichettare nulla e nessuno, soprattutto perché mi sono accorta che a conti fatti, i cosidetti tag servono a poco. Il problema è un altro. Come accennavo, dobbiamo comunicare un qualcosa che possa avere un valore, che possa essere utile in quanto eticamente e deontologicamente corretto. Perché, ricordiamocelo, il giornalismo, un tempo, era considerato appunto un lavoro-missione. Se si ripensasse solo a questo, si recupererebbe la sacralità dell’elemento, del bene pubblico che dobbiamo perseguire; ad esempio, cesserebbero di esistere tanto le fake news quanto i giornaletti scandalistici che, senza alcun fondamento in termini di riscontri, sbattono il malcapitato di turno in prima pagina pur di “vendere” (cartaceo o web, non fa più alcuna differenza in questo senso!). Purtroppo, i colleghi che continuano ad esercitare il mestiere per amore del vero ad ogni costo, restano nudi di fronte a determinate situazioni, rischiando, pur nel 2017, la morte sempre più spesso. Le ultime cronache ( leggasi pure la blogger appena uccisa a Malta) sono aberranti. Ma nemmeno questo basta. Riemerge subito, e a sgradevole sorpresa, l’ormai tristemente famoso “squalo di turno” che si addentra in cronache che, soprattutto in materia di femminicidi, definire morbose, è un eufemismo. Ancora in barba a tutte le avvertenze, i seminari, i richiami. A voi, le conclusioni…
Hai scritto molti libri anche online. In Italia leggono poco, ma online va meglio?
In Italia, purtroppo, c’è un analfabetismo di ritorno impressionante a favore di un’apparente diffusione della digitalizzazione. Il senso della parola cultura, è diventato però labile. Chi conosce a menadito la storia? Quante interviste su argomenti che dovrebbero essere nazional-popolari vengono disertate? Eppure, si è diventati improvvisamente tutti scrittori. Ma come mi suggeriva una mia insegnante, per scrivere bene, bisogna aver letto bene. Io, non mi lamento, nei due anni in cui sono stata ospite di Ester Palma nel blog Nel cuore di Roma, ho avuto dei riscontri stupendi, il mio pubblico si rimpinguava ad ogni volta, siamo arrivati a visualizzazioni strabilianti! Trattavo di amore impossibile, e forse, ci si crede ancora. Però, pure con l’ultimo libro, La rugiada della notte, collegato alla campagna #noiciamiamo, ho ricevuto riscontri molto positivi, specie da una fascia di età insospettabile, tra i 15 ed i 18 anni. Di questo, mi sento fiera. Non ho scritto invano un’altra storia di donna, per le donne.
Quale dei tuoi libri ti ha lasciato i migliori ricordi ed emozioni? La risposta dei tuoi lettori?
Credo che i libri siano un po’ come i figli, non se ne può prediligere uno a discapito di un altro, così come non li possiamo scrivere per noi stessi, bensì perché si facciano volano di messaggi e contribuiscano a migliorare la società in cui operiamo ognuno secondo le proprie capacità e potenzialità. Ma alla base, deve esserci una riscoperta del vero significato di “cultura”, delle sue mille sfaccettatura. Questo, continua a mancare.
Ti occupi di pari opportunità. Ma oggi è possibile non occuparsene?
Anche questa è una domanda scomoda. Io rigirerei i soggetti, nel senso che, semmai, è la comunicazione a riguardo ad essere falsata. Ragioniamo insieme: quando si parla di occupazione, si dimentica che la donna, al rientro, continua ad esserlo a 360° nelle questioni che riguardano la casa. Già solo basandosi su questo dato, le pari opportunità sono ancora una chimera. Ci sono ambiti che restano dominio incontrastato delle donne ( leggasi ancora l’educazione dei figli): bisognerebbe viceversa coinvolgere più gli uomini anche a livello legale. Sembra retorica, ma conosco maschietti che desidererebbero occuparsi meglio della famiglia ed il legislatore è intervenuto in materia sempre marginalmente. Sembra ci sia un’inversione di tendenza. Aspetto con ansia gli sviluppi.
Come entrano nei tuoi libri le donne?
Con tutto il loro cuore, riuscendo a decifrare quella parte dell’anima che, altrimenti, resterebbe nell’ombra. Le mie donne, danno ogni giorno nuova luce alla loro vita, che cercano sempre di vivere ad ogni costo, seppure tra incredibili traversie. Ma la vita, non è “eccessiva”? Quante situazioni paradossali ci tocca risolvere ogni giorno? Le mie donne vi sono immerse fino al collo, e si danno sempre un’altra possibilità Ecco cosa vorrei lasciare alle mie lettrici.
Puoi riportare una frase del tuo ultimo scritto che vorresti proporre all’attenzione delle lettrici?
Chi siamo noi per negarci all’amore, specie quando arrivi a risvegliarci i sensi, restituendoci quella parte di noi che credevamo di non possedere, o al contrario, non abbiamo mai conosciuto?
Scrivere per testate femminili vuol dire esplorare un mondo sconosciuto a molti: quale parte preferisci? Emozionale, gossippara, modaiola o altro?
Scrivere di donne, oggi, non è un mestiere facile. Siamo rimaste fragili, e la rete, “matrigna”, ce lo insegna. Abbiamo tante anime, molte, le hai appena citate tu. Ma per quanto mi riguarda, preferisco evitare il gossip fine a se stesso che, come accennavo poco fa, può sfuggire di mano provocando danni seri a chi, alla fin fine, per quanto “noto”, ha comunque diritto ad esistere e manifestarsi a sua volta nelle sue peculiarità senza temere che gli si rubi la dignità con foto e/o commenti scioccanti. Il limite del nostro esercizio, dovrebbe essere dato dal concetto di “rispetto”. Io, perlomeno, me lo sono imposta, da donna – giornalista, che si batte in nome delle donne.