Poche, pochissime le donne che hanno avuto il privilegio della loro effige su una moneta o una banconota.
Sicuramente la più rappresentata è la regina Elisabetta che troviamo sulle sterline inglesi, sul dollaro australiano e su quello neozelandese.
Le regnanti sono le più rappresentate: tra il 1725 ed il 1837 troviamo la regina Maria Teresa sul tallero austro-ungarico, la regina Vittoria su scellini, mezze corone britanniche e anche su alcune monete indiane. In Russia circolavano rubli con Caterina I ed Elisabetta I e nel Ducato di Parma troviamo una moneta raffigurante Maria Luigia.
Abbondano invece in quasi tutti i tempi le figure femminili generiche, che non fanno riferimento a persone reali.
In molte monete romane troviamo raffigurate le cosiddette “auguste”: madri, mogli, figlie e sorelle di regnanti, come Livia Drusilla, moglie di Augusto e madre di Tiberio; Cesonia, quarta moglie dell’imperatore Caligola; Antonia “minore” che fu la bisnonna di Nerone, e poi Poppea, Messalina, Plautilla moglie di Caracalla e tante altre ancora. Ma il privilegio era raggiunto grazie al legame familiare con un uomo. Comunque i loro ritratti sono dei documenti preziosi per conoscere abbigliamenti e acconciature del tempo e per ricostruire la ritrattistica delle donne più influenti di quei tempi. La prima donna non mitologica ad apparire su una moneta dovrebbe essere stata Fulvia, matrona vissuta durante la tarda Repubblica romana, discendente di Scipione l’Africano, ma le fonti sono discordanti.
In Italia, la moneta da venti centesimi di lira, nel 1908, raffigurava il profilo di una donna con una spiga. Profilo che alcuni attribuiscono alla scrittrice Sibilla Aleramo. Maria Montessori era invece certamente raffigurata nella banconota da 1000 lire, prima ed unica donna a cui è stata dedicata una banconota. A lei anche il riconoscimento con una moneta commemorativa emessa nel 1980.
Maria Rosalia Rita De Castro fu la prima donna ad essere raffigurata sulle banconote spagnole da 500 pesetas. Poetessa e scrittrice era nata a Santiago di Compostela nel 1837 da una madre nubile e da un sacerdote. Fu quindi registrata, come imponeva la legge del tempo, come figlia di sconosciuti.
La famiglia della madre si rifiutò di prendersi cura della bimba e allora, il padre la affidò alle sue due sorelle. Questo stato di figlia illegittima influì sul suo carattere e sul suo fisico: aveva una salute cagionevole e soffriva di crisi depressive. Nel 1885 si trasferì a Madrid, nella casa di una zia paterna e lì conobbe il poeta Gustavo Adolfo Becquer che la introdusse nei circoli letterari. In quel periodo iniziò a scrivere poesie ma le sue opere più importanti le scrisse a La Coruña dove si era trasferita con il marito: le scrisse in galiziano, proprio per sottolineare la sua adesione alla volontà di cambiamento culturale e politico di quella regione della Spagna che aspirava all’autonomia. Rosalia viene considerata una precursora del femminismo spagnolo poiché in molte sue poesie denunciò la condizione della donna, relegata al ruolo forzato di madre e di moglie e discriminata dalla società in tutti gli altri campi. Morì nel 1885 a quarantotto anni.
La regina Elisabetta D’Aragona nota anche come Santa Elisabetta o Isabella del Portogallo, fu la prima donna raffigurata sulle banconote portoghesi. Era nata forse a Saragozza nel 1271. Fu data in moglie, a dodici anni, al re Denis del Portogallo e fu madre di Alfonso IV. Di carattere mite era molto caritatevole e agli agi ed allo sfarzo della vita di corte preferì una vita austera. Era sensibile ai bisogni della povera gente: orfani, malati, vedove, prostitute e fanciulle prive di dote che aiutò fondando ricoveri, ospedali e ospizi. Fu donna di pace risolvendo conflitti ed evitando guerre e spargimento di sangue nella Penisola Iberica. Riuscì a far riconciliare il marito ed il figlio quando erano sul punto di scatenare una guerra. Quando rimase vedova si ritirò in un convento da lei fondato a Coimbra. Oggi è la patrona di questa città, poiché nel 1625 fu proclamata santa dalla chiesa cattolica romana.
Angelica Kauffman, prima donna sulle banconote austriache, fu una pittrice svizzera, specializzata nella ritrattistica e nei soggetti storici. Nacque a Coira il 30 settembre del 1741, ma i suoi si trasferirono ben presto in Austria. Il padre era un pittore e trasmise questa sua passione alla figlia, mentre la madre Cleofe la istruì nella letteratura, nelle lingue, nella musica e nel canto. Grazie ad un viaggio in Italia poté sviluppare ulteriormente le sue doti pittoriche e conseguire il diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Goethe restò affascinato dalla sua personalità e di lei scrisse: “guardar quadri con lei è assai piacevole, tanto educato è il suo occhio ed estese le sue cognizioni di tecnica pittorica”. Ha affrescato la cappella del Santuario di Loreto. Morì a Roma il 5 Novembre del 1807 forse avvelenata dai colori che per più di sessanta anni aveva usato per dipingere. Sue opere sono esposte alla National Portrait Gallery di Londra, agli Uffizi, all’Ermitage e in altri prestigiosi musei.
Ricordiamo inoltre Emilia Plater prima donna sulle banconote polacche da 20 złoty, nata a Vilnius nel 1806, fu una patriota polacca. La sua era una ricca famiglia aristocratica che le impartì educazione e cultura secondo i canoni dell’epoca. Ma Emilia si appassionava alla vita e alle opere di grandi donne, subiva il fascino delle loro gesta, come quelle di Giovanna d’Arco o della patriota greca Laskarina Bouboulina ed era inoltre appassionata di equitazione e di tiro con la pistola, occupazioni poco usuali per le ragazze. Quando, nel 1830, a Varsavia i polacchi si ribellarono per ottenere l’indipendenza dal dominio zarista, Emilia partecipò all’insurrezione, creando addirittura una propria unità partigiana che, con lei a capo, conquistò la città di Zarasai. Dopo varie imprese si ammalò gravemente e morì nel 1831. C’è un villaggio nella Bassa Slesia che si chiama Platerowka-Piaseczno in suo onore.
Nadezda Petrovic invece fu la prima donna sulle banconote serbe. Era nata a Čačak, una piccola cittadina della Serbia centrale. A undici anni si trasferì con la famiglia a Belgrado dove iniziò a respirare l’aria delle nuove tendenze pittoriche. Si trasferì poi a Parigi dedicandosi alla pittura “en plein air vissuta come un costante interrogarsi su stessi e sul mondo”. e si dedicò anche alla fotografia. Così scrisse in una lettera che inviò, da Monaco, alla madre: “mi sento davvero felice per il fatto di non essermi sposata, perché se l’avessi fatto, ora sarei solo una donna comune, come Lina ed altre mie amiche, costrette a passare l’intera vita pagando i debiti alla Natura. Io cercherò di pagare i miei debiti in altro modo”. Un grande scrittore sloveno, Ivan Cankar, la definì invece “una signorina priva di talento” ma lei, grazie al suo forte carattere, non se ne curò.
Tra le altre ci piace ricordare Jacobine Camilla Collett che fu la prima donna effigiata sulle banconote norvegesi. Nata nel 1813 fu sempre una donna anticonvenzionale, femminista, definita “una protesta personificata”. Quando, nel 1851, rimase vedova, pur ritrovandosi come tutte le norvegesi fino al 1888 “priva di capacità giuridica”, decise di vendere la casa, di affidare i suoi tre figli ai parenti e di iniziare a viaggiare nonostante le ristrettezze economiche. Scrisse prima alcuni racconti e poi il romanzo Le figlie del governatore e anche dei saggi dedicati “alla storia nazionale del cuore femminile”.
Recentemente
Tove Marika Jansson, pittrice e scrittrice finlandese, è stata raffigurata in una moneta commemorativa da due euro nel 2014. Nata nel 1914 è nota in tutto il mondo per i “Mumin”, una serie di libri per l’infanzia.
La prima donna sulle banconote australiane fu Caroline Crisholm, mentre Harriet Tubman diventerà la prima donna sulle banconote americane, secondo una decisione del 2015. Molti i riconoscimenti attribuitegli: nel 1944 le è stato intitolato un vascello della Marina Militare Americana, nel 1978 a le è stato dedicato un francobollo, nel 2014 un asteroide e ora anche una banconota al posto del settimo presidente Andrew Jackson. Nata schiava nel 1822 in una contea del Maryland, fu picchiata e frustata per ben 29 anni. A causa delle percosse ricevute, iniziò a soffrire di disturbi neurologici, ma nonostante ciò riuscì riuscì a liberarsi dalla schiavitù e ad aiutare tante altre persone a farlo. Venne così soprannominata “Mosè della gente nera”.
Harriet si arruolò riuscendo a diventare una spia dell’esercito nordista durante la guerra di secessione americana. È stata la prima donna a guidare una spedizione armata nella Carolina del Sud, impresa con cui si liberarono più di settecento schiavi. Si batté anche per il suffragio femminile. Morì nel 1916 e lei ebbe gli onori di un funerale militare.
Da Le mille i primati delle donne dell’Associazione Toponomastica femminile a cura di Ester Rizzo