Sono tantissime le donne che si sono impegnate per migliorare le condizioni di vita di altre donne, di bambini, di poveri ed emarginati dalla società. Alcune tra loro sono state pioniere nel campo della sanità e dell’istruzione diffusa.
Monna Tessa, definita la prima infermiera della storia, nel 1288 fondò l’ordine delle Oblate. Anche se era nata in una famiglia povera fu chiamata Monna, che significa Madonna, appellativo con cui venivano chiamate le donne coniugate dei ceti più abbienti.
Si sposò con un sellaio e faceva la governante presso una famiglia agiata: quella di Folco Portinari. Quest’ultimo accolse con generosità la proposta fatta da Monna Tessa di costruire un ospedale. E proprio lì lei iniziò ad assistere i malati traendo ispirazione dalla Regola di San Francesco d’Assisi. Molte donne, soprattutto nobili, l’aiutarono nell’impresa, rispettando in seguito una Regola scritta proprio da Monna Tessa.
Cristina Trivulzio di Belgioso fu la prima donna al mondo nominata direttrice delle ambulanze nel 1849 durante la difesa di Roma. Arruolò trecento infermiere volontarie laiche, gestì dodici ospedali da campo con straordinaria capacità e spirito di abnegazione. Era nata a Milano nel 1808. Principessa, è sicuramente la più conosciuta tra le donne protagoniste del Risorgimento. Fu anche una benefattrice che impiegò una parte consistente del suo patrimonio a sostegno dell’impresa dei Mille. Fu definita “novella e travolgente Giovanna D’Arco”.
La sua biografia è molto nota ma noi vogliamo ricordare quello che lei stessa scrisse in un saggio sulla condizione delle donne del suo tempo: “Vogliano le donne felici ed onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto tratto il pensiero ai dolori ed alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella vita e, ricordare con qualche gratitudine, i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata felicità”.
Cesira Pozzolini fu la prima donna a fondare la prima scuola pubblica gratuita per i figli dei contadini e dei meno abbienti. Era nata a Firenze nel 1839.
A Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri si deve la fondazione, il 4 novembre del 1880, del primo ospedale chirurgico per bambini in Italia. Donna coraggiosa ed intraprendente, nacque a Napoli nel 1826 da nobile famiglia. Come tutte le aristocratiche del tempo era esclusa, in quanto donna, dalla scena della politica ufficiale e convogliò la propria energia nel campo della beneficenza. Teresa e Paolina Craven Laferonnays, un’altra nobildonna, quando nel 1873 si diffuse il colera, raccolsero dalla strada ragazze e ragazzi a cui insegnarono a scrivere e a leggere e spesso li assunsero nelle loro case come domestici e domestiche. Quando Teresa perse l’adorata figlia Lina, decise di costruire un ospedale per malattie infantili, l’ospedale di “Santobono”, mettendo a disposizione gran parte della sua dote.
Sempre a Napoli, ma nel 1946, Litza Cittanova fu la prima donna ad organizzare un sit-in nella città partenopea per reclamare uno spazio da destinare ai comitati per la salvezza dei bambini di Napoli.
Litza era un’attivista comunista nata a Tunisi nel 1917 da una famiglia borghese di origine italiana. Si laureò a Parigi e decise, contro il volere del padre, di aderire al partito comunista tunisino, iniziando così una vita di lotta e di clandestinità. Nel 1942 fu incarcerata nel Forte di Sidi Kassen e una volta libera arrivò a Napoli proprio negli anni delle lotte antifasciste. A Napoli si sposò con Maurizio Valenzi che in seguito diventò il sindaco della città. Nel dopoguerra profuse tutte le sue energie nel “Comitato per la salvezza dei bambini di Napoli” creato per sollevare dai gravi disagi, dalla fame e dalla povertà questa fascia debole della popolazione.
A Laura Solera Mantegazza si deve la fondazione a Milano del primo ricovero italiano per lattanti nel 1850 e la prima scuola professionale laica con finanziamenti pubblici nel 1870. Fu anche la prima donna ad essere inserita nella lista dei “cittadini benemeriti nella storia patria”. Nacque a Milano nel 1813 in un’agiata famiglia borghese. Studiò in un collegio femminile e nel tempo libero insegnava ai figli dei domestici di casa a leggere e scrivere. Fu data in sposa, nel 1830, a Giovan Battista Mantegazza, figlio del podestà di Monza. Fu una patriota attiva durante le Cinque giornate di Milano, prestando assistenza ai feriti e raccogliendo il denaro necessario per curarli. Organizzò anche un servizio di lettighe per poterli trasportare più agevolmente.
Molto probabilmente conobbe e frequentò Giuseppe Mazzini. È certo, comunque, che con lui intrattenne un rapporto epistolare. Quando a Luino si verificò lo scontro cruento tra un gruppo di patrioti e alcuni soldati austriaci, Laura si recò da Garibaldi per mettere a disposizione la sua casa per curare i feriti, e in seguito si adoperò per raccogliere i fondi necessari per organizzare la Spedizione dei Mille.
Insieme ad altre donne fondò un’Associazione Generale di Mutuo Soccorso per le operaie milanesi e nel 1868 un ricovero per i figli delle sigaraie. Morì nel 1873 ed un’epigrafe sulla sua casa così la ricorda: “In questa casa abitò molti anni e istituì il primo ricovero dei bambini lattanti Laura Solera Mantegazza vera madre del povero”. Nel 1906 i suoi resti vennero seppelliti nel famedio.
Elizabeth Fry fu la prima donna a visitare le prigioni britanniche agli inizi del 1800 e la prima donna chiamata a testimoniarne le condizioni inumane.
Nata nel 1780 sin da ragazza si interessò delle disagiate condizioni di vita delle detenute e spesso si preoccupò di rifornirle personalmente di vestiti pesanti e di paglia pulita. Organizzò anche una scuola dove le detenute potevano cucire, lavorare a maglia e vendere questi loro prodotti rendendosi autonome economicamente. Fu proprio Elizabeth a promuovere la riforma del sistema carcerario inglese. Creò anche dei ricoveri per i senzatetto di Londra dopo essere rimasta molto colpita dalla visione di un corpo senza vita di un ragazzo morto per assideramento. Nel 2001 la sua effige è stata stampigliata su una banconota da cinque sterline britanniche.
quel suo desiderio, iniziò a studiare di notte dato che di giorno lavorava e si inscrisse all’Università del Distretto di Colombia. Si laureò brillantemente in Criminologia e poco dopo entrò all’Accademia della Polizia di Washington. Oggi è alla guida di 40.000 agenti.
Nel 2014 Michelle Howard è la prima donna e la prima persona di colore a diventare ammiraglia a quattro stelle della Marina Statunitense e Kristin Lund, norvegese, la prima a guidare un contingente di pace delle Nazioni Unite.
Sempre nello stesso anno Jamila Bayaz diventa la prima donna a capo di un distretto di polizia in Afghanistan. Nel 2014 le donne presenti nell’organico della polizia afghana erano 1500 circa e la maggior parte espletavano incarichi amministrativi o si occupavano di reati femminili. Oggi sono più numerose ed hanno anche incarichi più rilevanti.
Bayaz ha promesso di “sevire il suo popolo oppresso”. Per le poliziotte afghane il compito non è semplice, spesso nel sud del paese, subiscono attacchi. Islam Bibi, in servizio alla polizia criminale, è stata uccisa, e nel 2008 i talebani hanno ucciso la poliziotta Malalai Kakar nella provincia di Kandahar.
Jamila, madre di cinque figli, durante la cerimonia di insediamento ha dichiarato: “non è un’opportunità solo per me, ma per tutte le donne afghane”. A lei è stato affidato il primo distretto, nel cuore di Kabul, la zona di edifici governativi spesso presi di mira dagli attacchi terroristici.
Mille i primati delle donne” dell’Associazione Toponomastica femminile a cura di Ester Rizzo