Possiamo ben dire che spesso le donne, pur di combattere, non hanno esitato a cambiare identità, e lo hanno fatto in quasi tutte le epoche ed in tutti i continenti. Approfittando del disordine che regnava negli eserciti e degli scarsi controlli medici, centinaia, o forse migliaia di ragazze si nascondevano dietro una divisa ed un nome maschile e andavano in guerra.
Francesca Scanagatta fu la prima donna italiana ad essere arruolata nelle forze imperiali con il ruolo di ufficiale dell’esercito austriaco.
Era nata a Milano il primo di agosto del 1776 e sin da piccola si infervorava per le storie sulle Amazzoni e sulla guerriera Bradamante. Un suo fratello che avrebbe dovuto frequentare l’Accademia Militare Teresiana fu colpito da una malattia, allora Francesca, probabilmente con la complicità del padre, si travestì da uomo per prendere il suo posto. Combatté con valore conquistando molte vittorie ma nel 1880 fu scoperta e congedata. Le diedero comunque una pensione e quando nel 1852, avanti negli anni, si recò al Gala per i Cento anni dell’Accademia Teresiana, si presentò in divisa a ritirare la sua medaglia d’oro al merito. Morì nel 1864.
Singolare è la storia di Deborah Sampson, prima donna al cui marito venne concessa una ricompensa per i servigi militari resi dalla moglie. Deborah è stata una rivoluzionaria che combatté per l’indipendenza americana e combatté ovviamente travestendosi da uomo perché le donne non potevano farlo. Lottò valorosamente ma a causa di una febbre maligna dovette essere ricoverata all’ospedale di Philadelphia dove scoprirono il suo sesso. Il medico che la curava parlò con un ufficiale dell’esercito che chiamò Deborah e la incaricò di portare direttamente una lettera al comandante in capo George Washington. Quella lettera era in un certo senso la sua condanna: scoperta la sua vera identità, veniva rispedita a casa ma per il suo eroismo le liquidarono una somma di denaro e il 25 ottobre del 1783 fu ufficialmente congedata dall’esercito con tutti gli onori. Dopo la guerra si sposò, ebbe tre figli e dal 1804 ricevette una pensione. Dopo la sua morte il marito fu il primo uomo della storia a ricevere una ricompensa dal Congresso degli Stati Uniti per i servigi militari resi dalla moglie!
Bruna Dradri fu la prima donna a conseguire il grado di sergente dell’Esercito italiano a comando di nove uomini.
Era nata ad Alfonsine, in provincia di Ravenna, il 13 luglio del 1927 in una famiglia di antifascisti. Giovanissima aderì al Movimento Partigiano svolgendo delicati compiti di collegamento e di informazione nella “Brigata A. Tarroni”. Negli anni Cinquanta si trasferì per incarico del Partito Comunista in Basilicata per organizzare il movimento delle donne che in quella regione era ancora inesistente. Non fu facile, dovette combattere pregiudizi radicati in una cultura contadina arcaica, ma ci riuscì, sensibilizzando le lucane alla lotta per i propri diritti e accompagnandole nel processo di emancipazione.
In occasione del 25 aprile 2008 tenne un discorso ai giovani della Basilicata. Ne riportiamo uno stralcio: “Dobbiamo riappropriarci dei principi fondamentali della nostra civiltà, iniziando proprio dal concetto di pace […] quando le differenze si fanno troppo grandi e l’intolleranza assume proporzioni drammatiche, scoppia una guerra. Quando le cause ed i pretesti diventano più importanti della inviolabilità della pace, scoppia una guerra. Quando non si riesce a capire il valore della vita, scoppia una guerra: la pace non è solo uno slogan o una bella parola, la pace bisogna coltivarla, accettarla. La pace è essenziale perché questo è il nostro tempo, questa è la nostra occasione di vivere”. Bruna ha cessato di vivere il 19 dicembre del 2010.
Alga Soligo fu la prima ufficiale della Marina Mercantile.
A 20 anni ottenne il suo primo incarico e a 21 incontrò un giovane ufficiale con cui si sposerà. I due coniugi cercavano, quando possibile, di lavorare sulla stessa nave e la loro sarà una storia d’amore vissuta tra i mari del mondo. Sul mercantile “Tito Campanella” lui è il comandante e lei la prima ufficiale ma nel gennaio del 1984 la nave affondò. Ancora oggi non c’è certezza sulle cause dell’incidente, anche se nel 1986 la Commissione d’indagine, nominata dal ministro della Marina Mercantile concluse che la nave colò a picco a causa dello spostamento del carico. Così scrissero i giornali: “A bordo ventitre uomini e una donna […] inghiottiti dall’Atlantico in tempesta”. A Viareggio è stata a lei intitolata una piazza.
In Italia, il servizio militare femminile effettivo, su base volontaria, è stato introdotto nel 2000. Prima di questa data la nostra nazione era l’unica, in seno alla NATO, a non aver dato alle donne la possibilità di arruolarsi ma erano presenti donne negli altri campi.
Vediamo alcuni di questi primati.
La prima donna a dirigere una questura è stata Maria Rosa Maiorino. Nel 2015 è stata anche la prima donna a dirigere l’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano.
Nel 2012 la prima questora di Cuneo è stata Isabella Fusiello ed anche la sua vice era una donna, Donatella Boscassi. Nel 2013 Ivana Petricca diventa questora di Pavia e nel 2014 lo diventa Loretta Bignardi a Lodi. Nel 2016 Rosanna Lavezzaro è la prima questora di Vercelli.
Fernanda Santorsola è la prima donna in Italia a diventare dirigente di una Squadra Mobile.
Rosa Scafa è la prima donna ad entrare in Polizia. Nel 1952 fa parte della Polizia civile di Trieste e dal 1981 della Polizia di Stato.
Nel 1972 Angela Gasparini diventa la prima donna vigile urbano a Roma e nel 1976 Clementina Guarnieri, detta Tina, la prima a Milano.
Nel 1991 Barbara Zampieri è la prima donna assunta nel Corpo dei Vigili del Fuoco mentre nel 2005 Helga Consolo, brindisina, diventa la prima donna tenente medico delle truppe alpine.
Il 2009 è l’anno in cui per la prima volta una donna assume il comando di una Capitaneria di Porto: contemporaneamente Carmen Giacoppo a Monopoli, Marilisa Lombardi a Golfo Aranci e Tiziana Manca a Maratea.
Michela Pagliara, bergamasca, diventa invece la prima al comando di una Compagnia di Carabinieri, a Legnano. In un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: “Quando al telefono chiedono di parlare con il comandante e rispondo io, restano per un momento interdetti”.
Sempre nel 2009 Valentina Balassone, nata a Sulmona, diventa la prima donna al comando di una Compagnia di Alpini e, nel 2010, Veronica Greco, nata a Vibo Valentia, la prima al comando di un reparto territoriale della Guardia di Finanza.
Laura De Benedetti, nel 2013, è la prima donna generale dell’Arma dei Carabinieri e sempre nello stesso anno Maria Dolores Rucci la prima a capo di un comando regionale della Polstrada.
“Sui volti dei naufraghi vedo la paura. Ma io non posso averne. Portarli a terra è un dovere morale. Punto”. Così dichiara in un’intervista Catia Pellegrino, la prima donna nella storia delle Forze Armate italiane a ricoprire il ruolo di comandante di una nave militare, nel 2015. Nata a Neviano, in provincia di Lecce, è a capo di un pattugliatore nell’operazione “Mare Nostrum”, il “Libra” che soccorre i migranti. “Nei loro occhi – racconta Catia – incrocio lo choc, la fatica, la paura di uomini e donne rimasti a galla nel nulla da soli, magari per ore”.
Monica Graziano Contrafatto, caporalmaggiore, nata a Gela nel 1981, è la prima donna soldato a ricevere la Medaglia d’Oro al Valor militare: “per l’altruismo e lo spirito di sacrificio con cui nel marzo 2012 ha condotto le operazioni dei propri commilitoni durante un attacco alla base italiana in Afghanistan: pur rimanendo gravemente ferita al punto da compromettere la sua integrità fisica, con il suo operato ha permesso ai colleghi di mettersi al riparo, salvando loro la vita”. Lei replica: “Non ho fatto niente di speciale. Ho fatto solo il mio lavoro, un sacco di altre persone si sarebbero comportate come me”. Monica, nell’attentato, ha perso la gamba destra. Ad un giornalista che le chiede: “Ma lei, di famiglia, non vuole metterne su una?”, con molta ironia risponde: “Sì, ma ogni volta che incontro il principe azzurro sbaglia a darmi la scarpetta giusta. A me serve quella sinistra. Così ogni volta devo restituirla”.
Anna Polico, nata a Salerno è la prima donna a diventare capitana comandante di squadrone presso il “Savoia cavalleria” di Grosseto. Tra i suoi ricordi più importanti, l’esperienza in Libano: “Le donne mi vedevano e si avvicinavano, mentre avevano timore dei colleghi maschi. Le ho potute aiutare nella tragedia della guerra: un’esperienza che mi è rimasta nel cuore”.
Nel 2016, una donna, per la prima volta è entrata, come funzionaria, a far parte dei NOCS, Nucleo Operativo Centrale Sicurezza, della polizia ma ovviamente non ne conosciamo l’identità.
Tra le prime donne non italiane, Margaret Ann Bulkley è stata la prima chirurga militare e nel 1857 diventò ispettrice generale degli Ospedali Militari in Canada. Era nata in Irlanda, non si sa bene se nel 1792 o nel 1795, e voleva studiare medicina ma in quel tempo alle donne non era permesso frequentare l’Università. Così si travestì da uomo e assunse il nome di James Barry e con questa nuova identità convivrà tutta la vita fino alla morte nel 1865. Solo allora si scoprì la verità: James era donna! L’Esercito Britannico mise tutto a tacere e per cento lunghi anni secretò nei propri archivi la documentazione legata al caso. Soltanto nel 1950, alla storica Isabel Rae, viene dato il permesso di consultare i documenti e così si poté ricostruire la storia di Margaret che ancora oggi in Canada viene riconosciuta come modello di compassione, onestà e rigore.
Flora Sandes fu invece la prima donna durante la seconda guerra mondiale ad essere nominata ufficiale dell’Esercito Serbo e la prima donna inglese ad essere ufficialmente reclutata come soldato
Micaela Feldman Etchebehere fu la prima e unica donna comandante di una milizia antifranchista durante la guerra civile spagnola. Era nata nel 1902 e fu una donna straordinaria, così definita: “Una donna di coraggio e di un’intelligenza ineguagliabile, dura e affettuosa, valorosa”, la chiamavano Mika. In un bell’articolo così Concita De Gregorio la ritrae: “Era sempre in prima linea sul fronte sotto le bombe, sepolta viva sotto metri di terra, capace di organizzare una scuola dietro le trincee e di leggere Dumas e Salgari ai combattenti analfabeti, poi di lanciarsi in combattimento sotto il fuoco delle mitragliatrici ”. Pensiamo che la storiografia l’abbia sepolta perché ha avuto paura di una donna così eccezionale.
Kiran Bedi ha ben tre primati: è la prima donna indiana ad entrare, nel 1972, nel servizio di polizia, è la prima direttrice generale, nel 1993, di un carcere a Nuova Delhi e nel 2003 è la prima donna scelta dalle Nazioni Unite come consulente per la polizia civile.
Cathy Lanier è la prima donna a capo della Polizia Metropolitana di Washington. Sin da bambina desiderava diventare poliziotta ma a quattordici anni rimase incinta e fu costretta ad abbandonare gli studi. Ma non abbandonò quel suo desiderio, iniziò a studiare di notte dato che di giorno lavorava e si inscrisse all’Università del Distretto di Colombia. Si laureò brillantemente in Criminologia e poco dopo entrò all’Accademia della Polizia di Washington. Oggi è alla guida di 40.000 agenti.
Nel 2014 Michelle Howard è la prima donna e la prima persona di colore a diventare ammiraglia a quattro stelle della Marina Statunitense e Kristin Lund, norvegese, la prima a guidare un contingente di pace delle Nazioni Unite.
Sempre nello stesso anno Jamila Bayaz diventa la prima donna a capo di un distretto di polizia in Afghanistan. Nel 2014 le donne presenti nell’organico della polizia afghana erano 1500 circa e la maggior parte espletavano incarichi amministrativi o si occupavano di reati femminili. Oggi sono più numerose ed hanno anche incarichi più rilevanti.
Bayaz ha promesso di “sevire il suo popolo oppresso”. Per le poliziotte afghane il compito non è semplice, spesso nel sud del paese, subiscono attacchi. Islam Bibi, in servizio alla polizia criminale, è stata uccisa, e nel 2008 i talebani hanno ucciso la poliziotta Malalai Kakar nella provincia di Kandahar.
Jamila, madre di cinque figli, durante la cerimonia di insediamento ha dichiarato: “non è un’opportunità solo per me, ma per tutte le donne afghane”. A lei è stato affidato il primo distretto, nel cuore di Kabul, la zona di edifici governativi spesso presi di mira dagli attacchi terroristici.