C’è chi come Iaia Pedemonte ha fatto delle parole turismo sostenibile e responsabile la propria bandiera.
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo il Turismo Sostenibile è quel “turismo capace di soddisfare le esigenze dei turisti di oggi e delle regioni ospitanti prevedendo e accrescendo le opportunità per il futuro. E’ Responsabile perchè i viaggiatori sono mossi da curiosità, da voglia di conoscere e capire i luoghi che stanno attraversando consapevoli che ogni loro atto crea delle conseguenze.
Ne abbiamo parlato con Iaia Pedemonte attiva nel settore da sempre. Ligure di Millesimo (SV) classe ‘ 55, sposata, con due figli, con una laurea in lettere e diplomi in giornalismo televisivo, comunicazione nelle emergenze, cooperazione.
Come sei arrivata al turismo?
Ho sempre lavorato in comunicazione e ricerca sull’informazione. Sono arrivata al turismo perchè aiutavo un’amica ad aggiornare le schede su cosa fare nei weekend per riviste importanti. Piano piano ho conosciuto tante realtà e ho incominciato a fare articoli da sola.
E da quando è nata la tua passione per il turismo responsabile?
Per me è sempre stato solo turismo responsabile. Che per altro è anche quello ormai più richiesto. E poi non solo sono sempre stata una giramondo, ma ho vissuto in diversi paesi e mi piace capire a fondo e sentirsi a casa ovunque.
Cosa vuol dire Turismo responsabile?
Ci sono definizioni “tecniche ” date dalla Associazione italiana del turismo responsabile (aitr.i), il cui sito invito tutti a visitare. Ma in sostanza significa fare in modo che tu come turista porti qualcosa a chi vai a trovare, lasci la minore impronta possibile, ci vai perchè vuoi conoscere e vivere come o con gli abitanti. Ovviamente questo non è da prendere alla lettera, ma è un atteggiamento mentale. Perchè significa voler conoscere la natura e gli abitanti del posto, scambiare esperienze con loro. Oggi si parla di turismo esperienziale, è quello che va per la maggiore ed è anche, pensate un po’, quello che fanno fare le donne quando inventano prodotti nel turismo, che sono comunque legate alle attività del loro paese, alla cultura, alle tradizioni ecc.
Il turismo inquina? Oggigiorno molti più di ieri viaggiano. E quindi inquinano di più?
Sì il turismo inquina e oggi si inquina di più. Ci sono dei saggi molto interessanti (per esempio di Marco Ajme) e in alcuni paesi in cambio dell’impronta di CO2 che si lascia mettono una tassa, per esempio sul volo aereo. Ormai siamo mille passi avanti rispetto al fatto che una volta si inquinava impunemente. Ora se un hotel ti propone di non lavare gli aciugamani tutti i giorni, non è virtuoso, ma furbo e viene accusato di fare “green washing”. La vera attenzione del turismo sta in tanti modi diversi, non solo di non usare l’acqua, ma anche il numero chiuso in posti protetti, non camminare in certe zone ecc.
Ci sono istituti molto interessanti che fanno ricerche e soprattutto dettano delle linee guida a chi vuole fare progetti di turismo: La migliore secondo me è la canadese Convention on biological diversity, https://www.cbd.int/tourism/.
Viaggiare vuol dire imparare a convivere meglio, ma oggi viaggiare è anche pericoloso. Come reagire?
No non è pericoloso, per lo meno non più o meno del solito, dipende da dove si va.
Per esempio, io ho fatto una ricerca su alcuni paesi dove è appena finita una guerra, o in passato ci sono stati genocidi, carestie, e altre emergenze. Spesso, nel momento della ricostruzione, sono le donne le più brave ad organizzare piccole realtà di turismo, per aiutare la comunità e la famiglia. Ovviamente non si parla di grand hotel, ma di piccolissime idee per venire fuori dalla povertà. Non è neanche un vero turismo, ma sono piccoli esempi che danno l’idea di come la gente si può risollevare dal basso. Il turismo è un grandissimo strumento per lo sviluppo. E le donne, sono le migliori costruttrici di ponti.
Perchè sempre più donne lavorano nel turismo responsabile?
Le donne sono sempre state di più a lavorare nel turismo, solo che sono in nero (pensate alle moglie degli albergatori, nelle cucine, o alla cassa della pizzeria ecc). Oggi ci sono più donne che studiano turismo e sono le migliori. E con la diffusione dei b+b, è più facile per loro fare piccoli lavoretti. Insomma , ci sono una serie di possibilità che permettono alle donne di lavorare di più in prima persona.
Poi c’è da dire quello che ho già detto prima, che il turismo responsabile e le qualità delle donne sono compatibili.
Tutti i lavori del turismo sono adatti alle donne, sono più nelle loro corde, è molto facile che inventino prodotti che piacciono. IL problema è che (come ovunque) sono pagate meno.
I problemi delle donne che lavorano nel turismo sono stati studiati anche da me e dalla mia associazione: Per esempio, ci sono le cameriere degli alberghi in India che temono la violenza dei clienti, quelle del sud america che lamentano le ineguaglianze, in europa vogliono uguale paga per gli stessi compiti. C’è un importante movimento, da una parte di imprenditrici potenti e determinate che si vogliono affermare, dall’altra di donne dei paesi in via di sviluppo, con tutti i loro problemi, che spesso sono le uniche a lavorare e l’unico lavoro che possono fare è nel turismo: allora le ong fanno progetti con loro, e sono i progetti che durano di più.
Infine, bisogna dire che tantissimi lavori sono legati al turismo, e le donne sono le più brave a farli: pensate all’agricoltura (prodotti da vendere ai ristoranti) , artigianato, le guide, le organizzatrici di tour, oltre a cameriere e cuioche e receptionist ecc.
Ci fai un esempio di turismo responsabile esistente che ha avuto successo?
Andate a vedere la pagine del mio sito sui progetti di turismo, ce ne sono di meravigliosi. (http://www.g-r-t.org/en/projects/making-responsible-tourism).
Le donne Maasai con il progetto di OIKOS vendono i loro gioielli (masaiwomenart.org). Le palestinesi che lavorano con le israeliane e cucinano e vendono insieme i prodotti ai turisti. Le donne della Sardegna che hanno messo su una catena di agriturismo ormai decenni fa, che ora insegnano bioarchitettura e coltivano i grani antichi. I tour con i migranti nelle nostre città. Se andate sul sito di AITR ci sono tantissimi viaggi di successo.
Quelli delle donne sono da scoprire sul sito www.g-r-t.org. E sono i più affascinanti.
Il turismo bada sempre a fare grandi numeri ed a pagare meno del dovuto i collaboratori e collaboratrici o esistono oggi altri obiettivi?
Anche gli occupati del turismo vogliono maggiori diritti. DI recente ci sono state iniziative interessantissime, lanciate da ITC e ILO; per esempio per la paga uguale, per diminuire il gap tra uomo e donna, per la lotta alla povertà.
Per il gap guardate http://www.ilo.org/global/topics/equality-and-discrimination/epic/lang–en/index.htm.
Per il lavoro in generale guardate http://www.ilo.org/global/about-the-ilo/multimedia/video/institutional-videos/WCMS_558330/lang–en/index.htm.
Per il rafforzamento della occupazione femminile guardate le conferenze di Arancha GOnzales, per esempio http://www.intracen.org/news/Public-Procurement-a-Tool-to-Boost-Womens-Economic-Empowerment/.
Quale paese o nazionalità opera meglio nel turismo responsabile?
Se intendi fare progetti per gli altri e fare un buon turismo interno, direi Francia, Italia, Canada, Australia, Spagna.
Poi ci sono paesi in via di sviluppo che a sorpresa (con fondi e aiuti olandesi o inglesi o di altri), si dotano di piani di sostenibilità che in Italia neanche ce li sogniamo.
E’ un tema affascinante e ci sono tantissime cose da fare, per cui io continuo a lavorare per il sito sulle donne e per tutte le iniziative in giro per il mondo.