“Le idee sono il capitale. Tutto il resto è solamente denaro”. Con questa provocazione Maurizio Mercurio, pubblicitario e professore di Strategie di comunicazione all’Università di Modena e Reggio Emilia, ha introdotto, il 30 novembre scorso, il suo intervento al convegno Educ@zioni tra Neuroscienze e Project work organizzato a Salerno dal CIDI, il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti. Aprendo, nel contempo, una questione importante: se la creatività è così determinante per ‘fare la differenza’, come possiamo agire per svilupparla e migliorarla?
Il professor Maurizio Mercurio ne è convinto: nel mondo, tutto si trasforma velocemente, i sistemi economici e sociali sono in continuo divenire e la fortuna è già stata assegnata: la otterrà solo chi anticiperà i cambiamenti. Tutti noi, che ne siamo consapevoli o no, siamo chiamati a fare la nostra parte per l’evoluzione della società. E lo facciamo attraverso la creatività. Sì, ma se la nostra non fosse particolarmente sviluppata? Niente paura: Mercurio assicura che il talento creativo non dipende solo da doti naturali, ma può essere potenziato attraverso un metodo. Meglio ancora se scientifico (questa, dice, sarà la sfida del futuro).
“La creatività personale si può migliorare, con la volontà e con il metodo: tutto è possibile”, sostiene il docente, ribaltando subito dopo un’opinione comune: “Il lavoro intellettuale di per sé non aiuta la creatività”. Se lo studio non serve, come fare per rispondere nel modo giusto al cambiamento incessante? “Dobbiamo imparare a vedere oltre, ad arrampicarci in alto, a trovare metodi scientifici per raggiungere l’obiettivo: inventare qualcosa di nuovo. Nella realtà oggettiva molti muri non esistono, siamo noi a costruirli; ci occorre un training per superare le nostre abitudini. Come diceva un filosofo francese, ‘non basta una vita per dimenticare tutto quello che si è imparato’”. In altre parole, dovremmo allenarci a combattere le nostre credenze limitanti e a guardare la realtà con occhi nuovi e da altre prospettive, come ci insegnano a fare coach e counselor. Perché è così che nascono le grandi idee.
L’invenzione del telefono, ad esempio. Mercurio racconta la curiosa storia di Alexander Bell: figlio di una donna sorda – per aiutare la quale si interessa al problema della trasmissione dei suoni, creando alcuni congegni – insegna Psicologia Vocale e Dizione all’Università di Boston, dove si innamora di una sua allieva, una ragazza sordomuta di famiglia ricca. Il padre della ragazza è disposto a dargliela in moglie, purché guadagni in un anno dieci volte il suo stipendio attuale. E Bell, pur di farcela, riesce a trasformare una delle sue macchine per i suoni in telefono. Qualche anno prima che lo scozzese lo brevettasse, però, il telefono era già stato inventato dall’italiano Antonio Meucci, anche in questo caso grazie a una serie di eventi casuali che avevano stimolato la sua creatività. Trasferitosi in Sudamerica per motivi politici, Meucci cura i malati di artrite con scariche elettriche e proprio durante questa pratica, grazie all’urlo di un paziente colpito da una scarica elevata, scopre che la voce si trasmette attraverso il cavo elettrico.
Molte invenzioni, del resto, nascono per puro caso: Charles Goodyear scopre fortuitamente il processo di vulcanizzazione della gomma lasciando su una stufa accesa una miscela di gomma e zolfo, che si incendia e viene quindi gettata nella neve: una volta raffreddatasi, diventerà il materiale resistente e trasformabile con cui si confezioneranno gli pneumatici, e molto altro.
La creatività, dunque, può essere sviluppata attraverso un metodo, che consiste nel ricercare una nuova visione delle cose, nel non fermarsi agli ostacoli apparenti, nell’usare linguaggi alternativi e simbolici per esprimere i concetti, nell’avere coraggio, determinazione e un po’ di follia, nel combinare a caso elementi, nel riformulare i problemi in modo diverso e persino nel modificare ciò che già esiste per creare il nuovo: non per niente, spiega Mercurio, “immaginazione deriva da imitazione. In giapponese, creare e copiare si scrivono in modo diverso, ma si pronunciano allo stesso modo”.
Il talento creativo, tuttavia, è un dono con cui nascono in pochi. E la sorpresa (ma forse lo sapevamo già!) è che il talento è quasi sempre donna. Forse perché, da sempre, le donne sono capaci di essere solidali e collaborative – “da soli non si vola”, sostiene Mercurio – o perché “le idee vanno protette. Aiutate a crescere come si fa con i bambini”. O ancora perché il talento richiede ascolto, flessibilità, complicità ed energia; ma, ancor di più, fiducia, entusiasmo e tanto impegno, anche quando subentra la stanchezza e manca il tempo. Ma, soprattutto, perché la creatività risiede nell’emisfero destro del cervello, e per attivarla occorrono le emozioni.
Per informazioni sui materiali del convegno Educa@zioni: CIDI Salerno | Scuola di Counselling Sestosenso | QuISS Salerno, via Giuseppe Avallone 43, Salerno (zona Carmine), tel. 089-237056 lun-ven h. 9:30-12:30/16:00-19:30, www.cidisalerno.it, www.cidisalerno.it/convegno-nazionale-educazioni-tra-neuroscienze-e-project-work/.
Le immagini in questo articolo sono tratte dai lavori del prof. Maurizio Mercurio.