E’ la speranza che guida e ha guidato i passi dei grandi uomini e delle grandi donne, la speranza che per l’umanità ci sia una via di scampo, che si possa davvero costruire un mondo migliore, dove le parole “Libertà, uguaglianza e fratellanza” abbiano un senso, siano reali.
Dobbiamo fidarci della speranza?
Man mano che il tempo passa, che leggo notizie, libri, articoli; di più: che conosco persone, non posso fare a meno di arrendermi all’evidenza: tra gli esseri umani e le formiche non c’è alcuna differenza.
La nostra società è, né più né meno, una società animale, dove prevale la legge del più forte, dove l’eliminazione dei soggetti deboli (o presunti tali) è applicata senza un briciolo di compassione, dove l’incontro tra i sessi è possibile solo per la soddisfazione dell’istinto di sopravvivenza e di potere.
Se guardiamo l’olocausto con le sempre nuove conferme dei suoi orrori, i gulag staliniani, le guerre tribali in Africa, il conflitto siriano, la spaventosa condizione dei Rohingya, gli orrori in Cambogia e in Myanmar, il totalitarismo mal travestito di Putin, le aberranti azioni di Trump (e non solo nei suoi rapporti con la Corea del Nord), il genere umano appare composto di milioni di piccoli esseri assolutamente incapaci di vedere al di là del proprio naso, intenti a difendersi da chiunque si avvicini loro, considerandolo nemico, “diverso”, estraneo da eliminare.
Indulgo spesso nel pensiero di come appariamo agli occhi degli altri animali: stolidi esseri in lotta perpetua gli uni con gli altri per la dominazione del proprio universo, ciecamente incapaci di accorgersi degli effetti distruttivi delle proprie azioni.
Siamo come le pecore e i conigli in Australia: liberi di agire, stiamo danneggiando il pianeta in cui viviamo, ottusamente convinti che non sia un problema nostro, perché noi viviamo in case comode e belle, con il riscaldamento e l’aria condizionata e quindi gli sconvolgimenti climatici e l’inquinamento non ci toccano, ledono solo chi non vive come noi e pertanto è giusto eliminare.
Procediamo nelle nostre azioni tendendo al solo soddisfacimento dei nostri bisogni più elementari, sopravviviamo fisicamente mangiando, bevendo, sopraffacendoci gli uni con gli altri, facendoci spazio nel mondo tramite l’eliminazione di quelli che consideriamo ostacoli.
La Ragione, così esaltata dagli Illuministi, è diventata logica spietata, priva di empatia e il sentimento umano della com-passione, della sim-patia è stato rimpiazzato da un autocompiacimento egocentrico che ci piazza al centro del nostro sistema di valori, se valori si possono ancora chiamare.
Come le formiche.
Seguiamo la rotta tracciata dagli altri, con l’illusione che restare nel seminato ci garantisca i diritti che crediamo di avere in nome dell’importanza che ci siamo dati e non ci rendiamo conto che siamo incolonnati verso la rovina dell’umanità, per riempire le pance altrui, per soddisfare le brame di potere e denaro di chi si sente “migliore” di noi.
I Romani per tenersi buono il popolo davano “panem et circenses”, a noi danno la televisione e 80 euro e noi siamo contenti così e cerchiamo di difendere il nostro orticello da chiunque pensiamo voglia entrare.
E gli oppressi vanno avanti per resilienza o per inerzia? O perché sottostanno inconsapevoli alle leggi della natura che vedono un soggetto debole contrapposto a soggetti più forti di lui? Perché siamo tutti nel ruolo che le circostanze ci hanno assegnato, senza la possibilità di contrastare nulla, figli della Natura di leopardiana memoria? Almeno Leopardi era consapevole di questa impossibilità di sottrarsi alla legge della Natura, noi abbiamo il campo visivo di un cavallo coi paraocchi.
A questo ho pensato quando ho letto la notizia di quella ragazza di 29 anni tenuta prigioniera e stuprata, seviziata, torturata da 10 anni in Calabria. A questo ho pensato quando ho letto di Fortuna, gettata dal balcone dopo anni di abusi. Quando ho letto di quel sacerdote pugliese che abusava dei bambini mandati in parrocchia. I festini delle olgettine ad Arcore. Il caso Weinstein. I barconi nel Mediterraneo. La tratta delle Nigeriane. Le spose bambine. Le mutilazioni genitali. I bacha-bazi in Afghanistan. I bordelli nei campi di concentramento. La nuova schiavitù della maternità surrogata. Le atrocità della mafia, e delle altre associazioni a delinquere. Le sentenze choc. Devo aggiungere altro a questo elenco infinito di soprusi, di atti privi di qualunque sentimento? Non aggiungo volutamente le follie dei movimenti neofascisti che tutto questo negano perché sono la conferma che animali siamo e che la nostra vita, per natura, tende all’annientamento degli altri.
E poi ci sono le persone che regalano computer alla scuola dei propri figli, comprati apposta dopo un furto, in anonimato. Le persone che portano nelle scuole progetti ricchi di umanità. I medici senza frontiere. Greg Mortenson che costruisce scuole nelle lande desolate di uno dei paesi più devastati umanamente, il Pakistan, Rick Hodes che salva bambini in Etiopia, Malala Yousafzai. Iqbal Masih, le sorelle Mirabal.
E c’è la piccola generosità quotidiana, l’amica che segue il corso per diventare tutrice di minore non accompagnato, la famiglia che prende in affido bambini provenienti da contesti disagiati, la maestra che porta la merenda a scuola per i bambini che non ce l’hanno, i compagni che creano un progetto per consolare la compagna rimasta orfana, i genitori eroici che lottano contro la disabilità e le gare di solidarietà tra vicini.
Sarà un inganno, l’istinto del formicaio, della difesa del branco, una beffa, un miraggio, lo scherno ultimo della Natura matrigna, o sarà come per Pandora, che, aprendo il vaso delle atrocità, ha trovato la soluzione alle brutture del mondo?
Sarà la Speranza che si aggrappa tenacemente nell’umanità, cattura il cuore di qualcuno e lo anima per tutta la sua vita?
La risposta non è possibile trovarla e restare in bilico lasciando l’anima ondeggiare tra la disperazione della realtà animale che si riscontra la maggior parte del tempo, aspettando che sprazzi di umanità si manifestino, non si confà a chi ha abbastanza coscienza da rendersi conto di questa verità disumana, di questa tendenza suicida e barbara che compone la nostra specie.
E’ la speranza che guida e ha guidato i passi dei grandi uomini e delle grandi donne, la speranza che per l’umanità ci sia una via di scampo, che si possa davvero costruire un mondo migliore, dove le parole “Libertà, uguaglianza e fratellanza” abbiano un senso, siano reali.
Dobbiamo fidarci della speranza?
Il “pari” pascaliano nel mondo odierno ha questa valenza: la risposta non la sappiamo, ma conviene scommettere sulla speranza, ce lo urla la coscienza.