Separarsi è una gran brutta bestia, dicono specie per i figli. Invece Bubo, sette anni, la vive bene, soprattutto quando sta con i nonni in montagna.
I Milanesi, invece del Babbo Natale, hanno il Gesù Bambino a portare i doni, che Bubo ha appena finito di scartare con l luce negli occhi di chi è felice. Nel pacco lungo era incartato un paio di sci. “Stamattina li proviamo sul baby”, dice il nonno Lele. “Sì, tutto molto bello, ma ora fate colazione”, dice nonna Marisa.
Sulla tavola della cucina fumano tre tazze di latte, al centro la scatola di latta dei biscotti, una moca sul fornello, il contenitore dello zucchero e quello del cacao corollano la scena. Bubo si getta sulla sua tazza con l’avidità di chi non vede l’ora di provare il suo nuovo regalo, butta cinque biscotti tutti assieme a sciogliere nel latte, ne divora la pappa in men che non si dica. Solo dopo ricorda il cacao, lo versa nella tazza e la finisce. Nonno Lele gode dell’irruenza gioiosa del nipote mentre versa il caffè nel suo latte. “Marisa, ne verso anche a te?” “Sì, arrivo, finisco di fare i letti e arrivo.”
Stamane la neve luccica e scricchiola sotto gli scarponi. Con il nonno al suo fianco, Bubo è un po’ impacciato, si capisce che vorrebbe rotolare invece che camminare con quei piedoni rigidi, ma l’orgoglio nella sua nuova veste di sciatore glielo impedisce, gli sci raccolti sotto un braccio, le racchette sotto l’altro. Poco più avanti, scorge lo skilift baby cui è destinato, da cui ode provenire le grida dei suoi coetanei. Sente le cosce fremere per l’impazienza.
Nonno Lele osserva come le cose siano cambiate nel corso degli anni. Ai suoi figli insegnò a prendere il baby di quelli con la maniglia. Al nipote sta per insegnare a salire su una sorta di tapis roulant, senza sostegni. Durante la risalita, fa notare al nipotino come gli altri sciatori scendano a valle con la tecnica dello spazzaneve.
“Guarda, Bubo. Dovrai unire le punte degli sci, piegare le ginocchia, caricare il peso in avanti, spostare il peso del corpo da una gamba all’altra, alternandole. Ma vedrai che ti verrà naturale.”
Bubo osserva.
La mattinata trascorre tra capitomboli e risate. All’ora di pranzo tolgono gli sci e raggiungono nonna Marisa a bordo pista, seduta su una sdraio a prendere il sole, lo zaino dei panini a lato. “Nonna ho una fame da lupo!” dice Bubo, rovistando nello zaino. “Cosa c’è di ripieno?” “Salame, prosciutto crudo, frittata o toma”, risponde nonna sorridente.
La sera Bubo pretende la buonanotte da entrambi i nonni, a letto, ben nascosto sotto le coperte. Solo così si sente rassicurato dai mostri della notte. A luce spenta, ripensa alla giornata sugli sci, a quanto si sia divertito, all’amore del nonno mentre lo premuniva dai pericoli, a quello della nonna che lo accarezzava mentre si cibava dei suoi prelibati panini. In fondo, il figlio di una coppia separata ha di che gioire: Babbi Natali e Gesù Bambini, Sante Lucie e Befane, doppi regali in ogni occasione e tante cure amorevoli e infiniti sorrisi da parte di tutti.
1 commento
Questa storia, molto ben narrata, è il classico esempio di come si possa raccontare una storia colma di stereotipi di genere dall’inizio alla fine. In che modo si pone contro gli stereotipi?