Questo secondo itinerario sivigliano prende il via da una strada poco distante dal palazzo reale dell’Alcazar, la cui targa, quasi nascosta dal tendone rosso di un esercizio commerciale, ricorda una donna di gran coraggio e forti ideali, Mariana de Pineda, un’eroina politica della storia ottocentesca spagnola.
Mariana era nata a Granada nel 1804 e, come accadeva allora, si sposò ancora molto giovane con un ufficiale di idee liberali, che la lasciò vedova a soli 18 anni e con due bambini. Mariana seppe reagire e raccogliere l’eredità ideologica del marito impegnandosi nella sua stessa causa politica. Nel 1831 venne arrestata con l’accusa di cospirazione contro lo Stato: durante una perquisizione in casa sua fu rinvenuta una bandiera sulla quale era ricamata la frase “Uguaglianza, Libertà e Giustizia”. Rinchiusa nel convento di Santa Maria Egiziaca di Granada, Mariana tentò senza successo di scappare. Durante il processo il giudice cercò, invano, di ottenere da lei i nomi degli altri cospiratori; poco tempo dopo l’arresto fu stabilita la condanna: Mariana venne uccisa sulla pubblica piazza il 26 maggio del 1831 con la garrota. La sua fermezza d’animo e di valori ispireranno, quasi cento anni dopo, Federico Garcìa Lorca che nel 1925 scrisse un lavoro teatrale sulla vita di Mariana, messo in scena due anni dopo a Barcellona. Alcuni anni fa, nella sede del Parlamento europeo di Strasburgo, alla coraggiosa donna di Granada è stata intitolata un’ampia sala.
Poco distante, verso il fiume Guadalquivir, si incontrano i Jardines de Cristina, uno dei tanti parchi di Siviglia. I giardini, inaugurati nel 1830 e dedicati a Maria Cristina di Borbone principessa delle Due Sicilie, sono attraversati dal viale omonimo, uno dei luoghi d’incontro più alla moda della città nel XIX secolo.
Maria Cristina è stata moglie del re Fernando VII e regina consorte di Spagna dal 1829 al 1833. Alla morte del re divenne reggente per conto della figlia Isabella II di Spagna e durante questo periodo, fino al 1840, dovette fronteggiare la crisi aperta dal cognato Carlo di Borbone, appoggiato dalla Chiesa e dalle forze conservatrici, che sfociò nella prima guerra carlista.
Pochi mesi dopo la scomparsa del marito, Maria Cristina sposò segretamente un militare di basso rango e cercò a lungo di tenere nascoste le nozze; quando la notizia trapelò la disapprovazione generale fu una delle cause che resero impopolare la sua reggenza. Nel 1840 venne sostituita dal generale Baldomero Espartero, conte di Luchana; in seguito l’ex regina lasciò la Spagna per la Francia, come già le aveva chiesto il nuovo governo e dove visse prevalentemente per il resto della sua vita. Morì a Le Havre nel 1878. Il matrimonio con un uomo di basso rango e le vicende della sua turbolenta reggenza crearono una frattura permanente tra lei e la sua discendenza reale spagnola.
Nel parco si trova la statua che ritrae María del Rosario Cayetana Fitz-James Stuart y Silva, diciottesima duchessa d’Alba, nata a Madrid nel 1926 e scomparsa a Siviglia nel 2014, una nobildonna bellissima, elegante e raffinata, ma anche stravagante e ben decisa a essere padrona e artefice del proprio destino. A capo dell’aristocratica Casa d’Alba dal 1955 fino alla morte, aveva più di quaranta titoli nobiliari e, secondo il Guinness Word Records, è stata la nobildonna con più titoli riconosciuti rispetto a qualsiasi altra aristocratica del mondo. Imparentata con molte case regnanti europee, nel corso della vita si è sposata tre volte, l’ultima delle quali con un uomo più giovane di lei di 26 anni, di idee socialiste e per di più semplice funzionario pubblico. Questo terzo matrimonio è stato ragione di scandalo e causa dello scontro con i figli e l’unica figlia; la frattura familiare si è ricomposta solamente con la firma da parte del marito di ben 15 clausole con cui rinunciava a qualsiasi eredità del patrimonio stimato tra 1 e 3 miliardi di euro.
Percorrendo Avenida Maria Luisa, si costeggia l’omonimo grande parco cittadino che vide svolgersi nel 1929 la grande Esposizione iberoamericana.
Il Parque de Maria Luisa fu donato alla città nel 1893 da Maria Luisa Fernanda di Borbone-Spagna, secondogenita della regina reggente Maria Cristina, infanta di Spagna per nascita divenuta duchessa di Montpensier per matrimonio. Per lo svolgimento dell’Esposizione iberoamericana il parco subì importanti trasformazioni come la realizzazione degli edifici espositivi e l’apertura di plaza de America e di plaza de España.
Quest’ultima si raggiunge percorrendo paseo de Isabel la Catolica, famosa e discussa regina di Castiglia, il cui nome si lega alla scoperta del continente americano ma pure alla prima unificazione della Spagna dopo le nozze con Ferdinando II d’Aragona, anche se di fatto le due corone rimasero distinte e il potere fu esercitato in modo separato.
Proprio loro due, i Re cattolici, chiudono la storia del dominio “dei mori” in Spagna riconquistando la città di Granada. Regina che da tempo si vorrebbe rendere santa, Isabella è stata “guerriera” severa e intransigente contro tutti coloro che non professavano la religione cattolica, musulmani, ebrei e persone senza alcuna verità di fede. Durante il suo regno e quello del marito, con l’aiuto del loro padre confessore e Inquisitore generale Torquemada, la religione cristiana venne “difesa” da ogni “minaccia” e “pericolo, la comunità ebrea fu espulsa dalla Spagna e furono perseguitati i “marranos”, gli ebrei convertiti al Cattolicesimo sospettati di falsa conversione. Proprio a Siviglia nel 1481 si svolse il primo autodafé dell’Inquisizione spagnola, la cerimonia in cui veniva eseguita pubblicamente la penitenza o la condanna decretata dal tribunale dell’Inquisizione.
Poco distante viene ricordata un’altra nobildonna, l’Infanta Luisa d’Orleans. È stata principessa di Francia e nonna materna del passato re spagnolo Juan Carlos.
L’itinerario prosegue con una piccola strada dedicata alla scrittrice Amalia Domingo Soler, importante esponente dello Spiritismo, dottrina filosofica divulgata da Allan Kardec, nonché medium e psicografa.
La letterata, nata a Siviglia nel 1835, è celebre in Spagna, Portogallo e nelle nazioni ispanoamericane come autrice del libro Memorias del padre Germàn.
Non ebbe un’infanzia serena la piccola Amalia, orfana ancor prima di venire al mondo e rimasta quasi cieca quando aveva otto anni; la madre le fu accanto in ogni momento riuscendo a insegnarle, in età precoce, le basi del suo percorso di alfabetizzazione. E precoce fu anche la sua attività letteraria tanto che le sue prime pubblicazioni arrivarono quando aveva diciotto anni.
Alla morte della madre cominciarono per Amalia anche i problemi economici, le continue cure mediche erano costose e la famiglia paterna non la aiutava in modo regolare; soprattutto alla giovane donna era contestata la sua condizione di nubile. Meglio sarebbe stato trovare un marito capace di garantire sicurezza economica, condizione sociale onorevole e adeguata; oppure, e possiamo immaginare il tono minaccioso delle raccomandazioni familiari, intraprendere la vita di sposa di Dio in convento. Amalia, poco più che ventenne, tenne ferme le sue posizioni nonostante l’opposizione della famiglia e i pregiudizi della gente; eppure lo fece e si trasferì a Madrid dove però la vita non divenne più facile, anzi dovette ricorrere agli aiuti di istituzioni caritatevoli. La fede la sostenne e trovò nella scrittura un modo per non arrendersi. Conobbe Joaquin Hysern, un dottore pioniere delle cure omeopatiche, che riuscì a salvarla dalla cecità e la introdusse al pensiero dello Spiritismo: sarà questa la sua nuova strada che la rese, sia in Spagna che nel resto del mondo, una figura importante di questa filosofia.
Infine l’ultimo incontro di questo itinerario: Sor Gregoria de Santa Teresa, una poeta mistica nata a Siviglia nel 1653 in una famiglia molto numerosa.
Entrò a soli quindici anni nel convento delle Carmelitane Scalze di Siviglia del quale, col passare degli anni, diventò Badessa oltre che maestra e guida delle giovani novizie. Nel 1706 fondò un nuovo convento nell’attuale località del Puente Genil, nella provincia di Cordova, che guidò per alcuni anni fino al rientro a Siviglia dove morì nel 1736.
A lungo Suo Gregoria è stata considerata una voce poetica mistica ispirata direttamente dalla grazia divina, come scrisse il suo primo biografo, il religioso Diego de Torres Villarroel, ricordando come la religiosa avesse appreso la lingua latina non sui libri ma direttamente con l’aiuto di Dio. In questa luce i suoi testi (poesie e coloquies) sono stati considerati l’espressione classica di temi mistici quali l’amore Celeste, l’aspirazione all’unione con Dio, il desiderio di annullamento fisico capace di innalzare alla sfera divina, tanto da essere considerata la principale poeta mistica di Spagna.
Le poesie di Sor Gregoria non erano state create con l’ambizione di cercare fama nel mondo ma, scritte negli ambienti silenziosi del convento, erano destinate alle consorelle che, invece, le rivolsero poca attenzione e molta invidia tanto da farle preferire di bruciare molte delle pagine scritte. Studi più recenti hanno riconsiderato la figura di Suor Gregoria e la sua produzione lirica, preferendo inserirla in una più ampia prospettiva di genere. In questo modo i suoi versi, le sue metafore, le sue immagini simboliche sono state rilette come un “esempio della liberazione dell’anima repressa delle donne” vissute in un mondo dominato e controllato dalla cultura maschile.
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