Poche, pochissime, le donne del pianeta che sono arrivate a ottenere questa carica. Difficile riassumere in poche righe le probabili cause di questa mancanza, ma da sempre si è ritenuto giusto e opportuno che uno Stato fosse guidato da un uomo.
Le donne sono estranee a questo potere, nonostante nei secoli si siano succedute importanti figure di regine, imperatrici, guerriere e conquistatrici. È innegabile che tutt’oggi persista una misoginia imperante e diffusa che si riflette in una forte opposizione al potere femminile.
Andando oltre la Storia, partendo da molto lontano e iniziando a esaminare miti e leggende, si riscontra che le donne vengono rappresentate non solo come incapaci di gestire il potere ma addirittura come esseri pericolosi per l’ordine costituito. Le donne di potere, come scrive Ritanna Armeni “hanno sempre caratteristiche negative […] sono deboli […] e non abbastanza forti da conquistare e tenere il potere, ovvero lo danneggiano sia quando lo detengono esse stesse sia quando esso è esercitato da un uomo al quale sono vicine”.
Esaminiamo due fra le figure femminili leggendarie: Didone e Semiramide. Christine de Pizan, scrittrice del tardo Medioevo, ci narra che Didone “promulgò leggi e ordinamenti affinché il popolo potesse vivere secondo il diritto e la giustizia. Il suo governo fu notevole e di grande prudenza al punto che la sua fama si diffuse dappertutto e non si parlava che di lei”. Ma Didone, audace e coraggiosa, non è ricordata per le sue qualità di regina e la sua figura, nel corso dei secoli, si trasforma e si svilisce nelle opere poetiche e letterarie scritte dagli uomini. Virgilio, Ovidio, Dante e tanti altri la trasformano in donna passionale e debole, in un’amante pericolosa.
Stessa sorte tocca a Semiramide, regina che conquistò l’Egitto e l’Etiopia e che fece costruire i giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo. Sempre Christine De Pizan così la descrive: “Fu una donna di immenso valore e grande coraggio nelle imprese e nell’esercizio delle armi […] realizzò tali e tante opere notevoli che nessun uomo poteva superarla in forza ed in vigore”. L’immagine tramandata è quella di una regina lussuriosa in Dante, ambiziosa, libidinosa e crudele in Boccaccio. Anche nella leggenda, due donne regine, a capo di popoli e terre, non hanno il diritto di essere ricordate per le loro gesta.
Ancora oggi, nel mondo reale e contemporaneo, i giudizi con cui spesso i media mettono in risalto le donne di potere, non nascondono un’attenzione puntata sulla fisicità, sul corpo o sull’abbigliamento. Se hanno un carattere forte e determinato, si lascia velatamente intendere che sono un po’ contro natura. Questo stereotipo duro a morire, potrà, a nostro parere, scomparire quando tantissime donne arriveranno ai vertici degli Stati, declinando un nuovo potere al femminile.
Per adesso le donne rimangono comunque sempre sotto osservazione e vengono colpite appena possibile. Quando si vuole insultare una donna al potere, si fa sempre riferimento alla sua sessualità o alla sua femminilità.
L’Italia non ha mai avuto una presidente della Repubblica, mentre dal 1948 dodici uomini sono saliti al Colle. Ci sono state alcune candidate alla presidenza, la prima delle quali fu Ottavia Penna Buscemi.
Neanche gli Stati Uniti d’America hanno avuto una presidente e la prima a correre ufficialmente per questo incarico fu, nel 1972, Tonie Nathan, anche se dobbiamo ricordare che, nel lontano 1872, Victoria Woodhull fu la prima candidata non ufficiale alle elezioni presidenziali statunitensi.
Nata nel 1838 nell’Ohio, si sposò ad appena quindici anni con il medico Canning Woodhull da cui però in seguito divorziò per risposarsi con un colonnello reduce della guerra di secessione.
Viene ricordata come una donna curiosa e dinamica che “giocava in Borsa”. Grazie a una brillante serie di operazioni finanziarie poté fondare, nel 1869, insieme alla sorella Tennesse, la prima società femminile di broker a Wall Street. Molti si scandalizzarono per tanto ardire in un campo, quello economico, dominato esclusivamente da uomini e, forse proprio per questo, era considerata “una sorta di demonio”. Victoria non si preoccupava del giudizio altrui e iniziò, su un giornale da lei fondato, una propaganda in favore del voto alle donne, del divorzio e della contraccezione. Alcune delle sue idee furono diffuse, in Europa, da Anna Kuliscioff.
Fondò un partito, l’Equal Right Party e, nonostante le donne non avessero diritto al voto, Victoria si candidò alla presidenza degli Stati Uniti. Venne arrestata tre giorni prima delle elezioni e ovviamente non ottenne alcun voto. Sei mesi dopo fu scarcerata e decise di trasferirsi in Inghilterra. Fino agli ultimi anni della sua vita continuò a lottare per l’affermazione dei diritti femminili. Morì nel 1927.
La “Primavera araba” ha permesso un significativo cambiamento nel panorama politico della Tunisia dove, nel 2015, Bedra Gaaloul, Kalthoum Kennou, Leila Hammamami e Emma Mansour Karoui sono diventate le prime donne a candidarsi alla presidenza del loro Paese.
Bedra è una docente universitaria e presidente del Centro internazionale degli studi di sicurezza e militari, Kalthoum è presidente dell’Associazione Magistrati Tunisini, Leila un’economista, docente in diverse università straniere, mentre Emma è presidente del Movimento Democratico per la Riforma. Come intellettuale e femminista ha più volte denunciato il maschilismo presente in Tunisia, che ha ridotto notevolmente le possibilità delle donne di trovarsi a capo delle liste di vari partiti.
Isabella Nartinez de Perón, solo Isabelita per molti argentini, nel 1974 è stata la prima donna al mondo capo di Stato. Quando il marito Juan Domingo Perón morì, Isabella gli succedette alla presidenza del Paese e il suo mandato durò meno di due anni.
In Europa Agatha Barbara venne eletta nel 1947 la prima presidente della Repubblica di Malta. È stata anche ministra dell’Istruzione e grazie a lei l’istruzione per i bambini e le bambine divenne obbligatoria. Il suo volto è stato raffigurato in una serie di banconote maltesi e nel 2006 le è stato dedicato un monumento a Zabbar.
Vigdis Finnbogadottir è stata nel 1980, la prima donna presidente dell’Islanda.
Ruth Dreifuss è stata, nel 1999, la prima donna alla presidenza federale della Svizzera. Dal 1981 al 1993 ha ricoperto il ruolo di segretaria dell’Unione Sindacale Svizzera, occupandosi in particolare di assicurazioni sociali e di questioni femminili.
Kolinda Grabar-Kitarovic nel gennaio 2015 è diventata la prima presidente della Croazia. È stata anche ministra degli Esteri e alta ufficiale della NATO. È nata a Fiume nel 1968.
Dalia Grybauskaite è diventata la prima presidente della Lituania nel maggio 2009. Nata a Vilnius il primo marzo del 1956, a causa delle modeste condizioni economiche della sua famiglia ha dovuto lavorare in una fabbrica di pellicce per potersi pagare gli studi serali; dopo molti sacrifici si è laureata con lode in Economia Politica. Soprannominata la “Dama di ferro” o “la Magnolia d’acciaio”, è stata viceministra degli Affari Esteri, ministra delle Finanze delle Lituania e commissaria europea alla Cultura e per la Programmazione finanziaria e il bilancio. Dalia è cintura nera di karate e in un’intervista ha dichiarato: “Ogni battaglia è prima di tutto psicologica: io faccio sempre in modo che il mio avversario non pensi nemmeno ad attaccarmi”.
Tarja Halonen è la prima donna presidente della Finlandia, eletta per due mandati nel 2000 e nel 2006. Nata ad Helsinki nel 1943, si è laureata in Giurisprudenza nel 1968. Negli anni Sessanta abbandonò la Chiesa finlandese per protestare contro le tasse sui fedeli e per il veto al sacerdozio femminile. È stata ministra degli Affari Sociali e della sanità nel 1987, ministra della Giustizia nel 1990 e ministra degli Esteri nel 1995.
Atifete Jahjaga nel 2011 è stata la prima donna eletta alla presidenza del Kosovo. Nata nel 1975, si è laureata in Giurisprudenza a Pristina e ha continuato gli studi a Manchester dove ha conseguito un Master in “Police management and criminal justice”. Ha iniziato a lavorare nella polizia del Kosovo come agente semplice per poi diventare investigatrice e, successivamente, vice-capa del Corpo con il grado di generale maggiore.
Mary Robinson, classe 1944, diventa nel 1990 la prima presidente dell’Irlanda. Dal 1997 al 2002 è stata anche Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. In un’intervista ha dichiarato che alle elezioni esistevano numerose difficoltà per le donne che ambivano a ruoli politici importanti, ma “mi sono convinta che il mio genere doveva diventare un vantaggio. Volevo dimostrare che una donna può farlo diversamente, trovare modi diversi di connettersi alla popolazione e di rappresentare il Paese nel mondo […] mostrare maggiore sensibilità per le persone emarginate […] io ho tre figli e quattro nipoti, è difficile conciliare le responsabilità pubbliche con quelle familiari se non c’è condivisione con il partner […] ero sicura che come donna avevo le capacità di leadership richieste dalla società e sono sicura che anche altre donne le hanno […] siamo più orientate alla soluzione dei problemi, meno gerarchiche e più sensibili […] e spesso abbiamo più senso pratico”.
Vaira Vike-Freiberga, prima donna eletta alla presidenza della Repubblica Lettone nel 1999, è stata rieletta nel 2003 per il secondo mandato. Nata a Riga nel 1937, si è laureata in Psicologia all’Università di Toronto. Nel 2005 le è stato conferito il “Premio Hannah Arendt”.
Tra le donne africane, Ellen Johnson Sirleaf, premio Nobel per la pace nel 2011, è stata presidente della Liberia nel 2005, la prima di tutta l’Africa.
Sylvie Kinigi, nata nel 1953, è stata la prima presidente della Repubblica del Burundi.
Joyce Banda, prima donna a guidare il Malawi nel 2012, è stata anche vicepresidente della Repubblica e ministra delle Finanze e delle Pari Opportunità. Si è sempre dichiarata femminista e in un’intervista ha affermato: “La mia missione nella vita è di assistere le donne e i giovani a raggiungere l’emancipazione sociale e politica, attraverso il lavoro e l’educazione. Perché è solo quando una donna è economicamente autonoma che inizia a prendere delle decisioni sulla sua salute, può negoziare con il marito il numero dei bambini che può avere […] è impossibile per me rimanere ferma e vedere morire 690 donne ogni 100.000 partorienti: questo non è accettabile […] quando vedi una donna spostarsi dal luogo in cui non era cosciente dei suoi diritti, ad un luogo in cui inizia ad ottenere rispetto per me questa è la forza, per me questo è quello che significa essere una leader”.
Ameenah Gurib-Fakim è diventata la prima presidente delle Isole Mauritius nel 2015. Scienziata, biologa e ambientalista, in un’intervista ha affermato: “Io non penso come un biologo ma come una biologa. Sono passata attraverso il soffitto di vetro e questo è un messaggio importante da trasmettere alle giovani donne e ragazze”. E ancora: “In Africa non ci sono molte donne al timone di Paesi. Lo stesso vale a livello globale […] . A Mauritius viviamo in una società molto patriarcale. Sono stata molto fortunata da ragazzina perché mio padre non faceva obiezioni sul fatto che la figlia ricevesse un’istruzione. Quando ero giovane, l’istruzione non era libera, oggi molte ragazze frequentano la scuola ma pochissime raggiungono posti dirigenziali: questo deve cambiare”.
Nel continente americano ricordiamo Michelle Bachelet che è stata la prima presidente del Cile, nel 2006,
Laura Chinchilla prima presidente della Repubblica del Costa Rica, nel 2010 e
Janet Jagan, prima presidente, nel 1997, in Guyana, Janet oltre all’incarico di presidente è stata anche Prima ministra del suo Paese. Nel 1998 ha ricevuto la medaglia d’oro dell’UNESCO per i diritti delle donne.
Altra prima donna è Dilma Vana Roussef, eletta alla presidenza della Repubblica federale del Brasile.
In Asia, Sukarnoputri Mehawati è stata la prima presidente dell’Indonesia dal 2001 al 2004 mentre Park Geu-Hye è stata eletta nel 2012 alla presidenza della Corea del Sud.
Bidhya Devi Bhandari è la prima presidente del Nepal, eletta nel 2015. È impegnata da decenni nella lotta per l’affermazione dei diritti femminili e per l’emancipazione delle donne.
Roza Otunbayeva è stata, nel 2010, la prima presidente del Kirghizistan. Nata nel 1950, si è laureata in Filosofia all’Università statale di Mosca; è stata anche Prima ministra e ministra degli Esteri.
Tsai Ing-Wen è la prima donna a diventare presidente di Taiwan, eletta nel gennaio 2016.
Ester Rizzo
Tratto da “Le Mille i primati delle donne”