Le Dimesse di sant’Orsola – Compagnia delle dimesse di Sant’Orsola”; “dimesse” perché non vestono l’antico e nobile abito delle monache e “di Sant’Orsola” e perché, non avendo la protezione delle mura di un convento, devono vivere nel mondo e restare fedeli a Cristo.
di Claudia Speziali
Sant’Angela Merici è al centro di un vasto ambiente riformatore preconciliare dai caratteri di grande attualità, capace di realizzare una felice sintesi sociale fra popolo e mondo produttivo élite culturali e aristocratiche. A lei si deve la prima legittimazione della consacrazione a Dio della donna fuori dalle mura del chiostro, allora prevalentemente aperta solo agli strati privilegiati della società.
Angela trascorre l’infanzia e l’adolescenza in campagna, isolata dal mondo, e alla sera, nella grande cucina, ascolta il padre Giovanni, “cittadino bresciano”, alquanto istruito, che ama leggere ad alta voce i primi libri di devozione stampati a Venezia, probabilmente la Legenda aurea del domenicano Jacopo da Varazze in cui ha
un posto di grande rilievo la leggenda di sant’Orsola. Angela forse ha appreso a leggere soltanto stando seduta a ascoltare il padre, non ha avuto altra istruzione, non ha frequentato la scuola e, nel giro di pochi anni, perde tutti i familiari tranne una sorella, che viene insieme a lei amorevolmente accolta da alcuni zii. Nonostante la sua propensione al silenzio e al raccoglimento, la giovane è inserita nella società e è profondamente colpita dal progressivo isolamento delle donne. La sua vita si svolge in un periodo triste e violento della storia, anche a livello locale che culmina per Brescia, nel 1512, nell’assedio e nella successiva conquista da parte delle truppe francesi guidate da Gastone de Foix, quel “carnevale di lacrime e di sangue” che in un giorno e una notte rende quasi deserta la città: le fonti parlano di 11.000 vittime in un centro urbano che fino ad allora contava 65.000 abitanti. Sentendo il bisogno di un sostegno spirituale, Angela veste il saio come terziaria francescana e la sua sapienza spirituale e per la sua bontà cominciano a destare stupore e ammirazione; esprime il suo desiderio di purificazione e di conversione con frequenti pellegrinaggi, il più importante dei quali è quello in Terrasanta.
Vi sono numerose giovani che aspirano a una totale consacrazione al di fuori dello schema del tradizionale chiostro, ma il Terz’Ordine Francescano, non contemplando l’impegno della verginità a vita, non è in grado di tutelarle dalle pressioni dei parenti che vorrebbero maritarle, né dei padroni presso i quali molte di loro lavorano. Per soddisfare questa loro esigenza occorre dunque una “Compagnia”, ossia un’associazione religiosa di laici o laiche e anche di sacerdoti, che, senza entrare in un ordine religioso, si uniscono tra loro, impegnandosi a vivere integralmente il Vangelo e a servire il prossimo in particolari opere di carità.
Nel 1533 Angela Merici, a quasi sessant’ anni, su insistenza del suo confessore padre Serafino da Bologna, acconsente a dar vita a quella “Compagnia di vergini” a cui pensa da tempo, costituendo la “Compagnia delle dimesse di Sant’Orsola”; “dimesse” perché non vestono l’antico e nobile abito delle monache e “di Sant’Orsola” e perché, non avendo la protezione delle mura di un convento, devono vivere nel mondo e restare fedeli a Cristo. Convocate alcune donne a lei molto legate, Angela espone loro l’ideale della nuova congregazione il cui intento è quello di “seminare piante di verginità tra le spine del mondo”. Angela e le prime dodici collaboratrici, tra cui Simona, Laura, Peregrina, Barbara, Chiara, iniziano a riunirsi nell’oratorio fatto restaurare e messo a disposizione da Elisabetta Prato, nella sua casa vicino al Duomo di Brescia. Proprio per loro Angela ripropone, attingendola direttamente dalla Sacra Scrittura, la condizione sociale di “vergini consacrate nel mondo”. Il 25 novembre 1535, festa di un’altra santa molto amata da Angela, santa Caterina d’Alessandria, le prime 28 giovani entrano nella “Compagnia delle dimesse di Sant’Orsola”. Secondo Angela dovranno restare unite per “essere torre inespugnabile contro tutte le avversità, persecuzioni e inganni diabolici” e alle responsabili dice: State in guardia et specialmente abbiate cura che siano unite e concordi di volere, come si legge degli apostoli e altri cristiani della primitiva Chiesa.
Inizialmente la Compagnia raggruppa solo donne laiche che continuano a vivere nelle loro famiglie e si dedicano soprattutto all’educazione delle ragazze. La loro Regola, scritta dalla stessa Angela Merici, è approvata dal vicario generale del vescovo di Verona l’8 agosto 1536. Successivamente, nel 1544, papa Paolo III approva la nuova fondazione come Confraternita di Sant’Orsola, elevando la Compagnia a Istituto di diritto pontificio e permettendole in questo modo di uscire dai confini diocesani.
Nel 1537 la Compagnia elegge prima superiora a vita, maestra e tesoriera, la fondatrice Angela la quale, oltre la Regola, ha dettato al fedele Gabriele Cozzano, cancelliere della Compagnia, altre due brevi opere, i Ricordi per le “colonnelle”, cioè per le superiore di quartiere, e il Testamento per le nobili matrone, dette anche “governatrici”, che hanno la funzione di amministrare e proteggere l’Istituto.
Colpisce l’assonanza che i termini di origine militare, scelti per indicare le cariche all’interno della congregazione, hanno con quelli della Compagnia di Gesù fondata nel 1534, l’anno successivo a quello delle dimesse di Sant’Orsola. Entrambe le Compagnie assegnano all’educazione e alla formazione un ruolo centrale nel proprio operato; la scelta di Sant’Angela di aprire scuole per bambine e ragazze appare in qualche modo rivoluzionaria per l’epoca in cui l’istruzione è quasi esclusivo privilegio dei giovani maschi appartenenti ai ceti privilegiati della società, ovvero una ristrettissima élite. Ancor prima di Ignazio di Loyola, dal 1535 Angela Merici consacra la sua vita e quella delle sue “Dimesse” all’educazione e all’istruzione delle fanciulle, al punto che per lungo tempo i termini “orsolina” e “insegnante” sono stati sinonimi.
Nel testamento spirituale Angela tratteggia le linee essenziali del suo metodo educativo basato tutto sul rapporto di amore sincero tra educatrice ed educanda e sul pieno rispetto delle libertà altrui, lasciando scritto alle sue Orsoline: Vi supplico di voler ricordare e tenere scolpite nella mente e nel cuore, tutte le vostre figliole ad una ad una; e non solo i loro nomi, ma ancora la condizione e indole e stato e ogni cosa loro. Il che non vi sarà difficile, se le abbracciate con viva carità… Impegnatevi a tirarle su con amore e con mano soave e dolce, è non imperiosamente e con asprezza, ma in tutto vogliate essere piacevoli. Soprattutto, guardatevi dal voler ottenere alcuna cosa per forza, perché Dio ha dato a ognuno il libero arbitrio e non vuole costringere nessuno, ma solamente propone, invita e consiglia…
Angela Merici muore a Brescia nel 1540, nella Chiesa di Sant’Afra, oggi Chiesa di Sant’Angela Merici, edificata sull’antico cimitero dei martiri cristiani bresciani, il Cimitero di San Latino. Le sue spoglie sono conservate all’interno dell’edificio e per questo motivo la chiesa è meta di pellegrinaggio di fedeli e membri dell’ordine della Compagnia delle Dimesse di Sant’Orsola provenienti da tutto il mondo. Sant’Angela Merici, insieme ai Santi Faustino e Giovita, è compatrona di Brescia e viene ricordata il 27 gennaio, giorno della sua morte, in modo sacro e profano. Nelle strade intorno al santuario si concentrano numerose bancarelle che danno, per un giorno, un tocco popolare e folcloristico a un quartiere generalmente piuttosto tranquillo e non molto animato, mentre nella chiesa si svolgono celebrazioni liturgiche.
La Compagnia delle dimesse di sant’Orsola, prima congregazione secolare femminile sorta nella Chiesa, è all’origine di varie congregazioni religiose. Già in vita, Angela fonda ben 24 rami di Orsoline, dette poi anche ‘Angeline’, raggruppate dopo la sua morte in tre soli settori: le “Orsoline secolari” che vivono nelle proprie famiglie e si dedicano a ogni opera di misericordia nelle parrocchie in cui vivono; le “Orsoline collegiali” che conducono vita comune e si dedicano all’istruzione della gioventù, gestendo appunto dei collegi; le “Orsoline claustrali” che sono dedite alla vita contemplativa.
Questo ordine religioso, abolito in Francia durante la Rivoluzione, rifiorisce in Germania nel XIX secolo; nel 1900 Papa Leone XIII approva la riunione di tutte le congregazioni a loro legate nell’Unione romana e oggi vi sono 80 famiglie di suore Orsoline nel mondo.
Estratto da: Toponomastica femminile. Memorie
http://www.toponomasticafemminile.com/index.php?option=com_content&view=article&id=7630&Itemid=7744#Merici
La Leonessa d’Italia Seconda parte
Claudia Speziali – Nata a Brescia, si è laureata con lode in Storia contemporanea all’Università di Bologna e ha studiato Translation Studies all’Università di Canberra (Australia). Ha insegnato lingua e letteratura italiana, storia, filosofia nella scuola superiore, lingua e cultura italiana alle Università di Canberra e di Heidelberg; attualmente insegna lettere in un liceo artistico a Brescia.