È che mi sono rotta. Mi sono rotta del ruolo dell’eterna seconda. Nessuna donna è un’isola.
Mi sono rotta di non essere mai indispensabile. Di farmi in là. “Prima la democrazia, poi la Gpa”, ripetono (ordinano) i maschi, perché questa è una faccenda settoriale, come la prostituzione “regolamentata”. Vuoi mettere coi Grandi Principi. Renditi conto, sennò tornano i fascisti. (Come se, peraltro, se ne fossero mai andati.) Quegli stessi fascisti la cui pericolosità viene sbandierata nelle bacheche progressiste dell’universo web, mentre la vittima prima di quest’orrore, la ragazza fatta a pezzi da un altro fascista, però nigeriano – o non si vuole ammettere ne esistano in certe zone del mondo, dove le donne contano ancor meno che da noi? -, è cancellata, inghiottita nel cono d’ombra del silenzio. Perché il femminicidio non è mai un’emergenza in questo paese. Mai una priorità. La donna, semplicemente, non è MAI. È altro, è dopo, è complemento. Complemento oggetto. Soggetto no. Non paradigma dell’umanità. È ancora, e sempre, e soltanto, la femmina dell’uomo.
E lo so già, e vi aspetto. Se le elezioni andranno male ci attaccherete con la violenza che vi contraddistingue. Come avete fatto, egregi uomini e relative vestali, in tutti questi mesi, per le più svariate ragioni. Ritornerete col caro vecchio armamentario di contumelie, del resto mai dismesso: virago, isteriche, amazzoni – per voi è un’offesa – con l’aggiunta, in certe frange, degli acronimi TERF e CIS, gli sberleffi della neolingua.
L’umiltà, decisamente, non vi appartiene. Il vostro odio adesso è manifesto perché abbiamo deciso di non piegare il capo, perché non capite che ridurre l’umano a merce è questione primaria, perché il dirittismo è estremamente pericoloso, perché il popolo non equivale alla massa, e senza popolo, senza relazione, non esiste società. La democrazia emotiva è un ossimoro. I desideri non sono diritti.
Se continuate a perseguire questi obiettivi, che adombrano l’antica brama d’onnipotenza, non pretendete di essere obbediti.
È che mi sono rotta. Nessuna donna è un’isola. Chi ne colpisce una, ne colpisce tutte. Occidentali e orientali, ricche e povere, cristiane e pagane, musulmane e atee. Insegnanti. Operaie. Pendolari. Madri. Vocabolo che amo. E non siamo ancora nel mondo nuovo huxleyano, dove invece suscita repulsione.
E smettetela, per una volta, di pretendere l’ultima parola. Se ci amate come dite, imparate ad ascoltare. Respirate. Riflettete. Perché la causa di questo declino non risiede nella fragilità del nostro cervellino, nel climaterio, nelle beghe “settoriali”. No. La colpa è VOSTRA.