Vanno evidenziate ed esaminate alcune grandi questioni legate alla costruzione di una vita online: la ricerca dell’amore su internet; la voglia di evadere da una vita relazionale reale insoddisfacente; la dipendenza dal mondo virtuale.
Lo ammetto, una buona percentuale dei miei rapporti, sentimentali e di amicizia, sono nati e si sono sviluppati – in adolescenza e successivamente – attraverso i social e comuni app di incontri. Prima di presentarvi un mio, assolutamente personale, bilancio, vorrei però mettere in luce dei meccanismi tipici della vita virtuale. Vanno cioè evidenziate ed esaminate alcune grandi questioni legate alla costruzione di una vita online: la ricerca dell’amore su internet; la voglia di evadere da una vita relazionale reale insoddisfacente; la dipendenza dal mondo virtuale.
Una app come Tinder conta la bellezza di circa 50 milioni di iscritti, e facendo rapide ricerche su Google si possono scovare innumerevoli consigli sulle app migliori e sui siti di incontri più affidabili. Si può provare a cercare l’amore sulla base del credo religioso, dell’orientamento sessuale o della tipologia di relazione che si vuole instaurare (per intenderci: cerchi solo amici? Una relazione parallela? Uno scambio linguistico?).
Una volta effettuato l’accesso puoi palesarti come impegnato, sposato, single, e – insomma – definire il te stesso che sei realmente o che vorresti essere descrivendoti più o meno brevemente.
I motivi che spingono giovani e meno giovani a cercare contatti online sono molti, ma nel caso specifico di relazioni amorose o sessuali spesso incidono la mancanza di opportunità nella vita quotidiana e l’assenza di tempo da dedicare ad un più canonico corteggiamento. Parlandoci chiaro, trovare qualcuno che si avvicini a te mentre bevi un caffè al bar o mentre leggi un libro seduta su una panchina è ormai roba da film, e non si capisce se sia causa o conseguenza delle sempre più numerose vite che si costruiscono online.
Alcuni poi decidono di iniziare ad usare le chat per riprendersi da fallimenti amorosi, da relazioni che hanno minato l’autostima. Si cerca di fatto una gratificazione personale, una cura per ferite narcisistiche. La solitudine, l’insoddisfazione personale, la timidezza sono tutti altri motivi che spingono onesti e meno onesti a parlare con qualcuno online. Non si può essere giudicati, non c’è un reale investimento emotivo nel breve periodo, non si resta scottati dalla scomparsa improvvisa di qualcuno e ci si può proteggere dalle delusioni dell’amore.
C’è poi una buona fetta di utenti che invece utilizza le chat al solo scopo di fuggire da una quotidianità stressante e noiosa. È magari il caso di coppie sposate o fidanzate da diverso tempo in cui regna la totale incapacità di metter pepe nella relazione. A volte, pur provando affetto – magari amore – per il proprio partner, si cerca di evadere innocentemente da quella che viene percepita come una prigione creando relazioni erotiche o emotive con persone lontane, che magari non si incontreranno mai realmente, o con persone vicine, che tentano, offrono una chance di fuga, ma ti lasciano ancora quel margine di libertà che ti separa dal tradimento.
Susy Paci, scomparsa da Arezzo il 23 gennaio, e ritrovata un paio di giorni fa a Napoli (perché ha scelto di recarsi dai Carabinieri in coscienza e libertà) era semplicemente una donna stanca. Desiderava una pausa di riflessione dal marito e aveva conosciuto tramite il web un uomo che ha poi incontrato, cercando una via fuga, forsa la più semplice possibile, ma anche la più rischiosa… Non sono rari i casi di cronaca che vedono donne scomparire nel nulla dopo aver instaurato relazioni online e dopo aver deciso di incontrare quello che poi si sarebbe rivelato il loro aguzzino. Un meccanismo simile si crea rispondendo anche molto ingenuamente a semplici annunci di lavoro e ad inserzioni online: Alessandro Garlaschi, tramviere che ha brutalmente assassinato a Milano la giovane Jessica qualche giorno fa, sembra, ad esempio, che agisse secondo uno schema seriale inserendo inserzioni online con le quali affittava posti letto a giovanissime che in cambio avrebbero potuto ripagare la cortesia con lavori domestici (e attenzioni di altra natura, secondo le sue intenzioni). Garlaschi, ricordiamo, era stato già denunciato nel 2014 per stalking.
Questo per dire a tutte le donne… attenzione. Mai fidarsi.
Il problema principale è che però è sempre più noto lo sviluppo di una vera e propria forma di dipendenza dalle chat, non tanto diversa da quella che si sviluppa per consumo di droghe o alcool. Alcuni elementi di questa dipendenza sono stati delineati da una ricerca condotta dal dott. Roberto Poli nel 2012 su alcuni giovani del Cremasco: distorsione temporale (cioè, si perde letteralmente la cognizione del tempo); perdita di ore di sonno (si chatta anche la notte, con conseguenze importanti sulla regolarità della quotidianità lavorativa e scolastica); nel caso dei siti pornografici, la sessualità virtuale rischia di esser preferita all’esperienza reale, il che in parte potrebbe – a parer mio – essere associato ad una drastica diminuzione della libido e della vita sessuale dei giovani d’oggi. Si fa meno sesso, è un dato di fatto.
Cosa crea maggiore dipendenza? Il porno, e a seguire i social e giochi online. Si risponde ad alcuni semplici bisogni emotivi: la necessità di non comunicare realmente con gli altri, di evitare una reale intimità con un altro essere umano, riducendo però drasticamente anche la capacità di sentire il prossimo.
Zero empatia, come chiave di molte odierne relazioni umane.
Questo è il quadro: è giusto che tutti decidano liberamente come vivere qualitativamente e quantitativamente la propria vita relazionale. Posso però, per esperienza personale, dirvi che spesso la ricerca dell’amore online o la costruzione di una vita virtuale non rispondono a necessità reali. A volte, a mancare sono solo la realizzazione personale e l’amore per se stessi. Questi sono due elementi che, quando pienamente presenti, ci aiutano a vivere perfettamente in equilibrio sia da single che quando già impegnati in una relazione. Se hai questi due scettri tra le mani, non hai bisogno di cercare consolazione altrove. Io spesso non ho avuto l’uno o l’altro alternativamente o insieme. Posso dirvi in tutta franchezza che per me queste vuote esperienze sono giunte al termine. Sì, ho una vita sui social come tutti, e non si può frenare il caso, ma l’uso delle chat o di altri network deve rispondere a concrete necessità per essere giustificato e dare soddisfazione a lungo termine. Oggi, ad esempio, non dico no a scambi linguistici online, a forum o blog, ma non ho secondi fini mal celati. E voi, cosa ne pensate?