Già nel momento del loro stanziamento in Italia i Longobardi si caratterizzarono per la funzione chiave svolta dalle loro regine nel momento della trasmissione del potere. Ansa la sua ultima regina.
Le regine longobarde sono figure poco conosciute. La loro condizione era quella di consorte del re, soggetta a volte ai suoi capricci, priva di un ruolo definito sul piano formale, senza poteri specifici, né un particolare cerimoniale. La cultura longobarda assimilò rapidamente il concetto della trasmissione del potere per via femminile, uno dei fondamenti della regalità delle donne. Già nel momento del loro stanziamento in Italia i Longobardi si caratterizzarono per la funzione chiave svolta dalle loro regine nel momento della trasmissione del potere.
Al consolidamento della pratica potrebbero aver contribuito i notabili romani che accettarono di collaborare con la monarchia longobarda. Essi ereditavano non solo le tradizioni romane, ma anche quelle dei Goti che avevano assimilato sia lo stesso concetto, sia la prassi della reggenza del potere da parte della madre; un altro fattore importante fu la tendenza all’ereditarietà della dignità regia, che si sovrappose al criterio elettivo, esercitato dall’assemblea degli arimanni. Le regine longobarde erano inoltre attive in ambito religioso e impegnate a favore dei poveri, una funzione tipica di sovrane e imperatrici, derivante dall’estensione della dimensione materna all’insieme dei sudditi. Il nome della regina appare spesso accanto a quello del re in atti e donazioni, mentre il suo mantenimento era assicurato dalle rendite di alcune proprietà terriere, le “curtes domnae regiae”, situate probabilmente presso la capitale Pavia.
Il nome dell’ultima regina longobarda Ansa è strettamente legato a Brescia, di cui il marito Desiderio fu duca prima di diventare re dei Longobardi.
Ad Ansa sono intitolate a Brescia una strada e il Premio che il Museo Musicale di Brescia riconosce alle donne che si sono distinte nell’impegno politico, civile e caritativo nella città.
La data di nascita di Ansa, vissuta nell’ottavo secolo, è incerta come la sua provenienza familiare: vengono ricordati suo padre Verissimo e due suoi fratelli, Arechi e Donnolo, mentre è da ritenersi giusta la supposizione che la sua famiglia sia stata di origine longobarda. Il padre di Ansa portava un nome latino, Verissimo, ma nell’VIII secolo cominciava a essere frequente che sudditi appartenenti al ceppo romano-italico adottassero nomi germanici e longobardi, come, del resto, aveva fatto lo stesso Desiderio.
La coppia, che si era sposata presumibilmente all’epoca di Liutprando, occupava una posizione prestigiosa nell’aristocrazia bresciana. Nel 753 Desiderio promosse la fondazione di un monastero, voluto soprattutto da Ansa, della cui comunità femminile divenne badessa la figlia Anselperga. Il monastero venne inizialmente intitolato ai Santi Michele e Pietro e successivamente, accresciuto da una fondazione, in titulo S. Salvatoris, poi di Santa Giulia. Nel 759 e negli anni seguenti Ansa è spesso menzionata nei diplomi del monastero e appare come protagonista di quella politica di provvidenza a favore di enti religiosi che era destinata a consolidare il regno, passato alla morte del re Astulfo, nel 757, nelle mani di Desiderio.
Paolo Diacono dedicherà un epitaffio in versi ad Ansa, a suo dire «bellissima», che esercitò un ruolo determinante durante il regno del marito. Uno degli ambiti in cui la regina operò fu quello, tradizionale, del culto religioso. In particolare fondò i monasteri di Leno e Sirmione e contribuì a trasformare la basilica dei Santi Michele e Pietro, a Brescia, nella grande basilica regia di San Salvatore, alla cui giurisdizione fu sottomessa un’intera rete di complessi monastici tra Lombardia, Emilia e Toscana, una vera e propria federazione direttamente controllata dal sovrano.
Ansa ottenne la traslazione da Livorno delle reliquie di santa Giulia e, secondo quanto afferma Paolo Diacono, ” Il suo venerabile corpo riposa in questa città per il saggio intervento della nobile regina Ansa, moglie di Desiderio, serenissimo re dei Longobardi […]. Ansa dunque, la più eccellente delle matrone, a lode e gloria di Dio Onnipotente e della santissima Maria Vergine e Madre e a onore della beata Giulia, preziosa martire e vergine, costruì una basilica fuori della cerchia di mura della città di Brescia, quando dalla venuta del Salvatore erano passati DCCLIII anni”; sempre Paolo Diacono, che attesta il flusso di pellegrini nordici che sostano a S. Giulia, propone la regina longobarda come protettrice. Anche per la storia del ducato longobardo di Benevento, sul Gargano, si ricorda il nome della regina Ansa collegato al sito di S. Michele Arcangelo. Il culto di S. Michele venne accolto da tutto il popolo longobardo e i pellegrini della Val Padana e dell’Europa del Nord cominciarono a recarsi anche alla «sacra rupe garganica», come attesta ancora Paolo Diacono: “Pellegrino dai Paesi dell’Occidente sicuro prendi la via / o per venerare l’alta sede di Pietro o per toccare / la Garganica rupe della venerabile grotta, / da lei (Ansa) protetto sarai libero dai dardi del ladrone / e né freddo né bufere temerai nell’oscura notte”.
Presumibilmente Ansa ebbe anche un ruolo nella politica matrimoniale che rafforzò, nel contesto europeo, la posizione della monarchia longobarda. Sono storicamente note altre tre figlie di Ansa e Desiderio, oltre alla badessa Anselperga: Adelperga, sposata ad Arechi, che fu imposto come duca a Benevento; Liutperga, che sposò il duca di Baviera Tassilone, e una terza figlia, il cui nome non è indicato dalle fonti del tempo, che invece sposò Carlo, non ancora Magno, re dei Franchi. Alessandro Manzoni ne fece un personaggio letterario e la chiamò arbitrariamente Ermengarda; fonti tarde la chiamano invece Desiderata oppure Berterada. La storiografia più recente ha avanzato riserve circa la possibilità che Carlo Magno sposasse effettivamente una figlia di Desiderio. Altri hanno ipotizzato invece che Gerberga, moglie di Carlomanno, fratello di Carlo, fosse figlia di Desiderio.
Desiderio, affiancato dal 759 dal figlio maschio Adelchi, risollevò le sorti del Regno, senza però poter eliminare i fattori di disgregazione che affiorarono in occasione della guerra contro i Franchi. Assediato a Pavia nell’inverno 773–774, Desiderio fu abbandonato da molti duchi e finì per arrendersi a Carlo vincitore. Le cronache concordano nel riportare che sia il re sconfitto sia Ansa vennero condotti prigionieri in Francia. La regina fu rinchiusa insieme al marito, in un monastero a Liegi o forse a Corbi.
Esiste tuttavia una tradizione locale che vuole Ansa sepolta nel monastero di San Salvatore a Brescia.
Secondo Paolo Diacono, la regina sarebbe stata sepolta in San Salvatore in una tomba decorata da mosaici, in un grande arcosolio nella navata laterale destra della basilica. Al disopra, si trovano tre affreschi con la storia della martire, che avrebbe particolarmente commosso la regina. Nell’Ottocento un erudito locale, Federico Odorici, pubblicò il testo dell’epigrafe in esametri latini per la tomba della regina, giunto esclusivamente per via manoscritta. Si legge: “Qui per vero giace la bellissima sposa dell’ausonio re / Ansa che imperitura rimane nel mondo intero”.
Anche un carme funerario di 28 versi celebra la regina per le sue attività e per avere «assicurato e aumentato la patria messa in pericolo», esaltandola come una figura centrale dell’ultima e colta stagione del regno longobardo. Pur nell’incertezza sul futuro di Ansa, paradossalmente proprio il silenzio delle fonti italo-meridionali, ovvero dei territori in cui permaneva il dominio longobardo, permette qualche riflessione circa la realizzazione del componimento e la sua datazione e, dunque, anche un’ipotesi su dove e quando morì l’ultima regina dei Longobardi.
La stesura del testo per Ansa viene generalmente assegnata al periodo di soggiorno di Paolo Diacono in Italia meridionale, ossia entro la fine degli anni ’80 dell’ottavo secolo. In quei medesimi anni, Paolo Diacono scrisse l’epitaffio per Arechi II che ebbe una immediata eco nelle composizioni dedicate ai principi longobardi, compresa la produzione testuale epigrafica. Appare singolare non trovare riprese dell’epitaffio della regina nella produzione epigrafica italo meridionale relativa a nobildonne longobarde, circostanza che porta a ipotizzare che il testo sia stato redatto nel periodo tra la partenza di Paolo Diacono dall’Italia meridionale e il suo ritorno in territorio franco (786).
Paolo Diacono, raggiunto dalla notizia della morte della regina in territorio franco, potrebbe aver redatto il testo funerario e questo avrebbe avuta una circolazione libraria e non epigrafica in ambito carolingio e non longobardo. Questo porterebbe a collocare la data di morte della regina Ansa tra i primi anni del 780 e il 786 in territorio franco e non in area longobarda.
Con la fine del Regno longobardo s’interruppe anche lo sviluppo del concetto della regalità femminile che quella civiltà stava portando avanti. La figura di Ansa rappresenta un ulteriore passo avanti, in quanto la documentazione notarile del tempo mostra che alla regina venivano ormai attribuiti titoli, declinati al femminile, un tempo riferiti al re: «excellentissima», «reverendissima», «felicissima». L’eredità di tale retaggio passò però al Ducato di Benevento attraverso la figlia di Ansa Adelperga, trovandovi un terreno particolarmente fertile.
Claudia Speziali – Nata a Brescia, si è laureata con lode in Storia contemporanea all’Università di Bologna e ha studiato Translation Studies all’Università di Canberra (Australia). Ha insegnato lingua e letteratura italiana, storia, filosofia nella scuola superiore, lingua e cultura italiana alle Università di Canberra e di Heidelberg; attualmente insegna lettere in un liceo artistico a Brescia.