Pina La Villa, candidata alla Camera nella lista “Potere al Popolo”, collegio uninominale di Siracusa.
Pina La Villa è nata nel 1960 a Francofonte (SR). Laureata in Filosofia e in Storia Contemporanea, insegna nei Licei, vive a Catania dal 1998. Ha collaborato con la rivista online girodivite occupandosi della storia e del pensiero delle donne e ha pubblicato recentemente uno studio su Aleksandra Kollontaj. Marxismo e femminismo nella rivoluzione russa, (Villaggio Maori editore): un impegno teorico che si è sempre intrecciato con l’impegno politico, nelle associazioni e nei partiti.
E’ candidata di Potere al Popolo alla Camera dei deputati, nel collegio uninominale di Sirac
Priorità su cui lavorerai?
Per rispondere a questa domanda devo fare un giro largo.
Viviamo da tempo in una fase di crisi della democrazia, al punto che è diventata convinzione diffusa che l’unico modo per realizzarla sia quello di votare chi sicuramente avrà i numeri giusti per governare. Ci siamo dimenticati che democrazia è partecipare all’elaborazione delle proposte, alle scelte per il bene comune, non fare l’asso pigliatutto per il tempo in cui si governa e lo sfasciatutto quando si è all’opposizione.
Abbiamo completamente perso l’idea che una democrazia si regge sulla capacità delle opposizioni di controllare l’azione di governo, di far sentire e contare anche le voci e le esigenze di chi vive la vita dei quartieri popolari, i problemi del lavoro, le difficoltà della vita quotidiana.
Noi siamo quelli che in questi anni abbiamo lavorato nei territori partendo da questi problemi, non ci limiteremo a “rappresentare” questi problemi, noi saremo esperienza, conoscenza e proposta rispetto alle realtà da cui proveniamo.
In particolare io sono stata sempre impegnata a far crescere e divulgare la conoscenza della storia e del pensiero delle donne, soprattutto delle donne che hanno operato nella loro vita uno scarto rispetto alla norma e alle convenzioni, che si sono battute per l’emancipazione femminile. L’ho fatto attraverso l’attività di gruppi e associazioni femministe, ma anche attraverso la scrittura e l’organizzazione di eventi culturali finalizzati a far crescere le relazioni fra le persone e il confronto delle idee. Comunque vadano le cose il 4 marzo, io continuerò a impegnarmi per allargare gli spazi di partecipazione e di democrazia nel nostro paese, partendo dalla storia e dalle idee delle donne: quel tassello, quel contributo che è mancato e che ancora oggi è poco conosciuto e valorizzato.
Come consideri il tema sicurezza?
Il problema sicurezza non si porrebbe neanche in una società, come quella che noi vogliamo, basata sulla giustizia sociale, sulla redistribuzione della ricchezza, sull’inclusione. E’ chiaro che se si allarga, come è avvenuto in questi anni, la forbice fra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, con gli stessi ceti medi sempre più impoveriti e immiseriti; se si vogliono fotoshoppare i centri storici con la legge sul daspo urbano, se si alimenta la paura dell’immigrato “che ci toglie il lavoro”, delle donne che non stanno più al posto loro, e così via, poi si pone il problema della “sicurezza”. Chi ha paura teme per sé, per il proprio futuro, per la propria casa, per i propri figli, si chiude nel privato, tiene alla larga il prossimo, vive una brutta vita. Chi agita e alimenta queste paure sono poi gli stessi che invocano più sicurezza (la Lega, per esempio), quando ci sarebbe invece bisogno di più solidarietà. Solidarietà e mutualismo sono infatti i principi che ispirano la nostra lista. In una società disgregata come la nostra sono principi vitali, se non vogliamo sempre più precipitare nella barbarie.
E per le donne cosa farai?
Vedi, io penso che non esistono delle cose da fare per le donne, delle proposte in sostanza centrate su di loro. Io penso che le lotte che le donne hanno fatto per i loro diritti, sono lotte che hanno migliorato e che miglioreranno le condizioni di tutti: pensiamo alla necessità di estendere i servizi sociali, pensiamo alla parità di salario connessa al diritto al lavoro, pensiamo alle lotte ambientali che hanno visto e vedono le donne in prima fila, o a quelle per la vivibilità dei centri urbani. Penso che sia arrivato il momento di trasformare queste lotte in potere di decisione. Come è scritto in un volantino delle donne del PCI, di cui faccio parte e che è dentro Potere al Popolo, “La politica ha bisogno delle donne, le donne hanno bisogno di una buona politica” per contrastare la violenza, per la tutela della maternità, per i consultori per un ambiente sano e per città belle per uomini, donne, bambine e bambini.
E per la scuola?
Tocchi un punto molto dolente, perché sono un’insegnante. Misuro quotidianamente la difficoltà di continuare a fare un lavoro che è stata la mia passione per tanto tempo in condizioni proibitive determinate dalla volontà sistematica di distruggere la scuola pubblica in Italia da parte dei vari governi che si sono succeduti almeno negli ultimi vent’anni, ivi compresi i governi della cosiddetta “sinistra”, del PD in pratica, o come si chiamava prima.
Io dico che intanto bisogna abolire la legge 107, la cosiddetta “buona scuola” di Renzi, poi dico che per prima cosa occorre investire nella scuola pubblica, e dopo…investire nella scuola pubblica…e ancora…investire nella scuola pubblica…perché servono classi meno numerose, interventi per l’edilizia scolastica, aggiornamento di qualità per gli insegnanti insomma serve tutto, tranne le soluzioni farraginose, autoritarie, chiaramente volte a colpire la scuola e gli insegnanti che il governo ha trovato.
E per il settore invalidi e anziani?
Ne parlavo prima a proposito delle lotte delle donne. Le donne hanno sempre lottato per i servizi sociali, anche perché sono loro che fino a questo momento hanno avuto sulle loro spalle il peso del lavoro di cura. Ovviamente, e in primo luogo, è chiaro che abbiamo tutti diritto a una vita dignitosa, a prescindere dalla malattia e dall’età. E questo spesso non avviene: pensiamo alle pensioni minime, assolutamente irrisorie, che non consentirebbero la sopravvivenza di una persona in pieno vigore e salute, figuriamoci di chi ha bisogno di controlli e cure continue. Occorre veramente un cambio di rotta: meno soldi per le banche e le armi e più soldi per i servizi.
Un messaggio alle donne?
Mi viene in mente, sempre attuale, una citazione dal libro Anche per me. Donna, persona, memoria dal 1973 al 1986 di Rossana Rossanda, che invita le donne ad un’assunzione di responsabilità politica: “Alle donne bisogno dirlo. Devono, anche se non ne hanno voglia, spellarsi le mani e demolirsi il cervello rispondendo anche loro a tutte, ma proprio a tutte le domande. Non c’è più un orto concluso dove rifugiarsi: su di esso passa ormai ogni mezz’ora, alto in cielo, qualche satellite in grado di fotografare e versare agli atti la marca della camicetta che portano”.
Rossanda lo diceva nel 1979. E’ stato il mio appello a me e alle altre donne per tanti anni. E’ un appello che le ragazze di Potere al Popolo hanno finalmente raccolto per intero. La lista Potere al Popolo è partita da un video in cui apparivano molte giovani donne, e ha mantenuto questa fisionomia: la nostra è l’unica lista che ha come “capo politico” una donna, Viola Carofalo e che è riuscita ad ottenere un numero di donne candidate pari al 60%. Ma, al di là dei numeri, il segno femminista è stato presente sia nelle modalità con cui la lista è nata e si è formata (la presenza di gruppi diversi che mantengono la loro identità, le assemblee territoriali in cui invece che le analisi politiche sui massimi sistemi valevano le storie del quotidiano) e in molte parti del suo stesso programma.