Paola Giordano, pittrice milanese di talento con importanti riconoscimenti che a maggio esporrà la sua opera “Quo Vadis” a Monaco di Baviera.
Ho incontrato Paola Giordano, pittrice milanese di talento con importanti riconoscimenti e un invito di spessore internazionale: a maggio esporrà la sua opera “Quo Vadis” a Monaco di Baviera.
Cosa rappresenta per te la pittura?
Non so spiegare esattamente cosa rappresenti per me la pittura, so solo che è quasi una necessità fisica, un bisogno intrinseco del mio animo di comunicare attraverso forme e colori, pensieri e sensazioni. Non posso farne a meno, se passo dei periodi senza dipingere, per motivi vari, poi mi sento infelice, è come se non fossi più me stessa e anche se a volte dipingere è molto faticoso anche fisicamente, la sensazione di completezza che provo mi fa superare ogni ostacolo. La pittura è proprio un elemento fondamentale della mia vita.
L’atto creativo è un istante o uno studio meticoloso?
L’atto creativo è spesso un’istante, un flash che nasce nella mia mente, una visione d’insieme immediata che parte quasi sempre dal pensiero, spesso mi viene l’idea di quello che voglio dire o rappresentare la mattina molto presto, rimane l’immagine quasi come un sogno, immagine che poi rielaboro in studio con schizzi e disegni finché non sono convinta della composizione. C’è quasi sempre uno studio meticoloso dietro un’idea. Poi inizia il lavoro sulla tela e qui avviene il vero momento creativo, mi lascio andare all’emozione creativa e tutto può succedere; la composizione si forma attraverso gli stati d’animo del momento e la mano score libera da legami, rincorrendo il pensiero o meglio la sintesi del pensiero. A volte anche i colori cambiano, avevo immaginato una cosa con determinati colori, poi invece… dipende dal momento.
In che cosa trovi maggior ispirazione?
L’ispirazione nasce dal vissuto e dalla capacità di captare le cose e rielaborarle attraverso il pensiero. La vita quindi, la vita intorno a me come testimonianza di presenza. Le mie opere sono quasi sempre concettuali, un astratto informale legato spesso al sociale, a volte diventano “PITTOSCULTURE”, dove la tridimensionalità prende corpo, i piani si intersecano, le mie “MOLLE”, spesso tubi dell’aria compressa, legano, prendono forma. La luce contribuisce a formare mille ghirigori, disegni di ombre sempre mutabili e vive nel disegno dove la sintesi del tratto è una mia caratteristica fondamentale. Sì, ecco, la sintesi del pensiero è un elemento molto importante per me. Sono attratta dal mondo che mi circonda, lo analizzo, cerco di andare nel profondo delle cose e spesso proprio da questa analisi, a volte anche sofferta, sezionata, scomposta e rielaborata nascono le mie opere.
Fammi qualche esempio concreto.
Per esempio, il mio quadro “ENERGY” prende spunto dalle pale eoliche e dai problemi energetici che abbiamo, oppure i miei quadri sulle donne analizzate in mille sfaccettature, “ABBRACCIO”, “SCRAMBLED WOMEN – DONNE STRAPAZZATE”, “BURKA” o “NUOVE MADONNE” dove cerco di sintetizzare il mondo violento in cui alcune donne vivono, grande piaga di questa era che noi consideriamo “culturalmente avanzata”. Penso anche ai miei fiori metropolitani, simboli di vita e di lotta per la vita come ad esempio il mio “ASPHALT FLOWER” simbolizza il fiorellino che nasce dal cemento e che riesce a vivere nonostante le difficoltà della vita.
Una tua opera “QUO VADIS?” ti è stata commissionata dalla NASA e dall’ESA e sarà a maggio esposta a Monaco di Baviera, ci racconti il senso di questa grande opportunità?
Questa grande opportunità mi è stata donata dall’incontro, nella mia carriera artistica, con Anna Caterina Bellati che insieme ad Antonella Nota, sono le curatrici di questa importante avventura “Spaziale” con la grande mostra itinerante “OUR PLACE IN SPACE”. Sono stata selezionata, insieme ad altri nove artisti, ai quali se ne aggiungerà qualche altro durante questo lungo percorso, e catapultata in questo mondo “stellare e fantastico” che è il nostro universo visto dal telescopio HUBBLE. La sfida era grande. Ricordo quando andammo a Palazzo Cavalli Franchetti, a Venezia, a vedere per la prima volta gli spazi, e l’emozione quando mi dissero che avevo la parete del salone principale e che dovevo fare un’unica grande opera su l’Uomo e lo Spazio, rispondere alle domande chi siamo, dove andiamo… Una grandissima responsabilità dunque, anche perché il tema non era facile, e poi, come tutti gli artisti sanno, le opere su commissione con un tema stabilito sono sempre le più difficili.
Come hai iniziato questo percorso di “creazione” e come hai raffigurato il tuo “UNIVERSO”?
Mi sono ritrovata a riflettere su questa grande incognita che da sempre ci affascina e spaventa, l’immensità dell’universo, delle stelle, dei pianeti, noi…. Non volevo fare un universo scontato, la bella (o brutta) copia di una fotografia, perché niente è più meraviglioso della realtà! Ci sono immagini fatte da Hubble incredibili, fantastiche! No, volevo il mio “UNIVERSO”, ed ecco che nacque “QUO VADIS?”, un quadro di 3,20 m di altezza e 5 m. di lunghezza, tredici tele che si intersecano a formare un’unica grande opera, quasi un’installazione. Un sole, esplosione di energia, il Big Bang, l’universo conosciuto che si espande, universi paralleli legati al nostro da molle, la terra, la luna, le comete, il buco nero centrale, poi ancora l’universo e l’uomo, l’astronauta stilizzato col simbolo del DNA sul braccio legato alla vita dalla grande molla, i satelliti, le stringhe parallele con altri mondi ed altri universi. Il tutto come una grande macchina, quasi una astronave, dove l’universo diventa un meccanismo ancora sconosciuto e dove l’uomo, minuscola cosa, si aggira sperduto e solo alla continua ricerca della sua verità, ma forte della consapevolezza della sua esistenza. Non so dare un senso a tutto questo e tantomeno delle risposte, ma sicuramente l’emozione di sentirti parte di un così grande mistero, di una vastità cosi meravigliosamente bella è una cosa che affascina e stordisce. Sono felice di averla vissuta.
La mostra. Dopo Palazzo Cavalli Franchetti a Venezia, è proseguita a Chiavenna (So), nella suggestiva sede del Convento dei Cappuccini, e a maggio sarà a Monaco di Baviera, in Germania a Garching in occasione dell’inaugurazione del nuovo palazzo ESO – Supernova Planetarium & Visitor che si terrà il 18 maggio. Si potrà visitare fino a settembre.