L’ennesima nuova sfida che solo il tempo che passa, non quello che piove, potrà decretare vittoriosa.
Le venne in mente una filastrocca che cantava da bambina: “piove piove, la gatta non si muove, si accende la candela, si dice buonasera”. Ma il tempo che la preoccupava non era quello atmosferico, di quello ne aveva a iosa e gradiva l’alternarsi delle stagioni, nelle belle e perfino nelle cattive condizioni atmosferiche. Era il tempo einsteniano, quello relativo che le mancava, / che si fugge tuttavia,/ chi vuole esser lieto, sia,/ di doman non c’è certezza.
Viveva ogni giorno come fosse l’ultimo, non potendo aspettare gli eventi che accomodassero spontaneamente la sua vita, si affannava anzi a crearli da sé. Sisifo in confronto carezzava solo montagne. Lei invece era un Caterpillar, le sfondava. Quando le nacque la figlioletta poi caduta in malattia gravemente invalidante, lei se ne accorse subito, ma i medici consultati le davano della visionaria.
Allora lei non si diede per vinta: sapendo che nella vita o si vince o si perde, che anzi l’importante non è partecipare, ma vincere, girò fino allo strenuo delle forze gli ospedali finché ottenne un banale elttroencefalogramma che confermasse le sue paure. Magra consolazione, vinse sui medici che le avevano dato della visionaria.
Seppe parimenti in cuor suo, che sua figlia sarebbe guarita da una malattia giudicata inguaribile sempre dagli stessi medici. Accadde l’improbabile: la figlioletta guarì, grazie alla madre Caterpillar,
che aveva fede nel trasformare in possibile l’impossibile, con determinazione e senza perdere mai la speranza. Con sua figlia, che non aveva sviluppato il dono della parola, comunicò tramite una
metodica che dovette imparare da autodidatta, si improvvisò fisioterapista, le insegnò a reggersi in piedi e poi pian piano a camminare, le fece apprendere il rispetto per il prossimo, senza aiuto
alcuno da parte del marito, ormai, per fin troppo consueti motivi di negligenza in casi di disabilità familiare, diventato ex.
Superate quelle vecchie, nuove sfide si susseguono ogni giorno. Oggi la figlioletta, ancora in difficoltà nella manualità fine, nell’approcciarsi alla risoluzione dei problemi, nel leggere e
scrivere, ha raggiunto la fase pre-puberale, già difficile in un bimbo qualunque. Come spesso capita in coloro che hanno una menomazione, ha
sviluppato per compensazione, una efficacissima capacità di empatia.
L’unione di fase prepubere ed empatia è una miscela esplosiva. La mamma si sperimentava nel temperare nella figlioletta lo slancio emotivo verso il prossimo condito piccante dalla curiosità per il
sesso opposto. L’ennesima nuova sfida che solo il tempo che passa, non quello che piove, potrà decretare vittoriosa.