Quando la circolazione delle gambe è compromessa, gli arti inferiori possono andare incontro a disturbi come le vene varicose e le teleangectasie: qualche consiglio su prevenzione e terapia.
Il sangue circola nelle arterie sospinto dalla gittata cardiaca e sostenuto, nel circolo, dalla contrattilità degli stessi vasi. Attraverso questi, raggiunge i distretti periferici del corpo, dove porta nutrimento alle cellule, ricevendone in cambio scarti metabolici da eliminare.
È a livello dei piccoli capillari arteriosi in cui si sfioccano le grandi arterie e poi, via via, le arterie di medio e piccolo calibro, che si verificano anche gli scambi gassosi. Il sangue arterioso arriva dai polmoni (da dove esce passato prima di giungere al cuore), dove si è arricchito di ossigeno. Nei tessuti, cede questo elemento, indispensabile alla vitalità delle cellule, per recuperare anidride carbonica, scoria residua delle reazioni chimiche locali. Possiamo vedere l’effetto di questo scambio attraverso il cambiamento di colore del sangue, che, ossigenato è di colore rosso vivo, mentre carico di anidride carbonica, è di un rosso scuro più intenso. È il caratteristico colore del sangue venoso, quello che osserviamo quando veniamo sottoposti ad un prelievo.
Al contrario delle arterie, che portano il sangue dal cuore ai tessuti periferici, le vene riportano il sangue al cuore, passando dai reni (dove viene depurato) e dai polmoni (dove viene ossigenato). Così si compie, a grandi linee, il ciclo della circolazione.
In virtù di quanto detto ora, la circolazione venosa delle gambe deve vincere la forza di gravità. Va, infatti dal basso vera l’alto. La risalita del sangue è garantita dalla presenza di valvole a nido di rondine, che si chiudono al suo passaggio per impedire il reflusso verso i piedi. Con l’età e l’eventuale aumento di peso, ma anche in seguito agli stimoli ormonali del ciclo femminile, queste strutture anatomiche perdono tenuta. Si creano così rivoli discendenti di sangue, che tende a ristagnare nella parte inferiore delle gambe, nella zona delle caviglie.
La difficoltà a drenare il sangue dagli arti inferiori (insufficienza venosa) crea le condizioni per disturbi come le varici, le teleangectasie (i capillari visibili sulla superficie cutanea) e la cellulite.
Le varici sono le vene che hanno perso tenuta e si presentano visibili sulla superficie cutanea, gonfie, dolenti e con aspetto serpiginoso (per via del fatto che la perdita di tono ne ha causato l’allungamento). Se se ne presentano le condizioni, il chirurgo vascolare può decidere, di concerto con la paziente, per l’intervento chirurgico, durante il quale le varici vengono sfilate (stripping). La chirurgia, che può riguardare anche solo una parte della vena, consente alla paziente di essere a casa la sera stessa.
Le teleangectasie, pur non avendo conseguenze o implicazioni particolari sulla salute, hanno un impatto estetico che può essere importante e spingere alla ricerca di una terapia. Le più note sono le iniezioni sclerosanti: il medico inietta una soluzione direttamente nei capillari, che irrita e indurisce la parete venosa (ecco perché “sclerosanti”), chiudendo il vaso e impedendo il passaggio al sangue. Una volta svuotati, i capillari non risultano più visibili. I capillari possono essere trattati anche con il laser, anche in combinazione con la scleroterapia. Nonostante efficacia e sicurezza di queste procedure siano ormai elevatissime, i risultati sono definitivi per quanto riguarda i vasi trattati, ma non impediscono ad altri capillari di dilatarsi e risultare visibili.
La prevenzione può contribuire a mantenere efficienti le valvole venose. Fare esercizio fisico (in particolare la camminata veloce) produce un massaggio sulle gambe, che facilita il drenaggio del sangue.
Arricchire l’alimentazione di frutta e verdura ricche di vitamina A, vitamina E, vitamina C e flavonoidi protegge la parete venosa, riducendo il rischio di insufficienza nella tenuta. E’ importante controllare il peso, per evitare che, se in eccesso, possa appesantire ulteriormente la circolazione del sangue nelle gambe e aumentare il senso di affaticamento e gonfiore delle stesse. Gli esperti consigliano anche di bere molta acqua, per drenare meglio i liquidi che tendono a ristagnare a causa del malfunzionamento della circolazione.
È bene non utilizzare capo di abbigliamento con elastici che possano stringere i polpacci o la caviglia (con elastici o lacci), ma fare ricorso alle calze elastiche a compressione graduata.
Può essere utile assumere integratori fitoterapici di escina, centella asiatica, rutina che aumentano il tono della parete venosa, rinforzandola e migliorando la circolazione delle gambe. Tuttavia, queste sostanze agiscono solo sul gonfiore: non ci sono prove che impediscano la formazione di nuove varici o teleangectasie.
L’esposizione alla luce del sole non è una buona idea, perché il calore agisce dilatando le vene e rendendo quindi più visibili i capillari. Per questa ragione, occorre anche evitare docce e bagno molto caldi.
La familiarità conta: essere figlie di mamme che soffrono di insufficienza venosa, aumenta il rischio di di esserne soggette.
Le gravidanze, circostanze in cui l’aumento ponderale si somma all’esposizione ormonale, aumentano il rischio di insufficienza venosa.
Monica Torriani è moglie, mamma di quattro ragazzi, farmacista e blogger. Si occupa di Salute e Benessere per WELLNESS4GOOD, il sito che ha fondato.