Ha aperto un blog, Papà imperfetto, per dimostrare che essere un papà perfetto è umanamente impossibile, ma con un po’ di approssimazione (e tanta ironia) si può essere un buon genitore per i propri figli. Daniele Tarenzi, papà felice e Communications Manager, ci racconta come si fa.
Da bambino credeva di voler diventare un medico, ma poi ha scoperto che la sua vera passione era comunicare. E, dopo la laurea in Lettere (perché, dice, “Dante è sempre Dante!”), gli studi di Sociologia della Comunicazione e la docenza al Master in Comunicazione per le Industrie Creative, ha intrapreso la carriera di Communications Manager. Poi sono arrivate le sue bambine, e Daniele si è trasformato in papà. Naturalmente, imperfetto.
In Papà imperfetto, racconti che hai sempre sognato di diventare padre. E che, con le tue figlie, vivi tutti gli aspetti della quotidianità, dalla pappa al bagnetto, al gioco. Quando ti confronti con altri uomini sul loro modo di essere genitori, riscontri di essere un’eccezione, o l’istinto paterno si traduce oggi in una maggiore collaborazione con la propria compagna nella cura e nell’accudimento dei figli? È proprio vero che l’88% dei “Millennial Daddies“ desidera essere un ottimo papà?
Non mi sento affatto un’eccezione. Certamente il ruolo e la figura stessa del padre sono ben distinti da quelli della madre e hanno peculiarità completamente diverse, ma i papà sono sempre più presenti nella vita dei propri figli. Questo è dovuto anche al fatto che la mamma è sempre più lavoratrice a tempo pieno e necessita di un supporto concreto. Sono, però, convinto che ci sia una componente culturale in tutto questo legata alla trasformazione stessa del ruolo dell’uomo, non più visto e vissuto come quello che lavora e basta, ma sempre di più come quello che lavora (come la donna) e contribuisce alla gestione della casa e della famiglia. Sono anche convinto che, in questo nuovo ruolo, i figli possano giovarsi di tutti gli aspetti positivi della presenza di entrambi i genitori.
Ti definisci «pignolo, ossessivo, preciso, ma anche creativo e lunatico. Insomma, un casino!» Nella vita domestica, quale parte di te è vincente: quella rigorosa e organizzata, o quella solare e paterna?
Ehm… Ti darò due risposte. In casa sono rigoroso e organizzato, perché questo è il lato prevalente del mio carattere. Soprattutto con le mie bambine, sono piuttosto rigido nel rispetto di alcune semplici regole, che – a mio avviso – permettono di vivere la casa in maniera più serena per tutti. Credo, però, anche che il rigore e l’organizzazione debbano essere intervallati e arricchiti da momenti di libertà creativa, che non significa “anarchia” domestica. Semplicemente, ci sono momenti in cui si può chiudere un occhio e lasciarci andare al gioco e alla condivisione.
Per Assocasa, curi il magazine Puliti & Felici, dedicato alle (e agli) amanti della casa; scrivi per Fatti, non fake!; nel blog Che storie, su cui scrivi insieme a Emanuele Tomasini e Anna Novello, pubblichi articoli di teatro, moda e persino beauty. La tua attenzione verso tematiche femminili e casalinghe è dovuta al tuo lavoro, o sei sempre stato un appassionato di ordine e pulizia?
Il mio lavoro è solo l’espressione ultima di una passione che ho sempre avuto per la scrittura e per tutti i temi legati alla vita quotidiana, alla casa, al design e alla moda. Aggiungo anche il magazine The Sign of Color, in cui parlo di colore in tutte le sue forme. Da questo punto di vista, la Rete mi ha permesso di entrare in contatto con tanti esperti, blogger, giornalisti o semplici appassionati che hanno voluto condividere con me contenuti, opinioni e consigli. Pensa che il blog Che Storie è nato come un regalo tanto tempo fa, si è evoluto e alla fine è diventato un contenitore di notizie. Puliti & Felici è ormai una community enorme, dove discutiamo sì di casa, di ordine, di pulizia, ma anche di sicurezza, sostenibilità e ci scambiamo utilissimi consigli. Insomma, per un papà imperfetto come me è un vero toccasana!
Sei presente sul Web in tutti i modi ‘social’ possibili… Hai più pagine Facebook, un account Twitter, un profilo Linkedin su cui scrivi anche articoli e almeno tre blog, tra cui Papà imperfetto. È vero che ti occupi di comunicazione sia per lavoro che per passione, ma come trovi il tempo per conciliare tutti i tuoi impegni online e offline, inclusi quelli di genitore e di marito?
Questa domanda mi viene posta ogni giorno e rispondo sempre che, dormendo poco, mi resta molto tempo da impiegare. E io cerco di impiegarlo in maniera costruttiva! 😉 In realtà, dormo moltissimo e il tempo lo trovo ovunque: scrivo in metropolitana usando lo smartphone, in bagno, al supermercato. Butto giù idee e poi, appena ho un attimo, le sviluppo. È anche vero che per Puliti & Felici e The Sign of Color non sono solo: ho bravissimi colleghi che mi supportano e… sopportano anche!
Nell’header della tua pagina Twitter, citi Paola Mastrocola in La passione ribelle: «Chi studia è sempre un ribelle. Uno che si mette da un’altra parte rispetto al mondo e, a suo modo, ne contrasta la corsa. Chi studia si ferma e sta: così, si rende eversivo e contrario.» Che cosa senti tuo di questa citazione, e quale “passione ribelle” hai, oltre a quella di comunicare?
La citazione di Paola Mastrocola mi piace, perché sottolinea un aspetto a cui non avevo mai pensato: quando studi, sei costretto a fermarti. E in un mondo che oggi non si ferma mai, è un atto di forte ribellione. Inoltre, alla componente del tempo, si aggiunge quella più profonda della conoscenza e dell’approfondimento: chi ha più tempo oggi per approfondire? Solo chi si ferma e studia. Ecco, questo lo trovo affascinante, come trovavo affascinante al liceo studiare e capire che cosa c’era oltre la superficie. Sulle mie passioni “ribelli” stendiamo un velo pietoso! Però, ti confesso una cosa: ho la passione della danza. Ho ballato tanto ed è una delle mie più grandi passioni. Ma resti fra di noi, mi raccomando! 😉
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