Quando si parla di Violenza contro le donne si può fare in due modi: per sentito dire; per cognizione di causa.
di Annella Andriani
Nel primo caso si da credito ai media che spesso utilizzano un linguaggio sessista dove la vittima si trasforma in “Chi se l’è andata a cercare”. Nel mio paese è proprio successo questo: la donna assassinata dal suo ex amante, poiché faceva l’estetista era invisa ai cittadini che la consideravano una poco di buono per la sua professione a loro dire equivoca. Questo pettegolezzo creò in tutto il paese una specie di massa critica che appoggiava l’assassino.
L’associazione Safyia che si era costituita parte civile, ottenne l’attenzione dell’allora Presidente Nichi Vendola che si costituì a sua volta parte civile. Bene, questo assassino riconosciuto tale, ha fatto ricorso creando in noi Donne una certa apprensione. Ho quindi accettato di parlare di violenza, partendo proprio da qui. Sono stata invitata in un luogo delle donne, da una parrucchiera, che mi ha chiesto di affrontare l’argomento. Non mi sono fatta pregare. Ci sarò. Gli farò capire quanto sia importante la formazione fin da piccola età ai fini di prevenire il femminicidio . Accennerò a dei casi emblematici. Poi discuteremo con le donne lì presenti, dobbiamo parlare e parlare per far smuovere il più conservatore dei conservatori: il Pregiudizio derivante dal Patriarcato.
Annella Andriani, narratrice, Facility Manager of Communication, opera volontariamente in alcune associazioni contro la violenza sulle donne e su quella assistita. Da operatrice culturale ha creato, e ne è Presidente, un premio letterario nazionale LIBRIAMOLA, ha scritto libri e diretto collane per editori pugliesi; realizza progetti nel carcere di massima sicurezza con le donne, con i minori a rischio. Direttrice artistica di eventi internazionali e nazionali ( 100 thousand poeta for change e i due concertoni dedicati ad Enzo DelRe, ultimo cantastorie corpofonista in Italia)…e tanto altro ancora.