Poteva mancare in questa carrellata di Donne Eccellenti una tra le prime studiose italiane dei Crimini informatici che si occupa di traffici internazionali di donne e minori, di pedofilia, di violenze sessuali anche minorili?
Elena Luviso, giurista informatica e giornalista, ha voluto inoltre celebrare il Settantesimo del Diritto al Voto delle donne con Carte di Formazione, creando il primo Gioco di Carte dedicato interamente alle donne. Prima che lei avesse l’idea di un gioco di carte che potesse insegnare qualcosa di nuovo, solo lo scrittore politico Saint-Simon a cavallo fra Settecento e Ottocento, ne aveva immaginato uno innovativo, pensando di sostituire, sulle carte da gioco, i vecchi simboli della nobiltà e della monarchia con altri più adatti alla nuova situazione portata dalla Rivoluzione Francese. Ma questo progetto non fu mai realizzato.
Elena Luviso, Presidente dell’ADECOC,(Associazione Diritti e Culture Organizzare Comunicando) non solo ci è riuscita facendo produrre le carte di Formazione dalla Casa Modiano ma ha dato vita a qualcosa di più strutturato e organizzato di un semplice gioco. Ha avuto numerosi patrocini, tra cui il Messaggio del Presidente della Repubblica, quelli del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero dello Sviluppo economico, del Ministero dell’Università e della Ricerca, del Ministero della Salute, della Casa Internazionale delle Donne, della Unione Donne d’Italia, del Consiglio Ordine Nazionale dei Giornalisti, dell’ Ordine Nazionale dei Pediatri, dell’Università di Tor Vergata, dell’ Università Roma Tre, dell’ Università degli Studi di Cassino e molti molti altri.
Luviso si è fatta inoltre promotrice della proposta di legge per l’istituzione della Giornata Nazionale del 10 marzo quale Giornata italiana per la valorizzazione di una tappa fondamentale della storia italiana, il diritto delle donne al voto, e ha riunito intorno a sé un comitato istituzionale e scientifico femminile e un parterre variegato e ricco di alto livello.
E ora c’è anche il suo libro “Donne 2 punto 0 Donne in Gioco” che si sfoglia, si ritaglia, ci si riunisce per leggerlo e usarlo, lo si trasforma in gioco perché la storia italiana si può imparare giocando, attraverso le storie di 72 donne celebri. Una iniziativa che mostra, tra l’altro, che il gioco non necessariamente sfocia nella dipendenza e nella ludopatia, purtroppo in crescita nei più giovani. Nato quindi come progetto educativo nel 2016, riunisce donne famose a donne lontane dai riflettori che hanno fatto grande il nostro paese. Partendo dalle 21 Madri della Repubblica, il progetto è stato realizzato andando a scovare quelle donne che hanno fatto la differenza nel nostro paese e che molti hanno dimenticato, e tra loro anche donne che hanno pagato le conseguenze del loro essere pioniere.
Una chiacchierata con Elena Luviso mi ha trasportato in una realtà in cui mi sono resa conto che , nonostante le differenze di linguaggio, parliamo entrambe la stessa lingua. Lei parla da giurista, io da entronauta, lei usa termini di derivazione più femminista dei miei più orientati all’Energia del Femminile presente in uomini e donne, lei è ancora attiva sul campo, io osservo quello che succede più da lontano , lei ha venti anni meno di me e non è poco, ma ci siamo intese benissimo perché diciamo sostanzialmente la stessa cosa.
Mi piace la sua capacità di entrare nell’anima e di coglierne le sfumature, quel suo non accontentarsi del risultato come fosse la meta, quel suo continuo e tenace partire da ogni traguardo per farne ogni volta nuove partenze per nuovi percorsi.
Mi piace la sua creatività e quel saper cogliere i punti di contatto tra ciò che ad altri pare lontano e il suo saper tirare fuori dal cappello, quasi magicamente, sempre nuove provocazioni.
Aspetti, quindi, di una forte Energia del Femminile, armonicamente fusa con le componenti energetiche di un Maschile che la rende capace di progettare, strutturare, trasformare in atto e in azione le sue infinite possibilità.
Con una madre e una sorella dal carattere forte, deciso che puntano alle autonomie – mentali e economiche- e grazie alla sua professoressa di storia e filosofia Rosalia Gatta, ancora minorenne diventa attiva nelle politiche di genere e antidiscriminatorie; è cresciuta nell’associazionismo femminile nazionale, internazionale e romano; i suoi studi penalistici l’hanno portata a occuparsi di violenza sessuale e pedofilia al femminile. Attratta inoltre dalla Informatica giuridica ha approfondito e fatto propri, ormai da più di 20 anni, i cyber crimes: la pedofilia, il turismo sessuale dei minori e la prostituzione minorile. La sua poliedricità la porta inoltre a collaborare a sceneggiature, all’allestimento di mostre e ha pubblicato “Pedofilia al femminile e Internet”, “Mobbing. Molestie sessuali, stalking” “Molestie, straining e stalking sul posto di lavoro” e documentari e sceneggiature sempre di stampo sociale.
Inutile fare la lista della spesa perché prenderei troppo spazio che invece preferisco lasciare ad una condivisione della nostra bellissima chiacchierata.
*Come ti è nata l’idea di Donne in Gioco e come funziona questo gioco?
Donne in Gioco progetto madre nasce dall’idea di lasciare un testimone con la logica della “staffetta generazionale” con il confronto delle diversità generazionali, di alfabetizzare le giovani e i giovani attraverso una grande squadra che porta avanti un progetto educativo| formativo di altissimo livello scientifico. Come ha scritto la famosa pedagogista italiana Franca Pinto Minerva ““Donne in Gioco è stato dichiarato già nel 2016 il Primo Gioco Europeo Pedagogico Sperimentale sulla Storia delle Donne in chiave giuridica. Il gioco è la prima forma di aggregazione, spesso noi adulti dimentichiamo e sottovalutiamo la sua importanza;… si impara Giocando! dal punto di vista pedagogico abbiamo riscontrato sin dai suoi esordi la realizzazione posta in essere nella plurima architettura formativa di come la trasmissione di conoscenza sia diversa a seconda dei destinatari e delle destinatarie. All’ideatrice, alla nostra Elena, dobbiamo perché abbiamo un dovere morale ringraziarla per le capacità di raggiungere fa raggiungere obiettivi in squadra in questo contesto storico assai sorprendenti; Donne in Gioco ed Elena Luviso con il suo carisma e la sua cultura ad ampio raggio, sta dimostrando che si può fare squadra: sta facendo squadra”.
*Ma come si gioca?
La scatola contiene due mazzi di carte da 46 per meglio ricordare il 1946, uno Pittoriche e il secondo biografiche, poi ci sono due Alfabeti, quattro Dadi e un Timer; il regolamento del Gioco e le leggi d’Italia dal 1946 ad oggi. Si compone di livelli diversificati, dal più semplice che è l’individuazione del nome della Personaggia attraverso i tre pittogrammi, fino al massimo livello che utilizza le 46 Carte pittoriche. Si tratta di ventitré donne famose e ventitré meno famose ai più che hanno lottato per cambiamenti evidenti, ognuna nei territori propri. Ogni carta biografica ha una key word di potere in un’ ottica interdisciplinare e intergenerazionale. Nel libro magico edito Gangemi presentato il 3 maggio alla Presidenza del Consiglio e poi alla Camera dei Deputati Auletta dei Parlamentari le Key words sono Potere e Legalità
*Chi ha contribuito a realizzare queste carte da Collezione?
Il progetto madre fin dall’inizio è stato un gioco non a scopo di lucro, reso possibile nella sua stesura dalla collaborazione delle molteplici donne che hanno profuso tempo e saperi a titolo esclusivamente gratuito. Altre ancora hanno investito economicamente in prima persona, insieme ad altri sponsors, per sostenere la realizzazione. Una squadra di altissimo livello scientifico.
*E qual è l’obiettivo comune a tutte queste donne?
L’obiettivo comune, pur provenendo ognuna da estrazioni diverse, era ed è la trasmissione alle generazioni a venire della memoria storica e contemporanea, femminile e femminista, attraverso i vari steps.. “Donne in gioco” consente a tutti/e – ma soprattutto ai giovani – di utilizzare le Carte da Gioco che riproducono i volti di donne significative protagoniste della politica italiana: dalla Costituenti – le immagini della Madri della Repubblica- fino a quelle più vicine nel tempo. La lettura delle carte realizza un viaggio anche attraverso la storia delle leggi che descrivono la storia delle donne che hanno offerto numerosi apporti al mondo della politica, della cultura, delle istituzioni, dell’insegnamento, nonché delle professioni e delle arti.
* Il tuo progetto è stato realizzato a diverse tappe..Dol’s si é già occupato, ad esempio, dell’incontro Donne in Gioco 5.0
Si, é un progetto educativo/formativo, non a scopo di lucro, che ha un progetto-madre suddiviso in diversi steps. La prima “figlia” è stata la scatola da Gioco ideata in tutte le sue fasi.. Nel 2016 abbiamo affiancato in tutta Italia la campagna contro la ludopatia, con squadre di psicologhe/i e di psichiatrie/i, considerato il numero sempre crescente delle donne e dei giovani che giocano. Il progetto non è a scopo di lucro, ci tengo particolarmente a precisarlo perché ogni impegno riposto è un dono per le nuove generazioni. Nel 2018 nella ricorrenza del 70’ dell’entrata in vigore della Costituzione è nato il c.d. libro magico “Donne in Gioco 2.0 e Legalita’” presentato alla Presidenza del Consiglio a cura di Elena Luviso con Maria Elena Boschi, Elena Marinucci, Livia Turco, Mariapia Garavaglia, Franca Pinto Minerva, Letizia Battaglia, Enrica Bonaccorti e tantissime altre Donne.
*Secondo quali criteri hai scelto le donne da inserire nel gioco e in base a cosa ne hai definite “Madri” alcune di loro’?
Dalle 21 Madri abbiamo iniziato a trattarne cinque, Lina Merlin, Nilde Iotti, Teresa Noce, Maria Federici e Angela Gotelli. Tutte politicamente diverse, hanno avuto la forza di offrire modificazioni culturali, politiche e storiche e di trattare tematiche di estrema attualità. Si pensi alla parola “sesso” voluta e introdotta dalla Merlin. Ma la cosa più importante e interessante è che tutte insieme erano la squadra, inclusa Buscemi con Uomo Qualunque. Abbiamo molto da imparare ancora.
*Cosa ammiri di queste donne protagoniste del “vostro” gioco?
Sono donne che hanno ben speso diversamente la loro vita: possono averla sacrificata e donata per la libertà e la democrazia, ma mai sciupata. Non è raro il caso che, incontrando giovani in diverse occasioni di dialogo, mi venga rivolta una nostalgica esclamazione: com’era bella la politica fatta da quelle donne. E in realtà si erano impegnate anche in partiti diversi – qualche volta avversari – ma sempre unite e convinte di dedicare tempo e intelligenza all’interesse collettivo.
Le chiamo Madri perché non abbiamo altri precedenti ed esempi antecedenti. Quelli che ci sono e anche di notevole importanza sono nomi singoli sparsi. Dalle Madri della Repubblica ovvero dal 1946 al Voto delle Donne e poi dalla Costituzione (quest’anno il 70esimo), le 21 hanno segnato un percorso durato fino alla Violenza Sessuale 1996. Dagli Atti Parlamentari ricordiamo Nilde Iotti, oltre alle lotte femministe, lotte radicali etc . A loro sono attribuibili inputs, fatti, leggi e non parole.
*Cosa è per te la sorellanza?
La parte naturale è vincolo affettivo che unisce delle identità anche diverse. Termine poi di acquisizione dei movimenti femministi dal ‘68 in poi che in maniera immediata reciproca solidarietà tra donne, basato su una comunanza di condizioni, esperienze, ambizioni lotte eccetera
*In nome di cosa, grazie a quali loro caratteristiche secondo te, le donne possono passare dall’azione isolata all’azione di gruppo con maggiore immediatezza dei maschi? Oppure non è così?
In nome della Determinazione e dei loro Concetti “tendenti al sano”. Se le donne hanno forte conoscenza e consapevolezza, assieme ad altre variabili che sono anche gli inprinting caratteriali, sostanzialmente non entrano in competizione insana ma sono capaci di creare dei potenti tavoli di lavoro. Dalle osservazioni storiche e giuridiche si evince in maniera netta. E la storia delle Pari Opportunità lo insegna. I tavoli di lavoro della Senatrice Elena Marinucci fondatrice della Commissione Nazionale per le Parità e le Pari Opportunità ad esempio, tracciano realtà e percorsi ben delineati; e poi a seguire quelli dell’on. Livia Turco, ministra plurima della nostra Repubblica
*Come giudichi la svolta negli episodi di violenza e delle molestie che sempre più donne stanno subendo?
C’è poca prevenzione reale. Gli stessi istituti giuridici che dovrebbero prevenire sono quasi del tutto inefficaci o poco rilevanti, vi è stato un effettivo depotenziamento. Con l’on Livia Turco, la prof.ssa Taricone e il prof Pietro Nocita abbiamo portato avanti il “Click&go Go up stop violence” insistendo sulla poca rilevanza giuridica delle fasce intermedie delittuose. L’omicidio è l’ultimo atto. Emulazione? Da prendere seriamente in considerazione. Svolta? Parlerei di inizio di presa di coscienza sostanziale. Ci sono state proliferazioni legislative anche inutili e troppi fondi distratti in nome della violenza. Bisogna prendere coscienza anche di ciò, ovviamente dando riconoscenza e riconoscibilità a chi da anni lavora seriamente su queste tematiche. A parità di condizioni perché l’ Emilia Romagna funziona ed è l’unica regione? Perché i fondi vengono utilizzati tutti per fini stabiliti. Molti puntano sui fondi sic et simpliciter e se le donne hanno necessità molti di questi non sono funzionanti e/o sono inesistenti. Dobbiamo riconoscere anche una managerialità congenita e un concerto diffuso del fare insieme, del fare squadra, di costruire e non demolire.
*Come valuti le sempre più frequenti denunce?
Le denunce sono sempre poche, rispetto a quelle reali per una molteplicità di cause.
*Perché, secondo te, il maschio si è sempre sentito legittimato a definire la natura della donna a suo uso e consumo?
Perché le donne hanno una storia recente. Il discrimine ancora oggi come allora, è dato dal potere economico. Se pensi a Margherita Hack o a Rita Levi Montalcini si ribalta la situazione, no? E’ metaforicamente una cascata: autonomia sostanze economiche scelta. Non è ovviamente un’equazione. Ma, come si vede, dipende anche da fattori caratteriali, basti pensare ad alcune donne “di potere” che si lasciano manovrare come “pupe siciliane”. Non esiste un solo quadro, ma realtà diversificate. Rispondere a questa domanda per me significherebbe sottoporti a scrivere una Treccani 2! Anche le donne usano a uso e consumo. Puoi farti usare per scelta, ad esempio. Fortunatamente si può dire anche no. Ma il no ha un prezzo a volte più elevato di un “si, usami”. E la storia lo insegna. Il macismo è antico quanto il mondo, ma gli ultimi 70 anni hanno dato una svolta.. Incomincerei a riflettere sulla corresponsabilità. E qui entra in campo la giurista. Certo molta strada va percorsa. Si parla di imprenditoria femminile. Perché il tasso di interesse per le donne è superiore a quello degli uomini? Perché le donne per le banche hanno troppo variabili di insolvibilità. Le donne tacciono perché? Un altro esempio è l’ “Il tutore deve amministrare il patrimonio del minore con la diligenza del buon padre di famiglia . Egli risponde verso il minore di ogni danno a lui cagionato violando i propri doveri….” Si parla di diligenza del buon padre di famiglia. La madre non è diligente. Nel diritto quasi tutto si riferisce alla diligenza del buon padre di famiglia. E lancio come sempre una sfida culturale. Una cultura giuridica eccessivamente misogina?
*Cosa significa per te, come Elena appartenere alla memoria storica? E per te come giurista? E per te come ideatrice di Donne in gioco? Ma c’è spaccatura in te tra questi tre aspetti?
Partirei dalla parola appartenenza, sentirsi parte di.. Recuperare la memoria storica, per me significa poter riconoscere e far conoscere le identità con il susseguirsi dei processi modificativi sia evolutivi che involutivi. Come giurista significa vedere la realtà e considerare quanto ci siamo fermati al ’75, quante pochissime evoluzioni giuridiche ci sono state rispetto al quinquennio 70- 75. Le lotte delle 21 Madri, le lotte femministe e femminili, dei radicali e di altri/e hanno travolto il nostro Paese. E poi ogni altra legge come quella sulla violenza sessuale ha conosciuti travagli di 20- 25 anni. In qualità di ideatrice …. non si può alfabetizzare senza conoscere e riconoscere, annullerebbe la fatica di molte che hanno lavorato e non poco, subendo violenza e lavorando su di essa. E’ molto evidente la spaccatura. La storia è scritta dagli storici, le storiche sono poche. Il diritto bloccato, se non decelerato rispetto ai cambiamenti repentini. Viviamo spesso di legiferazione applicata su sanzione UE. E la dice lunga. Donne in Gioco prova a evidenziare le spaccature e a porre riflessioni con i Focus di approfondimento. E a creare in punta di piedi fotografie per inquadrare vederli e frantumerei tanti stereotipi che determinano una reale non crescita, ottusa, obnubilata per alcuni versi.
https://youtu.be/uMO3_p4WaGk
*Cosa significa per te “consapevolezza” e come si inserisce nel tuo cammino personale?
Non vi è consapevolezza senza conoscenza. La consapevolezza è espressione di libertà di pensiero e di azione. Nel mio cammino incomincia da piccola. Grazie a mia madre e in particolare a mia sorella che mi hanno fin da piccola insegnato a leggere e ad assaporare la forza delle donne che è nell’autonomia mentale. Le figure femminili nella mia famiglia sono figure forti e solide. Grazie a loro e poi ai percorsi nell’associazionismo, nelle fondazioni nazionali e internazionali, ho delineato sempre più un mio percorso di crescita fatto di sfide personali culturali politiche giuridiche. Importante aver saputo scegliere persone come Livia Turco, Elena Marinucci, Mariapia Garavaglia, Letizia Battaglia e tante donne che mi hanno aiutata a valorizzare il meglio di me in età evolutiva e che sono oggi oggi la mia squadra.
*Far parte di una squadra è importante…
E’ stato bello e lo è tuttora…avere la possibilità di essere parte di un insieme. Ma questo forse lo si può avere solo se hai un’autonomia mentale e strumenti quali punti di partenza e mai di arrivo. Abbiamo vissuto, anche “furbizie, tentativi di ritorsioni, di appropriazione e facsimili e atteggiamenti mentali di donne aventi una concezione molto utilitaristica della morale e della solidarietà”; sono quelle “signore” che di certo nel loro operato hanno contribuito a demolire le pari opportunità lucrandoci e usando le donne. La furbizia logora l’intelligenza. Per questa tipologia femminile/ maschile nel progetto non vi è spazio! La squadra che è sempre in fase di crescita ha seguito e continua a perseguire i suoi percorsi di crescita non dimenticando mai i e le reali destinatari. Al suo attivo ha più 20mila persone tra uomini e donne coinvolte.
*Per te è importante che si possa scegliere. In quali situazioni ti sei trovata a dover fare delle scelte?
Ti direi sempre. Scelgo ogni giorno, anche appena sveglia il colore della tazzina del caffè. Da lì ogni momento è una scelta continua, è un mettersi in Gioco con il calore dell’anima
*Una tua definizione di Anima…
In maniera netta ma quale punto di partenza è il soffio vitale che permette senza limite di rapportarsi al mondo emotivo emozionale. Facendo attenzione al criterio discretivo tra immateriale e materiale che potrebbe apparentemente inficiare la parola “vitale”
*Esiste in noi qualcosa di totalmente materiale?
Certo, il corpo, la natura il mondo….Dipende dai percorsi che si desiderano fare
Uno dei tanti: rendere fusionale (fusionale, non patologico) il materiale e l’immateriale.
Da qui si apre un mondo nel mondo. Una delle vie in cui può nascere il rapporto con l’anima.
*Quale valore dai all’uso delle parole?
Le parole sono espressioni del proprio modo d’essere. Il valore dell’essere. Le parole si trovano nei movimenti del corpo, nelle gestualità. Non a caso mi attirano le parole del silenzio.
*E qual è secondo te il rapporto tra linguaggio, pensiero e azione?
Il rapporto tra la triade è molto intrigante. Se si osserva per es una gestualità che arriva non in maniera netta in sintonia con il profondo “pensiero” si nota quanto vi sia reale contraddizione. Si avverte immediatamente una netta discrasia tra ciò che si è e ciò che si desidera far apparire. Ma lo nota chi ha una profonda conoscenza di sé e del mondo
*Questa discrasia è più facilmente riscontrabile nelle donne o negli uomini? Oppure questa differenziazione non ha senso?
Non ha senso, almeno per me. . Non sono legati ad un genere, piuttosto a percorsi personali.
*In questo periodo storico lo scambio intergenerazionale è vivo o è bloccato? E perché, secondo te?
Bloccato, meno bloccato del mio periodo generazionale ma bloccato perché nel range di età tra i 50 e i 55 anni oggi siamo orfani di madri e di padri. E’ meno bloccato perché c’è gente come me che tenta costantemente il confronto generazionale. Non sono l’unica ma siamo ancora poche. Per accorciare le distanze occorre molta umiltà. Sono sfide, i linguaggi sono cambiati. Pensa al digitale, allontana e avvicina. Se ti sposti verso un range over 60 e anche meno, lo vivono come pericolo. Bisogna avere molta umiltà da ambo le parti.
*Quali sono le soluzioni che tu ipotizzi per favorire la comunicazione tra i nativi digitali e la nostra generazione?
Uno sforzo congiunto. Non esistono manuali di istruzioni ma gli sforzi comuni ripagano. Se ci fai caso molti criticano i giovani, dicono che sono dei dipendenti sempre col cellulare. Poi ti guardi in giro e sono tutti attaccati ai social. Perché invece di puntare il dito sui giovani non creare una trai dunion ottimizzando gli strumenti?
*Cyber Crimes. Di cosa si tratta?
I reati commessi in rete. Tutto ciò che accade off-line ovvero nella vita quotidiana, accade giuridicamente on line in modo amplificato dal furto dei dati d’identità, allo spionaggio industriale al traffico internazionale sessuale, alla pedopornografia ai crimini sui e dei socials, alle fake news che alimentano esclusivamente la tipologia dei variegati business ma che generano fattispecie criminali informatiche. A giorni è in uscita un altro libro edito Gangemi “Cyber Crimes Fake news Business” Reati profili penalistici e civilistici. Occorre un’alfabetizzazione mirata. Abbiamo già da tempo a livello nazionale portato avanti in un’ottica sempre interdisciplinare Comunicare Educando la Rete, ideato da me ma condiviso con molte realtà universitarie, ordini professionali per trattare le tematiche e le cause dalla modificazione linguistica, della dipendenza, della configurazione dei reati.
*Cosa è per te il Potere, dove si vede oggi e cosa ha generato in te subirlo o esercitarlo?
Il potere è mettersi nelle condizioni di fare, di poter scegliere. Ma ci vogliono coscienza e consapevolezza. Non puoi scegliere se non sai. Potere materiale? Fino ad oggi non l’ho mai subito perché ho fatto scelte autonome. Il libero professionista o la libera professionista si mettono nelle condizioni di scegliere costantemente. Se posso non uso il potere e ritengo che parta da una forte propensione alla manipolazione.
*Cosa ami di te? E poi quali sono i tuoi punti di fragilità e cosa ti insegnano?
Le mie fragilità sono i punti di forza, le ho riconosciute, accolte. La mia curiosità . Il non lasciare niente al caso.
*Cosa fa si che si trasformino da punti di forza in fragilità e viceversa?
Il vederle, viverle attivamente senza averne paura. La paura immobilizza. Vederle significa scendere nel profondo dell’anima senza timore alcuno. E qualunque fragilità , se passa attraverso una messa in discussione del sé ti porta a farla diventare una parte di te su cui puntare per prima. La parte migliore la conosci già. Condicio sine qua non: conoscere se stessi, se stesse.