Sankt Pieter Burkh, il nome olandese originario voluto dal fondatore, Pietrogrado, Leningrado, San Pietroburgo. In trecento anni di storia la città ha cambiato nome quattro volte.
Ciascun nome richiama un momento storico importante, dalla sconfitta degli svedesi -il primo nome- all’assedio più lungo e sanguinoso della II guerra mondiale, quando i tedeschi la circondarono bombardandola dal settembre del 1941 al gennaio del 1944. Malgrado il fatto che molti cittadini/e riuscirono a abbandonarla in tempo, si calcola che siano morti/e di fame, malattie, stenti, bombardamenti circa un milione di persone. Ma la città, culla orgogliosa della rivoluzione bolscevica, resistette, e ancora adesso gli/le abitanti la chiamano l’invincibile.
E’ accogliente, sontuosa nei suoi palazzi imperiali, progettati e costruiti da architetti di tutta Europa, affluiti in notevole quantità, italiani, molti, e poi francesi, svizzeri, tedeschi, oltre che russi.
L’esterno è abbagliante di decorazioni dorate, che ornano le facciate dai colori vari, dagli azzurri, al verde, al rosso, infatti una disposizione dello zar fondatore, Pietro I, prescriveva l’uso dei colori per tutte le case.
Gli interni sono tappezzati di pietre dure, semi-preziose, erano più convenienti economicamente di altri materiali, data la loro abbondanza, dominano sulle pareti e sulle colonne l’ambra e la malachite.
Non mancano i marmi bianchi di Carrara, quelli verdi di Genova, quelli gialli di Siena…
Si passa continuamente dal barocco dell’ Ermitage al Rococò e al neoclassico, dominante, eppure stili così diversi sembrano fondersi bene, tutti insieme, senza effetti sconcertanti.
Fuori del centro storico si vedono i primi e più importanti edifici del Costruttivismo.
E’ strano, sentirsi in Russia e avvertire in un momento di trovarsi a Berlino, in un altro a Amsterdam, ma poi si è richiamati alla realtà dal continuo vento freddo dal Baltico, e soprattutto dalla Neva, che scompare e riappare continuamente, in tutti i suoi canali solcati da imbarcazioni.
Da molte foto sembra che il fascino della città sia grande anche d’inverno, quando la temperatura scende sotto i venti gradi sotto zero e la Neva è ghiacciata, ma l’esperienza delle notti bianche in estate (maggio- settembre) è veramente unica. Il tramonto con i soliti nostri colori del cielo inizia all2 10 e mezzo di sera e prosegue fin verso le 11, poi scende il buio che non è mai totale, il cielo non diventa nero, ma azzurro cupo. Alle 2 di notte riprende la luce e alle 3 è come da noi alle 7 d’estate.
Per quanto una abbia letto “Le notti bianche” e altri testi del genere che le descrive, la sensazione è incredibile: veramente non ti viene sonno, anche se sei in giro dalla mattina! Solo il vento continuo ti ammonisce a aver cura di te.