Lo yoga non è lo stesso che si conosce oggi.
Quando si parla con qualcuno di yoga spesso ci si sente dire che “esiste da millenni!”. L’affermazione è un po’ superficiale: non era mica lo stesso yoga che pratichiamo oggi, tappetini hi-tech e canottiere in tinta con lo smalto ai piedi!
Prima di tutto bisognerebbe mettersi d’accordo su cosa sia lo yoga esattamente, ma lasciando da parte le diatribe filosofico-linguistiche possiamo comunque segnalare che sono state rinvenute nella valle dell’Indo testimonianze visuali di posizioni yoga databili a partire dal 5.000 a.C.
Le prime testimonianze scritte vanno rintracciate nel corpus gigantesco dei Veda, ancora non integralmente tradotti dal sanscrito. I più importanti sono Rig, Atharva, Sama e Yajur, trascritti dalla forma orale fra il 2.000 e il 1.000 a.C.
Il linguaggio di questi testi è oscuro e tuttora un rompicapo per gli studiosi. Dobbiamo aspettare migliaia di anni prima di approdare a qualcosa di più digeribile: gli Upanishad, e in particolare i 108 testi che dall’epoca medievale vengono considerati i più importanti.
Il mala è la collana che vedete al collo delle amiche al rientro dai viaggi in India. Bene, il mala ha 108 grani, mica un numero a caso.
Un altro testo di fondamentale importanza è il Mahabharata. Questo poema epico rappresenta a tinte forti il bene e il male e nella parte denominata Bhagavad-gita il Dio incarnato Krishna (nell’iconografia più diffusa ha la pelle blu ed è un Avatar… vi ricorda qualcosa?) dichiara che la via migliore da intraprendere è quella devozionale, il Bhakti yoga.
Ma è solo con Patanjali nel 200 a.C. circa (per tutte queste date vige notevole incertezza, abbiate pazienza) che qualcuno si prende la responsabilità di mettere nero su bianco qualche regoletta. E lo fa così bene da essere riconosciuto come padre fondativo da quasi tutte le tradizioni yogiche. In un corpus di 139 sutra (= brevissime affermazioni), Patanjali stila quella che ancora oggi è considerata la “bibbia” dello yoga con teoria, regole, processi ed esortazioni.
C’è da notare che Patanjali dà mostra di grande sicurezza; il primo sutra sostiene, per la maggior parte delle innumerevoli interpretazioni: “ecco qua lo yoga”. Insomma… dopo di me il diluvio!
Nei sutra di Patanjali, però, non ci sono ancora troppi dettagli sull’applicazione pratica: arrivano nel XIV secolo con Hatha Yoga Pradipika (=luce sull’unione del sole e la luna, quindi le due energie che regolano il cosmo e di cui parleremo diffusamente in futuro). Con notevole modestia, però, l’autore Swatmarana non si attribuisce tutto il merito e lo assegna niente meno che a Shiva, uno dei protagonisti della Trimurti, la squadra più alta in grado nel pantheon hindu.
Questa è davvero la base dello yoga contemporaneo: si nominano le posizioni (asana), il respiro (pranayama), e i mudra (le posizioni delle mani). Notate però che gli asana di cui si parla sono solo 15, di cui 6 da seduti: siamo quindi ben lontani dalla ricchezza delle sequenze di oggi.
Ci tenevo a farvi questo excursus perché è importante sapere che l’antichissima tradizione dello yoga ha pochi punti di contatto (seppur imprescindibili) con lo yoga che troviamo in palestre, centri yoga, in spiaggia e al parco. Per millenni la pratica yoga si è concentrata su meditazione e pratiche devozionali (anche faticose e qualche volta oltre il limite dell’autolesionismo).
Oggi per noi lo yoga è un sistema di esercizi e tecniche che hanno come obiettivo il benessere psico-fisico. Questa accezione del termine nasce all’inizio del XX secolo quando in India, come in tutto il mondo occidentale, comprese le colonie britanniche, si accese l’interesse verso la prestanza fisica, in un modo che forse non si vedeva dal tempo dei Romani. Anche lo yoga ne fu influenzato, diventando un complesso di movimenti e azioni per rafforzare il fisico aumentandone la resistenza e al contempo sviluppando la capacità di concentrazione. Non per niente le prime applicazioni si ebbero in campo militare.
Ed è in questo momento che incontriamo il padre dello yoga contemporaneo: Krishnamacharya, che con i suoi discepoli ha influenzato poderosamente lo sviluppo di questa disciplina, fra questi è necessario nominare:
Desikachar (il figlio), autore di un meraviglioso libro che vivamente consiglio “Il cuore dello yoga”
Pattabhi Jois, che ha dato vita all’Ashtanga Yoga
Iyengar che ha creato lo yoga di stampo anatomico-posturale
Indra Devi, tuttora la figura femminile più importante
Una menzione a parte merita Vivekananda, poiché il suo intervento al Parlamento Mondiale delle Religioni a Chicago nel 1893 fu fondamentale per la diffusione dello yoga in Occidente sancendo il primato “spirituale” della tradizione hindu. È proprio grazie al suo discorso che la generazione Flower Power, The Beatles compresi, si recò poi in India a cercare il senso della vita.
Vi aspetto il 21 giugno un articolo speciale sulla Giornata Internazionale dello Yoga sancita dall’UNESCO.
Erica Pontalti
Insegnante certificata a livello internazionale Yoga Alliance 500 con oltre 1000 ore di training in vinyasa flow (dal gentle flow al power), yin yoga e restorative yoga. Dopo 6 anni a Bali (Indonesia) di preparazione e lavoro come insegnante e organizzatrice di training Yoga Alliance per l’abilitazione all’insegnamento è rientrata in Italia dove continua a insegnare con grande passione nello studio di Torino Yoga Union e in workshop e retreat.
Trovate le review dei suoi allievi e i suoi eventi in programma su www.yogatrail.com
Photo credits: Ulrike Reinhold, Simo Cocco, amici e parenti.