Forse si: non vedono, non sentono e non parlano.
Vi ricordate le tre scimmiette?
Non quelle sacre: Mizaru che si copre gli occhi per non vedere il male, Kikazaru che si copre le orecchie per non sentirlo e neanche Iwazaru, che si copre la bocca per non parlare del male. Quelle appartengono al misticismo orientale.
Le omonime scimmiette occidentali, quelle da cui ci hanno messo in guardia gli adulti nella nostra formazione adolescenziale sono altre.
Esse simboleggiano ormai da sempre la nostra cattiva cultura e rappresentano (dunque erroneamente) l’ignavia, il qualunquismo, l’indifferenza, l’ignoranza o la volontà di compiere alcunché.
Tre scimmiette che loro malgrado, si sono adattate perfettamente a rappresentare e a simboleggiare allegoricamente la situazione politica italiana. Il sottrarsi di essa dalle responsabilità e dal giudizio.
Un messaggio inviato e adattato alla vita moderna in una società incerta, incoraggiata alla resa, consigliata a non vedere e non ascoltare le ingiustizie.
Lasciando che nella vita quotidiana di ciascuno s’insinuasse l’omertà del lasciare fare, del non fare e di non parlarne.
“Non immischiatevi”, “Non metterti nei guai” fu ed è il passaparola, dai genitori in poi. Basta imparare ad accettare le ingiustizie con indifferenza e zappare il proprio orticello.
Noi gli agricoltori, noi la società.
Che vuol dire uomini, donne, bambini, anziani, portatori di handicap ecc. e tutti, con le proprie differenze, portatori d’istanze a cui dare riposte. La società siamo noi, invisibili alle scimmiette che non vedono, nostre le richieste inascoltate, di ciascuno le differenze ignorate.
Per questo è importante oggi battere il ferro e suonare il tamburo.
Noi, persone di genere femminile, illuminate da luci morbide nell’arte, accudenti e materne in ogni rappresentazione, morbide alcove di guerrieri stanchi forse dobbiamo riflettere come non mai sul somigliare inversamente alle scimmiette.
Guardare facendo in modo di essere viste, chiedere e pretendere di essere ascoltate, prestare attenzione e farsi sentire.
Perché troppe volte non abbiamo voluto vedere come non eravamo considerate, non abbiamo sentito l’ironia della cattiva cultura di genere, non abbiamo gridato abbastanza.
Ci riferiamo ancora esasperatamente alla storia passata del femminismo quando oggi serve combattere diversamente e scientificamente. Per aprire una nuova partita le regole vanno studiate e finalizzate alla vincita.
Dunque che aspettiamo?