Dal 6 all’8 luglio si è tenuto presso il chiostro della Ghiara, in Reggio Emilia, il Politicamp organizzato da Possibile, il partito politico creato da Giuseppe Civati, che si è presentato alle elezioni del 4 marzo all’interno di LeU, ma che, recentemente, in occasione della costituzione di LeU come partito, ha coraggiosamente rifiutato di farne parte. Che sia o meno la scelta giusta, sarà il futuro a dirlo, ma va riconosciuto che, data la disfatta totale della sinistra alle scorse elezioni, rifiutare di continuare a far parte di un progetto che si è appunto rivelato fallimentare potrebbe essere anche una scelta di coerenza e non solo, come i detrattori di questo rifiuto hanno commentato, la solita incapacità della sinistra di restare compatta.
Qui si possono trovare tutti i dettagli e il ricco programma del Politicamp offerto quest’anno:
https://www.possibile.com/politicamp2018/
Ho partecipato solo alla seconda giornata, quella più ricca di interventi e di contenuti politici, e la prima cosa che mi ha colpita di tutta la giornata, soprattutto se confrontata con il recente raduno di Pontida, è stata la differenza di toni e modi comunicativi. Invece di slogan urlati e aggressivi, riflessioni e approfondimenti. Invece di parole ostili e rabbiose soluzioni istintive, garbo e ascolto. Idee, proposte di largo respiro, supportate da dati, evidenze, studi, non formule magiche emesse cavalcando l’onda dei sentimenti più bassi.
È stata data voce a temi di lungimiranza e di benefici a lungo termine. Interventi e proposte che richiedono sì investimenti e cambiamenti strutturali, ma volti non alla soluzione emergenziale di problemi che sono solo la punta dell’iceberg, bensì a una modifica per prima cosa culturale, a un aumento della consapevolezza per poter coinvolgere i cittadini in decisioni che riguardano il futuro del nostro paese.
Bisogna tornare alla politica delle discussioni, ad appassionare le persone, a fornire una visione proiettata nel futuro. Serve una politica “orizzontale”, di collaborazione e cooperazione, non una politica “verticale” di accentramento del potere erogato dall’alto. Negli ultimi 35 anni tutto questo è mancato e il risultato è una popolazione arrabbiata, feroce, abbruttita e in cerca di conferme immediate e soluzioni emergenziali dall’alto.
Il pubblico, non numeroso a onor del vero, a riprova della profonda crisi attuale della sinistra, era però in linea con il livello degli interventi sul palco. Sposando l’invito di Don Ciotti a indossare una maglietta rossa contro le morti in mare dei migranti, le persone presenti hanno ascoltato con coinvolgimento i contributi degli ospiti e non ho assistito a nessun episodio sgradevole a nessun linguaggio scomposto.
Nell’attuale momento di smarrimento dei valori della sinistra, ho visto persone convinte della bontà delle loro proposte e consapevoli del duro cammino che hanno davanti se vogliono portare all’attenzione della comunità le loro istanze. Ho infatti apprezzato moltissimo i due interventi che hanno sottolineato in maniera maggiore la necessità di coinvolgere le realtà locali e i cittadini per portare avanti le proposte di cambiamento.
È alle persone che bisogna parlare, anzi: sono le persone che bisogna, in prima istanza, ascoltare. È ai problemi dei cittadini che bisogna dare risposta. La politica deve accogliere e includere, non respingere ed escludere, ed è solo in una relazione di scambio reciproco e visioni comuni che è possibile il cambiamento culturale e di prospettiva che questi tempi bui richiedono. E per accogliere e includere si deve mettere per prima cosa in modalità di ascolto di tutta la pluralità di voci esistenti. Pluralità orizzontale, non univocità verticale.
Non voglio in questo momento entrare nel merito dei contenuti e delle proposte del Politicamp. Saranno a breve disponibili in rete e accessibili a tutti. Desidero ora evidenziare il terzo (ma non in ordine di importanza) elemento di rottura con il governo attuale: la presenza delle donne.
Di fronte ad un governo da cui le donne sono quasi totalmente assenti, anche a livello linguistico, perché la Presidente Casellati ha quasi come prima cosa sottolineato, dopo la sua elezione, che non le interessa qual è il genere usato per rivolgersi a lei (cosa che dovrebbe farci riflettere a proposito della millantata mancanza di importanza del linguaggio: se non è importante, come mai una delle prime affermazioni della Presidente del Senato è stata proprio sul linguaggio di genere?), Possibile oppone una Segretaria. Beatrice Brignone è infatti appena stata eletta Segretaria del partito dopo le dimissioni di Giuseppe Civati, rassegnate per un’onestà intellettuale che sarebbe necessaria a Matteo Renzi e che invece ha reso ancora più disastrosa la distruzione del PD. (Piccola nota sul linguaggio: il Politicamp si è aperto con “Buongiorno a tutti e a tutte”, da parte di uno degli ospiti.)
Beatrice Brignone ha 40 anni, è una donna ed è la prima segretaria di un partito di sinistra. Ci ricordiamo le nostre proteste per la mancanza di donne in LeU e la successiva pietosa spiegazione di Grasso sulle “foglioline”?
Ma Brignone non è la sola donna che ha attirato la mia attenzione. Donna è l’Europarlamentare di Possibile, Elly Schlein, che si è battuta come una leonessa, con competenza e grinta, per la modifica del regolamento di Dublino. Donna è Annalisa Corrado, che ha introdotto e moderato due interventi del Politicamp, con una solida e appassionata cultura ambientale, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista tecnico. Tra gli ospiti, donna è Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente e parlamentare membro della commissione ambiente e territorio, dall’esperienza significativa e dalla solida preparazione, donna è Paola Noli, presidente del CNA che ha avuto il coraggio di portare le istanze delle piccole e medie imprese italiane e ha avuto lo spazio che solo la piena comprensione della realtà economica italiana le avrebbe potuto concedere, a riprova che una sinistra che lavora anche con gli imprenditori è possibile. E donna è Laura Boldrini (LeU) che è intervenuta sul tema specifico della parità di genere, non nascosta sotto definizioni blande di “educazione alle differenze”, o “pari opportunità”. È ora di affermare a gran voce che noi donne esistiamo, siamo soggetti attivi, non oggetti passivi e non solo dobbiamo essere rispettate, ma abbiamo la nostra da dire. E bisogna farlo lavorando in rete e ascoltando le associazioni che con le donne e per le donne operano tutti i giorni. Ancora una volta: in orizzontale, tra e con le donne.
Questo è stato l’elemento di rottura principale del Politicamp di fronte all’attuale panorama politico italiano. Per la prima volta nella storia, sul palco di un partico politico sono salite e sono state ammirate delle donne, e non per il loro vestito e il loro aspetto, ma per le loro competenze e qualità personali e lavorative.
Riallacciandomi alla mia analisi de “Il calice e la Spada” (https://www.dols.it/2018/05/24/letture-e-lettura-atti-di-civilta/), credo che siamo arrivati al punto dove sia necessario scegliere tra una politica modello “androcratico” e una di tipo “gilanico”. D’altronde, la politica moderna, per essere positiva, deve essere “generativa” (per una definizione di politica generativa, si veda questo volume: https://www.ibs.it/politica-generativa-pratiche-di-comunita-libro-guglielmo-minervini/e/9788843082339) e chi è più generativo di una donna?
Una politica delle donne è Possibile.